Nuova oasi dove scienza e mediazione fanno scuola

Autori:

Di Emanuela Niada

Intervista a Roberta Polverini, ….

Raccontami il progetto di questo Centro per la Ricerca contemplativa in Toscana, che mi dicevi può portare una rivoluzione scientifica nella comprensione della mente, chi è Alan Wallace e come lo hai conosciuto?”  

«È uno scienziato e uno degli insegnanti sulla meditazione più autorevoli al mondo, figura di spicco tra i pensatori buddisti contemporanei, molto vicino a Sua Santità il Dalai Lama. Dopo essersi laureato in Fisica, Filosofia della scienza e sanscrito all’ Amherst University, ha conseguito un dottorato in Religioni comparate presso la Stanford University. I suoi studi integrano modalità scientifica e contemplativa nella ricerca sulla coscienza, confrontando il buddismo tibetano, la scienza moderna e la filosofia occidentale, proprio per le caratteristiche che hanno in comune: la conoscenza empirica, razionale, pragmatica e scettica. Ha collaborato alle conferenze dell’Istituto “Mind and Life” per promuovere progetti di ricerca, conferenze accademiche e dialoghi col Dalai Lama, per comprendere meglio il funzionamento della mente umana, al fine di pervenire al maggior benessere dell’individuo. Ha scritto più di 40 libri, è uno dei massimi esperti al mondo sugli studi della coscienza e sugli effetti psicofisiologici dell’addestramento dell’attenzione e di altre forme di meditazione. È fondatore e direttore dell’Istituto di studi sulla coscienza, il Santa Barbara Institute for Counsciousness Studies e sta avviando la prima struttura di ricerca contemplativa e scientifica sulla natura e il potenziale della mente umana, interamente dedicata alla collaborazione tra scienziati e contemplativi altamente qualificati. I praticanti saranno sottoposti a prove scientifiche per dimostrare gli effetti positivi delle tecniche di meditazione su determinate aree cerebrali e di conseguenza sull’umore e il comportamento umano, per la ricerca di un benessere consapevole e duraturo, la gestione delle emozioni negative, il miglioramento delle relazioni umane e maggior resistenza allo stress». 

Di quali tecniche si tratta?

«Si tratta delle pratiche di meditazione Shamatha che comprendono una serie di metodi per coltivare stati di attenzione, concentrazione, presenza mentale (mindfulness) e introspezione, eccezionalmente raffinati, che possono in seguito essere utilizzati per esplorare lo spazio interiore della coscienza umana. Si tratta del  perfezionamento di tre qualità fondamentali e innate della mente umana, ma purtroppo da noi non coltivate: rilassamento, stabilità dell’attenzione e chiarezza straordinarie. È una disciplina che non richiede alcuna adesione religiosa a una particolare tradizione. Chiunque può trarre gran beneficio da un sentiero che attinge alla conoscenza e alla preziosa visione del buddhismo tibetano. Come ben riassume Wallace: “Lo shamatha è un percorso di sviluppo dell’attenzione che culmina in uno stato in cui la mente rimane concentrata senza sforzo e per lungo tempo”. Quando l’attenzione è indebolita sottrae energia a tutto ciò che facciamo; mentre quando è ben focalizzata, potenzia ogni nostra azione. Inoltre riuscire a dimorare nello stato di Shamatha con continuità e chiarezza comporta una trasformazione interiore radicale. Le pratiche di shamatha vengono affiancate dalla meditazione analitica su gentilezza amorevole, compassione, gioia empatica ed equanimità. Sono pratiche molto diverse ma profondamente complementari, perché aiutano ad aprirci alla nostra bontà interiore, a sanare le distorsioni del nostro rapporto con noi stessi e con gli altri, ad aprire il nostro cuore superando le sensazioni di separazione ed isolamento».

 Che risultati possono dare?

«Gli scienziati hanno già verificato con lo “Shamata Project”, il più importante esperimento mai condotto sulla meditazione ad oggi, che tre mesi di training a tempo pieno producono un aumento dell’attenzione, oltre a maggior compassione, fiducia e l’abilità di regolare le emozioni negative. Non aggrapparsi ai pensieri e non censurarli porta una maggior familiarità con la mente e i suoi contenuti. Con il rilassamento, la stabilità e la chiarezza proprio dello shamata, le identificazioni e i pensieri compulsivi vengono dissolti e visti per quello che sono: solo un flusso continuo di percezioni e reazioni, speranze e paure, pensieri ed emozioni, che se non riconosciute per quello che sono, diventano abitudini e comportamenti, molto spesso negativi». 

Pensi che avrà un’applicazione pratica per curare la depressione, i dolori cronici, l’ansia?

«Da 30 anni a questa parte, scienziati occidentali di livello mondiale e le più importanti Università al mondo, come Harvard e l’Università di Trento, la Emory University e L’Università di Pisa, hanno compreso le potenzialità e i benefici delle intuizioni raggiunte dalle grandi tradizioni contemplative del mondo, in primis quella del Buddhismo tibetano, e hanno aperto un canale di interscambio e di collaborazione culturale, scientifico e spirituale con le Università Monastiche tibetane. Questo dialogo ha come unico scopo la conoscenza della mente umana e il suo benessere ultimo. E i vari studi scientifici sulla meditazione hanno ormai chiaramente dimostrato risultati chiaramente positivi, tanto che è ormai parte integrante dei sistemi riabilitativi in molti reparti di salute mentale, come per il trattamento della depressione e dell’ansia». 

 Quale sarà la novità nel nuovo Centro in Toscana?

«L’aspetto rimasto ancora inesplorato è la natura della coscienza. La scienza non ha ancora trovato la relazione tra mente e cervello e tra coscienza e materia. Non esiste un mezzo oggettivo di rivelazione della coscienza o di fenomeni mentali, né i correlati neuronali della coscienza e come il cervello genera e influenza i fenomeni mentali. E, a tutt’oggi, non esiste nessuna definizione scientifica di coscienza. Il progetto di ricerca di Castellina ha avuto la piena approvazione del Dalai Lama e sarà supportato da un comitato scientifico di eccellenza: la biologa e premio Nobel Elizabeth Blackburn (direttore del Salk Institute), il neuroscienziato e psicologo clinico David Presti (UK Berkley), il fisico teoretico Marcelo Gleiser (Direttore dell’Istituto per l’impegno Interdisciplinare al Darthmouth College) e il filosofo Michel Bitbol (direttore di Ricerca al Centre National de la Recherche Scientifique). Senza contare che scienziati cognitivi dell’Università di Pisa, della scuola Superiore S. Anna e dell’Università di Trento hanno già dato la loro piena adesione a condurre ricerche in collaborazione con il centro. Il Centro di Ricerca Contemplativa in Toscana formerà individui nelle pratiche di shamatha in collaborazione con scienziati cognitivi, i quali creeranno una mappa degli stadi di sviluppo dell’attenzione, utilizzando le misurazioni oggettive delle scienze moderne; mentre i contemplativi stessi li tracceranno sul piano della loro esperienza in prima persona. L’impatto di tale collaborazione scientifica e contemplativa senza precedenti, potrebbe innescare un cambiamento epocale nella comprensione che l’umanità possiede sulla natura del benessere autentico e della coscienza stessa». 

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