Di Bill Niada
Egoismo, altruismo, concentrarsi su se stessi, offrirsi agli altri, dare, chiedere…
Come funziona?
Quando e come si deve dare e quando chiedere solo attenzioni? Si nasce e si diventa il centro del mondo. Siamo piccoli, cicciottelli e belli. Tutti ci adorano e si fanno in quattro per noi.
Poi diventiamo dei bambini e ancora abbiamo bisogno di quasi tutto. Siamo gioia e croce di genitori che si affannano ad «educarci».
Poi diventiamo adolescenti e iniziamo a ribellarci. Vogliamo fare tutto di testa nostra, ma non siamo capaci e ancora dipendiamo. Però siamo ancora (giustamente) concentrati su noi stessi, perché dobbiamo capire chi siamo, cosa vogliamo e dove viviamo.
È il momento di criticare mamma e papà per quello che sono e fanno. Ma loro ci dicono che dobbiamo fare come loro e che hanno ragione loro. Noi però gli facciamo notare, ahimè con brutti modi, che il loro mondo fa schifo e hanno rovinato tutto. Però loro ci passano la paghetta, la play station, un pc e ci tengono buoni, diventando nostri amici sui social.

Quindi diventiamo giovani adulti e ci siamo omologati ai nostri genitori che sono tutti contenti, anche se hanno asma, infelicità e mille mali di cui ci iniziano a contagiare…
Fino ad ora siamo stati concentrati su noi stessi e abbiamo preso (a volte il peggio) dalla famiglia, scuola e società.
Poi ci sposiamo e abbiamo dei figli, o facciamo esperienze che ci aprono gli occhi… e allora si inizia a dare. In modo coatto, o per amore, si diventa, o si dovrebbe diventare, adulti altruisti. Chi non dà, rimane adolescente, gli manca qualcosa, pensa di non aver ricevuto, amore, soldi, stima e continua a chiedere, a volte a pretendere.
Fa le bizze, fa casino!
Ma parliamo dei genitori bravi e di coloro che imparano che la vita è anche darsi e non solo prendere. Capiscono che è bello anche quello, anzi a volte è più bello.
E allora si arriva all’età dei nonni o pre nonni e si inizia a pensare che l’altruismo ha senso, che la vita vissuta come l’abbiamo vissuta, di corsa, pensando al nostro benessere e al nostro successo, lascia un pugno di mosche e che quello che ci rimane sono gli affetti e le cose buone che abbiamo fatto. I sorrisi che ci fanno e la stima che ci danno e non le banconote o le Jaguar, che non hanno ancora imparato ad amare.
Ecco perché nelle culture e nelle tradizioni di una volta ci si sedeva intorno al fuoco, dove gli anziani distillavano saggezza e serenità.
Bill