«Oggi non finisce nulla, si guarda avanti»
Il discorso di Giuseppe Guzzetti, presidente uscente di Fondazione Cariplo
Di Giuseppe Guzzetti
Abbiamo scelto un titolo a questo nostro incontro che ben compendia il cuore di questa fondazione: Il Prossimo ed il Futuro.
Oggi non finisce nulla, si guarda avanti, si va avanti uniti con la stessa passione, a lavorare per un futuro migliore per la nostra società.
Il Prossimo è la nostra stella polare che ci ha guidato in questi anni e sono certo guiderà la fondazione con la «nuova» CCB, il nuovo presidente, il nuovo CDA, il nuovo collegio sindacale.
Il Prossimo per noi ha avuto per noi mille volti: la famiglia, i bambini, i giovani, gli uomini, le donne, gli anziani, gli svantaggiati, gli emarginati, gli immigrati.
Non c’è bisogno di specificare la provenienza, il Paese di origine, la provincia, le regioni di questo prossimo. Il Prossimo è l’uomo che va sempre messo al centro delle decisioni, delle attività che svolgiamo.
Soprattutto i giovani, i giovani di solito vogliono cambiare il mondo; ognuno di noi ha pensato in gioventù di poterlo fare.
Questi giovani che animano le nostre associazioni, il volontariato, ma soprattutto quelli che sono ai margini, che sono fuori della nostra società; più o meno 200mila giovani in Lombardia non studiano, non lavorano, non cercano lavoro: è un dato impressionante che dovrebbe impegnare tutti per eliminare questa piaga tremenda, dalle pubbliche istituzioni ai privati.
Quanto possono fare i giovani lo stiamo vivendo in questi giorni: una giovane ragazza svedese mobilita il mondo perché prenda consapevolezza che continuando ad inquinarlo lo distruggeremo e le nuove generazioni non vogliono e non possono accettare questa prospettiva; due ragazzi salvano i loro compagni su un pullman, comportandosi più coraggiosamente che se fossero uomini; un quindicenne affronta dei fascisti per gridar loro in faccia che stanno strumentalizzando la paura di normali cittadini rispetto a un problema sociale, come ospitare dei Rom.
![](http://www.ilbullone.org/wp-content/uploads/crowd-2457732_960_720.jpg)
A questi giovani, e a migliaia come loro, la nostra fondazione ha dato risposte, certo piccole risposte, ma sono state esperienze che possono essere usate, ad esempio, per generare una sorta di onda concentrica che si allargherà ben oltre le nostre comunità locali.
La Fondazione Cariplo ha scritto una bella storia con il potere di generare un moto di emulazione, e di produrre un sentimento collettivo che spinge dalla parte giusta soprattutto i nostri giovani, perché hanno il diritto di guardare il futuro con speranza contrastando quella cappa di odio, di rabbia, di pessimismo, di litigiosità che si sta diffondendo in mille modi. Al di là dei capitali che abbiamo distribuito, l’orgoglio sta nell’averli distribuiti bene, se è vero, come è vero, che in 30mila interventi e in 3 miliardi erogati, non c’è stata una contestazione, una polemica.
Il merito di tutto ciò è di chi lavora in Fondazione Cariplo.
Credo di poter dire che con la nostra azione siamo stati un fattore di rafforzamento del pluralismo e della democrazia nel nostro Paese.
La nostra attività è stata un’operazione culturale, forse non avvertita, ma reale, di diffondere germi buoni, anticorpi robusti, in queste nostre comunità messe alla prova dalla quotidianità, alle prese con mille problemi e con le risorse sempre più scarse da parte dello Stato e degli enti pubblici.
Abbiamo incontrato e aiutato famiglie che lottano contro la povertà, la disoccupazione, le malattie, la disabilità, la vecchiaia.
Le fondazioni comunitarie, il welfare di comunità hanno fatto riscoprire questa dimensione di vita fondamentale in una società, una dimensione di vita nella quale si stabiliscono rapporti, legami: chi sta meglio scopre di poter fare il bene non solo per le vittime dello tsunami, o per aiutare le persone nei territori del nostro Paese colpiti da calamità naturali, terremoti, disastri ambientali, ma anche per chi vive nella porta accanto ed è in condizione di svantaggio.
Diffondere una cultura positiva, quella del «si può fare» di fronte a difficoltà, a strade a prima vista insuperabili: le difficoltà, se affrontate, si possono superare.
