Di Chiara Malinverno
Uno dei primi tweet che Papa Francesco ha lanciato dal suo account @Pontifex_it diceva così:«Ogni famiglia è un mattone che costruisce la società ». Sì, perché pensiamoci, cosa è la società se non un insieme di famiglie? Famiglie tradizionali, famiglie arcobaleno, persino famiglie single o mono genitoriali. Ogni famiglia contribuisce alla formazione della società e questo era ben chiaro già ai Costituenti. L’art. 31 della Costituzione è l’ultimo dei tre articoli dedicati alla famiglia, proprio a metà del titolo II in tema di rapporti etico-sociali. Come è tipico delle norme di legge, l’art. 31 è freddo, sintetico, ma oltremodo chiaro. Potremmo sintetizzare il suo contenuto con una manciata di parole: garanzie economico-sociali per la famiglia. Quest’espressione, ancora più fredda della norma stessa, racchiude in realtà un significato profondo, segno di una grande sensibilità . Leggendo le relazioni delle sedute in cui i Costituenti hanno discusso sulla formulazione di questo articolo, si scovano elementi e aspetti che danno a questa norma una connotazione del tutto particolare. Innanzitutto scopriamo che per la sua redazione sono state coinvolte diverse donne e che il loro contributo è stato fondamentale. Per capire quanto sia rilevante questo aspetto, dobbiamo ricordare che i componenti dell’Assemblea Costituente erano quasi tutti uomini. Su 552 membri solo 21 erano donne. Perché allora coinvolgerne molte altre nella redazione di un solo articolo?

Che la famiglia fosse un argomento da donna? Tralasciando domande dalla risposta scontata, è interessante analizzare il contributo che alcune di queste donne diedero alla stesura dell’articolo. Si deve a Maria Federici la volontà di lasciare la parola famiglia senza attributi. Nel suo intervento si legge che è necessario considerare non solo le famiglie regolari, costituitesi secondo la legge, bensì anche i nuclei familiari irregolari. Per la Federici ogni famiglia ha il diritto di accedere a garanzie e aiuti, indipendentemente dalla regolarità della sua costituzione. Una visione aperta e moderna, seppur ben lontana dall’immaginare le nuove e variopinte famiglie di cui si sarebbe composta la società di oggi. Andando oltre, altro intervento da sottolineare è quello di Teresa Noce. Per la Noce, la Costituzione non si può limitare ad affermare diritti, ma deve anche dare garanzie per la loro attuazione. A detta di Teresa Noce, visto che spesso la formazione della famiglia è ostacolata a causa di difficoltà economiche, non ci si può limitare a dichiarazioni di principio quali «lo Stato protegge la famiglia», ma bisogna prevedere aiuti concreti sia a carattere economico, sia a carattere sociale. Negli anni i governi che si sono succeduti hanno accolto il desiderio dei Costituenti e hanno previsto forme di aiuto come gli assegni familiari, i bonus bebè, o le carte famiglia. Ma nel concreto cosa prevedono queste misure dai nomi così altisonanti? Prendiamo ad esempio il bonus bebè. Questa misura rivolta alle famiglie con un reddito basso, fino quasi alla soglia di povertà , prevede un assegno mensile che va dagli 80 ai 160 euro, corrisposto per tre anni dalla nascita del bambino. Facendo un calcolo rapido, si capisce che con la somma erogata a stento si copre il costo dei pannolini.
Si può parlare del bonus bebè come di una misura a sostegno della famiglia? Sicuramente, il problema è che, seppur lodevole, non è sufficiente. Non bastano 80 euro al mese per crescere un bimbo. Servono servizi, aiuti reali, sostegni concreti. Sarà mai possibile dare vera realizzazione alla volontà dei Costituenti? Si spera, anche se per ora la proposta maggiore è stata un terreno in concessione dal terzo figlio in poi.