Di Marinella Levi
Non è normale che sia normale
Marinella per Immacolata, Jessica, Nunzia, Pamela, Desirè, Violeta che non possono più parlare.
Antonio, Cristian, Giuseppe, Carlo, Omar, Francesco, questa lettera è per voi. Gli pseudonimi che abbiamo scelto non sono un gesto di riguardo. Sono soltanto il frutto della volontà di darvi un nome.
E in qualche modo, un volto. Ché il mondo sappia. Ché tutti sappiano che siete stati voi ad ucciderci. Voi, voi sei, avete ucciso noi, donne. Solo perché donne.
Questo è il femminicidio.
Donne uccise, solo perché donne , insieme ad altre, quasi 100, cento, dall’inizio del 2018. 3100, tremilacento, dal 2000 ad oggi.
Quasi 150, centocinquanta, all’anno. Una, donna, come noi, ogni tre giorni.
Una faida. Una guerra. Un massacro. Difficile scrivere di questo orrore senza lasciarsi prendere dal disgusto, dalla pancia, dalla nausea, lo sappiamo. Ma non per questo ci fermiamo. Anzi, proprio per questo decidiamo di farci aiutare dai dati, per rimanere più fredde, più lucide, più credibili. Cerchiamo i dati, troviamo numeri. Ma non tutti concordano, anzi abbiamo l’impressione che alcuni a volte, per una ragione che non ci è chiara, divergano.
Cerchiamo fonti certe e affidabili, cosa non facile di questi tempi, lo sappiamo bene. E troviamo uno studio breve, chiaro, incisivo. Lo ha scritto Fabio Bartolomeo, nel 2017, dal Ministero della Giustizia. Un uomo, lo pensiamo pulito, onesto e sopra le parti, Fabio. Decidiamo di fidarci di lui. E dei suoi dati.
Da Fabio impariamo che su 417 sentenze esaminate dal suo studio, dal 2012 al 2016, 355 sono classificabili come femminicidio. Sono quasi sempre gli uomini a uccidere le donne. Nel complesso, gli uomini si ritrovano tra gli autori nel 98% dei casi. Per quanto riguarda la nazionalità il 75% sono italiani. Bianchi. Come quasi tutti voi. Magari «innamorati», forse «per bene», agli occhi del mondo. Oggi orribili assassini, di donne. Solo perché donne.
Maledetti.
Ma non dobbiamo farci prendere dall’emozione, lo sappiamo bene, noi.
Torniamo ai numeri. Sono quelli che contano. Nel 56% dei casi analizzati, tra il carnefice e la vittima esiste una relazione sentimentale, in atto al momento dell’omicidio, o pregressa. Se a questi si aggiungono i casi in cui tra l’uomo e la donna esisteva una relazione di parentela, e aggiungiamo quindi padri e fratelli, figli… sì, avete letto bene, figli, scopriamo che in circa il 75% dei casi le donne muoiono nell’ambito familiare, all’interno cioè, di quell’ambiente che teoricamente dovrebbe proteggerle di più. Che orrore.
Ma Fabio è uomo di scienza, riesce a rimanere lucido nonostante il disgusto, e non si ferma. Dalla sua analisi emerge, soprattutto con riferimento al femminicidio, un raccapricciante profilo «primitivo» circa le modalità dell’omicidio. Non siamo infatti solo in presenza di esecuzioni rapide con arma da fuoco, ma di veri e propri ammazzamenti a seguito di colluttazioni corpo-a-corpo, in cui quelli come voi sfogano una rabbia inaudita. L’arma prevalentemente utilizzata è il coltello, che richiama all’ambito domestico, all’uso del mezzo che si trova più a portata di mano nel momento del raptus. E soltanto per dare l’ultimo schiaffo in faccia a voi, e al mondo, abbiamo ancora due numeri che vogliamo lasciarvi, qui. Gli ultimi. Agghiaccianti. Sappiate che più di metà delle donne barbaramente uccise, come noi, avevano un figlio.
1600, milleseicento, figli, con una madre barbaramente uccisa, e un padre omicida sono l’incarnazione delle nostre lacrime, che vive ogni giorno nel mondo. Loro hanno bisogno di tutto. E noi non possiamo più fare nulla per loro. Nulla. Qualcuno si prenda cura di loro, adesso. Per favore.
E adesso che il nostro grido di sangue e morte ha portato i vostri pensieri nel buio che forse mai avreste voluto vedere, adesso leggete bene, l’ultimo numero.
Una donna su tre nel mondo ha subito violenza fisica o sessuale.
In termini numerici sono circa 1.000.000.000, un M-I-L-I-A-R-D-O, in tutto il mondo, le donne che hanno subito qualche tipo di abuso da un partner o da uno sconosciuto. Maschio.
La violenza sulle donne è un problema maschile.
Di questo dobbiamo, dovete, rendervi conto voi, madri, mogli, compagne, amanti, sorelle, figlie, amiche. E voi uomini, maschi, interi, e sani, che pure ancora esistete, TUTTI, insieme, siate testimoni di una nuova cultura. Fate promuovere nuove leggi. Trovate nuove risorse. E soldi, molti soldi perché senza non ce la farete. E con questa consapevolezza, voi, tutte e tutti, donne, e uomini, per favore, fatevi sentire! Forte!
Parlate, studiate, urlate! Fate quello che volete, ma lavorate, insieme, per realizzare una società in cui tutti sappiano che non è normale che sia normale ciò che è accaduto a noi. E ai nostri figli. E costruitelo in fretta il mondo nuovo, dove la nostra «femminilità», comunque la si voglia intendere, non sia mai più il movente per tanto orrore. E torni a essere soltanto il fondamento della nostra bellezza. Perché noi, voi, siamo belle. Davvero. Ma solo per chi ci sa guardare.
Con tutte voi, per sempre.
Immacolata, Jessica, Nunzia, Pamela, Desirè, Violeta.
Immagine in evidenza di Chiara Bosna