Il progetto CO2 – La musica come strumento per liberarsi dall’Odio

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Di Alessandro Cozzi

CO2. Una sigla davvero curiosa, che subito richiama la forma chimica dell’anidride carbonica, ma invece è il nome di un meraviglioso progetto che da parecchi anni il CPM, prestigiosa Scuola di Musica milanese, sotto la guida del Maestro Franco Mussida, ha attivato in molte carceri italiane, tra le quali anche quello di Opera, da cui scriviamo queste note.

Con i gas tossici il progetto c’entra, anche se per metafora: si propone infatti di avviare i partecipanti all’ascolto della musica come strumento per liberarsi dall’odio(il «CO» del nome vuol dire proprio: «Contro l’Odio») e dalle altre emozioni negative che avvelenano l’anima e la mente di tanti, come farebbe l’anidride carbonica quando saturi un ambiente.

Un’idea partita diversi anni fa come una fase sperimentale, in quattro sedi e poi estesa a diverse altre. Ha finora coinvolto alcune centinaia di partecipanti in tutta Italia che ne hanno tratto un grande profitto.

Tanti sanno che ascoltare musica «fa bene», ma detto così è un poco generico. In verità esistono molte e diverse tipologie di ascolto, da quello distratto di chi usa la musica come sottofondo di altre attività, a quello iper-specialistico dei tecnici e dei critici.

Il bello del Progetto CO2 è che si allontana delle metodiche tradizionali e propone l’ascolto di brani musicali, espressione dei più variegati generi (Classica, Jazz, Pop, Musiche da Film, Fusion, Elettronica, Soul, Canzoni popolari, Musica Etnica, etc.), in un’ottica emozionale.

Ovvero i brani – più di 2000 – sono stati identificati come portatori di un’emozione positiva e rasserenante, o come mezzi per correggerne una distruttiva e fosca (un lavoro vasto, operato dagli esperti del CPM e validato in tre anni di sperimentazione operativa all’interno dei primi quattro carceri in cui il Progetto si è sviluppato) e dunque sono offerti ai partecipanti proprio come «compagni di viaggio» con cui rinforzare in sé gli stati d’animo favorevoli alla crescita e alla serenità interiore, mentre si combattono quelli contrari.

Un approccio nuovo, realizzato in anni di ricerca teorica e sperimentale da parte di Franco Mussida soprattutto, il quale ha lavorato sulla valenza esistenziale del «Pianeta Musica» nello sviluppo delle persone, facendone il senso e la missione della propria vita.

Per noi che ne facciamo parte, una meraviglia. Abbiamo trovato davvero intrigante immergerci nel mondo dei «continenti emotivi», scoprire la profondità e l’efficacia di un simile approccio alla Musica, che ci ha permesso di scoprire molti aspetti imprevedibili e ci sta piacendo molto.

Abbiamo imparato che i quattro «Continenti Emotivi», di cui siamo tutti costituiti, sono identificabili e veri sempre in ognuno di noi: Flemma, Malinconia, Entusiasmo e Volitività ci animano e ci appartengono e dal loro equilibrio dipende molto, magari persino tutto!

Per noi è stato importante definire un’immagine percepita con la mente e con il cuore, del nostro personale «Pianeta» che risuona con lo stimolo musicale e ci consente di possederci appieno. Abbiamo scoperto che tutti portiamo dentro questa «Gaia», ancestrale nome della Terra, come ancestrali, primitivi – nell’accezione di profondamente naturali -, sono gli stati d’animo che andiamo esplorando.

In questo modo si va alla ricerca dell’armonia e – riflettendo sugli spunti nati durante gli ascolti – ci è venuto in mente che non va poi così cercata: l’armonia c’è, è presente sempre, è la cifra del cosmo… basta ascoltarla.

Il Progetto ci pone nella necessità di chiederci come farlo e abbiamo colto che forse la cosa migliore per raggiungere un simile risultato sia tornare bambini. I bambini sono vicini al suono delle sfere celesti, sanno udirlo, si raccordano con l’armonia dell’Universo, colgono senza pensarci questa infinita armonia che tutto pervade.

Nel carcere di Opera si tengono molte diverse attività a beneficio dei reclusi, per aiutarli nel percorso di rivisitazione di sé, di revisione e per guidarli al reinserimento: tutte ben studiate e meritevoli. Ma il Progetto CO2 ha una marcia in più, e lo si percepisce immediatamente avvicinandovisi: agisce nel profondo, consente un ascolto di sé che non si attinge con altri mezzi, muove risonanze intime e a volte inesplorate.

Un tesoro.

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