Il 69° Festival della Canzone Italiana, raccontato dai cronisti del Bullone.
Di Oriana Gullone
Martedì 5 febbraio / Sanremo 2019 – Giorno Due
Premessa: ieri sera è arrivato Luca Malaspina, detto Il Mala. Foto di rito davanti al Teatro Ariston e breve giro di ricognizione, poi saliamo a casa. La macchina si ferma. Tre volte. Oggi la pausa pranzo consisterà nel portarla dal meccanico. Chi ci vuole bene e conosce una buona formula anti-malocchio, ci contatti tramite i nostri social, grazie.
@Palafiori / Sala Lucio Dalla
Primo punto all’ordine del giorno, email ai referenti delle case discografiche. Alle 12:30 conferenza stampa di rito dall’Ariston. Ho una buona domanda per Baglioni, suggerita da Luca ieri. E sono tra i più vicini al desk. Riesco a non giocare a ruba bandiera oggi. Ma in conferenza stampa non ci saranno i presentatori, bensì il cast di PrimaFestival e DopoFestival. Van via tutti. Sono potenzialmente la prima domanda per Papaleo! Battesimo prenotato.
L’Ariston inizia la giornata ricordando Fabrizio Frizzi, che oggi avrebbe compiuto 61 anni. Teresa De Santis, direttrice di RaiUno, ringrazia i giornalisti per aver accolto l’appello di ieri. Che si parli di Festival. E parla di politicità della manifestazione, che crea il senso stesso di comunità. Il Festival non è anestetizzato, i temi affrontati dai brani sono importanti, ma perché lo è la realtà del Paese che il Festival racconta, nella sua diversità e complessità.
Incanta la scenografa, Francesca Montinaro, prima donna in assoluto a scenografare l’Ariston, che racconta la genesi di un palco che è un “lavoro da prestigiatori“.
Rocco Papaleo inneggia alla poliedricità all’italiana, protagonista del Dopo Festival. La squadra formata da lui, Anna Foglietta, Melissa Marchetto e la Super Band invoca il dio del rock’n’roll. «Racconteremo il lato oscuro del Festival e ci lasceremo andare».
La mia domanda sulla differenza tra Festival (che ha presentato con Morandi nel 2012) e DopoFestival dà a Papaleo l’occasione di redarguire i giornalisti: citando a memoria “Piacere” di Bertold Brecht, invita a divertirsi e vivere la settimana godendo con leggerezza di tutte le piccole gioie che offrirà.
Nel pomeriggio tengono banco Livio Cori e Nino D’Angelo, coppia insolita quanto umanamente azzeccata. Nino ama i giovani: «Più loro dei vecchi. Sono il mio futuro, e la mia generazione non se n’è presa cura. Cerco di rimediare imparando da loro più che posso». Cori si vanta di averlo convertito all’auto tune «Ho provato anche a fargli cambiare scarpe, ma non mi dà retta». Scherzano come padre e figlio. È un piacere ascoltarli.
Pausa scrittura e cibo. Poi arrivano le scalette! E siamo pronti a cominciare. “Come saprei” di Giorgia con Baglioni prima e il battito di mani del ritornello di Mahmood dopo sciolgono la sala stampa, ed è subito concerto.
@Casa SIAE/Sanremo
È il giorno d’inizio del 69º Festival della Musica Italiana, che coincide con la mia prima giornata da cronista di strada. Una prima giornata all’insegna della conoscenza della città e dei posti strategici dove incontrare e conoscere i personaggi dell’universo Sanremo che dalla diretta all’Ariston non potete vedere. Per me raccontarvi il festival è un onore immenso, e inaspettato solo qualche mese fa. L’avventura è difficile, ma stimolante e divertente. I punti nevralgici del “Fuori Festival” sono il Forte S. Tecla, antiche carceri vicino al mare, Casa SIAE in piazza Colombo, da dove seguirò le serate su mega schermo, e Casa Sanremo, dove si trova Oriana in sala stampa.
Abbiamo già incontrato i ragazzi di Radio Immaginaria e Marco Maccarini, un po’ di corsa, ma con la promessa di rivederci nei prossimi giorni. Oggi il “bottino” sono qualche scatto rubato al red carpet e un po’ di interviste sulle 3 parole del Festival e le Rivoluzioni. Tra gli intervistati, vale la pena citare Davide Laura, eclettico violinista adottato dai commercianti del centro tempo fa perché ingiustamente cacciato mentre suonava in strada, poco prima di suonare a La Scala di Milano.