Di Alessandra Parrino
«Ho trovato dei diamanti!», esordisce così Giuseppe, 10 anni, alle otto di mattina davanti alla mia faccia assonnata. «Buongiorno a te!», rispondo, e lui riprende: «Sì, nel gioco di cui ti parlavo!». Lo guardo, ricordo e sorrido.
Due settimane prima ero seduta al suo fianco sul muretto dell’oratorio (per riposare, lo ammetto) e lui aveva iniziato a parlarmi del suo videogioco preferito, di quello che deve fare e conquistare. In quel momento la mia sola fortuna era stata il giornale che mi faceva vedere mentre parlava, perché per quanto ci stessi provando, non riuscivo a capire un granché. Sono stata lì solo qualche minuto, eppure dopo così tanti giorni lui si è ricordato di avermi raccontato del suo gioco.
Solo pochi minuti per entrare nel cuore di una persona e lasciare un segno, un attimo e sei dentro, oppure non ci sei mai stato.
Succede così, tante volte, di sorridere a un bambino, di regalare un abbraccio fugace, un cinque al volo, che quasi ci si dimentica – in mezzo a tutte le persone che si incontrano – che alcuni attimi possono racchiudere un significato immenso.
È questione di scelte, volontarie o involontarie che siano. È questione di battiti accelerati o che non accelerano mai.
La vita può valere un attimo? E un attimo può valere una vita?
Siamo un misto di istinto e ragione e, che lo si voglia o no, uno dei due prenderà il sopravvento creando un istante che ricorderemo con gioia o che cercheremo di cancellare.
Sta a noi scegliere che valore dare al nostro tempo, se spenderlo per gli altri o tenerlo per noi e in un certo senso buttarlo, come fosse niente. Mettersi in gioco, spendersi, scegliere, agire sono tutte azioni che possono permetterci di riempire di emozione ciò che facciamo, certo costa fatica, ma permette di sentirci ricchi davvero.
Un sorriso da lontano, uno sguardo complice, una carezza sono tutti gesti che ripetiamo tante volte e a cui non sempre diamo valore, eppure, se ci fermiamo, potremmo scoprire che le persone cui li abbiamo rivolti magari si sono sentite amate e forse, per qualche secondo, hanno dimenticato i pesi che portavano sul cuore.
Così Giuseppe ha dato un senso alla mia giornata, perché ha dato valore al tempo che avevo passato con lui e me lo ha ricordato con quel buongiorno un po’ particolare. Allora, forse, se ci fermiamo a pensare, non ci vuole poi molto per dedicare un attimo, per creare un attimo che valga e ci riempia la vita.