Migliaia di cittadini lombardi e piemontesi, si sono impegnati con noi a rendere le nostre comunità più coese, più vivibili.
Insieme abbiamo generato credibilità verso un mondo che qualche anno fa veniva visto come il cosiddetto Terzo Settore, intendendolo come l’ultimo dopo quello pubblico e quello privato; ma oggi il Terzo Settore è certamente (almeno) il secondo, e ancora con noi e con tante altre fondazioni private, svolge un’azione fondamentale, non per eliminare i problemi sociali più drammatici – noi e loro non ne abbiamo la possibilità – ma per rendere meno grave questa situazione.
Oggi il Terzo Settore ha guadagnato la dignità che tutti gli riconoscono, anzi, l’orgoglio è che oggi, a volte, esso guida le scelte, detta la via di fronte a quella che chiamiamo innovazione sociale.
I membri dei nostri organi (CCB, CDA, Collegio Sindacale), i nostri dipendenti, i nostri collaboratori, sono i veri protagonisti di questa nostra Fondazione Cariplo; tutti hanno operato in sintonia con entusiasmo e generosità e, soprattutto, competenza; mai freddi burocrati, come se tutti fossero consapevoli, tacitamente, che stavamo vivendo un momento storico che dava esempi, luce perché cambiassero i modi di operare della politica e delle istituzioni.
La collaborazione della Fondazione con Stato, Regioni, Comuni, in primis con il comune di Milano, è sempre stata forte e positiva.
Potevamo accontentarci di erogare bene i soldi, invece ci siamo presi l’impegno di contrastare la povertà delle famiglie, soprattutto quella dei bambini – 21mila nella sola Milano – un milione e duecentomila e più in Italia: in tre anni questa povertà dei bambini di Milano sarà estirpata; con il piano nazionale per contrastare la povertà educativa, realizzato con Acri insieme all’impresa sociale «Coi Bambini», ha portato a risultati incredibili: il consuntivo dei primi tre anni di attività, 2016-2018, documenta che abbiamo strappato dalla povertà educativa tra i 400 e i 500mila bambini. Ora si replica con il nuovo piano nel prossimo triennio.
![](http://www.ilbullone.org/wp-content/uploads/hands-2906458_960_720.jpg)
Non c’è futuro per questo Paese, per questa nostra Lombardia se neghiamo la speranza a migliaia di bambini che nascono e crescono in povertà e che perlopiù ritroviamo poi tra i giovani.
Non c’è futuro se neghiamo la speranza ai giovani che cercano lavoro e hanno voglia di mettere le loro capacità al servizio delle comunità, comunità che spesso non sono capaci di includerli.
Abbiamo agito con Cariplo Factory, creando in tre anni più di 10mila nuove opportunità di lavoro; abbiamo dotato 76 istituti tecnici di laboratori all’avanguardia.
Non avremo futuro senza l’Europa o disfacendola. Sappiamo che l’Europa è in crisi, e da questa crisi non si esce distruggendo, ma andando avanti nel realizzare il disegno che i padri fondatori, e ancora prima, i confinati a Ventotene, avevano indicato, e cioè, gli Stati Uniti d’Europa.
Non c’è futuro per un Paese che nega la serenità agli anziani e alle persone con disabilità che meritano di essere poste al centro delle politiche sociali. Sono parole che in questi anni ho spesso ripetuto, con determinazione, per scuotere le coscienze di chi si rassegna a veder scorrere gli eventi.
Parole che la Fondazione ha fatto proprie, e che ha condiviso con le migliaia di persone, organizzazioni e istituzioni con cui in questi anni ha collaborato. Ne sono scaturite esperienze e fatti concreti che potevano sembrare impossibili se non con la determinazione, l’impegno e il coraggio che tutti hanno messo in campo, comprendendo le necessità di un contesto e di un particolare periodo storico in cui era, ed è, necessario che l’innovazione sociale nasca e cresca dal basso.
È stato così, ad esempio, per l’avvio di un nuovo welfare di comunità, per la creazione di opportunità di lavoro, per la gestione e la valorizzazione della cultura e dei beni artistici che possediamo, un tesoro davvero prezioso. Siamo di fronte a una rinascita, necessaria, dell’impegno civile. Siamo di fronte a cambi, stravolgimenti epocali dei paradigmi tradizionali, legati al digitale, allo sviluppo dell’intelligenza artificiale, ai cambiamenti climatici, ai problemi e alle opportunità collegate ai flussi migratori, all’interconnessione delle economie mondiali.
Questi problemi, lo so, richiedono impegno, lena di lungo periodo per tutti: enti pubblici, privati, privato sociale; per noi, per le aziende, per i cittadini.
Questi problemi oggi generano paura, rabbia, litigiosità, invece che produrre l’impegno che serve per risolverli.
Si può sfruttare questa paura, questa rabbia, forse per aumentare il consenso, dando la responsabilità – come può essere in parte anche vero – a chi ha amministrato prima; giocando su questi sentimenti si corrono rischi mortali.
Papa Francesco di ritorno dal Marocco, sull’aereo, come usa fare, ai giornalisti ha detto questa frase: «la paura è l’inizio della dittatura».
Forse tutti dobbiamo farci un buon esame di coscienza. Non si scherza con il fuoco che appiccato, può sfuggir di mano.
Il priore di Bose, il monaco e biblista Luciano Manicardi, ha dato alle stampe un libro dal titolo «Spiritualità e politica», vorrei citarvi un paio di frasi di questo libro:
«La qualità della politica è legata alla qualità umana di chi si impegna in essa, alla sua capacità di governare se stesso: come i profeti biblici che spesso in situazioni storiche di tenebra hanno saputo creare futuro e dare speranza, e la speranza ha il suo effetto nell’oggi aiutando gli essere umani a vivere, ad orientarsi e camminare insieme».
Reverendo Priore Luciano Manicardi
E più avanti scrive ancora:
«La responsabilità per gli altri è direttamente la responsabilità per il futuro e per le generazioni future».
Reverendo Priore Luciano Manicardi
Cuore, competenza, determinazione, attenzione per i più deboli, per il prossimo, sono la cifra di lavoro in questa nostra Fondazione Cariplo.
![](http://www.ilbullone.org/wp-content/uploads/volunteers-2729723_960_720.jpg)
Ho detto tante volte che ho avuto la fortuna di concorrere a creare una squadra – credo possiamo dire una famiglia – in Fondazione Cariplo, che viene riconosciuta a Milano, Roma, Bruxelles, in Italia e all’estero come ente che traccia strade che mai nessuno aveva percorso; perché oltre alla vostra competenza e professionalità avete messo tanto impegno, tanta passione nel vostro lavoro; possiamo dire che avete vissuto il vostro impegno come una missione.
Questa bella, bellissima storia per me ha un lieto fine, ma per voi non ha una fine, semplicemente inizia un’altra storia. Questa storia per tutti voi prosegue.
Mi dicono che siete un po’ preoccupati del dopo Guzzetti: via la preoccupazione! Sono sicuro che la mia storia, la vostra storia, quanto fin qui fatto, si fonderà perfettamente con quella che seguirà.
Posso dire che per la nuova CCB abbiamo ormai tutte le indicazioni.
Sarà un’ottima CCB e ciò è una garanzia per il futuro di Fondazione Cariplo, per la sua autonomia, per la sua capacità di continuare sulla via dell’attenzione ai bisogni sociali, all’innovazione sociale, alla ricerca scientifica, all’ambiente, all’arte e alla cultura.
Ma soprattutto i nuovi organi continueranno a rispettare il vostro lavoro come io mi sono sforzato di fare in questi anni e voi ne siete i nuovi testimoni.
Il mio vero orgoglio non è per quello che ho fatto. Nella mia azione c’è tanta Provvidenza e ci siete voi. Assieme abbiamo scritto questa bella storia. Senza di voi non l’avremmo realizzata e non saremmo qui con tanti illustri ospiti a raccontarla.
Tutto ciò proseguirà, sono certo.
Un’istituzione ben organizzata, che ha saputo creare relazioni vere e profonde, che guarda e guarderà sempre al futuro con la consapevolezza di dare un contributo perché questo futuro sia meglio del tempo che viviamo, è una garanzia per tutti.
So che non deluderete le aspettative. Non lo avete mai fatto; chi verrà dopo di me, potete stare tranquilli, sarà meglio di me e non lo dico per fare una battuta ad effetto.
Tra qualche anno si ripeterà questa celebrazione, e anche allora non sarà la celebrazione di Giuseppe Guzzetti o di chi mi seguirà, ma la celebrazione della Fondazione Cariplo.