Di Lorenzo Bini Smaghi presidente di Societé Générale e di Italgas
Nella prospettiva del prossimo decennio, Milano rappresenta un modello per il posizionamento dell’Italia nell’economia europea e nel mondo globalizzato. Non ci sono motivi per cui ciò che è stato costruito a Milano in questi anni non possa essere replicato in altre città e regioni d’Italia. Non c’è niente che impedisca al resto del Paese di seguire Milano, il modello di sviluppo che ha integrato la città nel sistema economico più avanzato del continente, tenendo conto delle diverse specificità. Non ci sono segreti, o ricette magiche, semmai l’impegno, ribadito amministrazione dopo amministrazione, di guardare avanti per rendere il fututo migliore del presente, puntando sulla risorsa essenziale per tale impresa: i giovani.
Milano è innanzitutto una città universitaria con centri di eccellenza sia nelle materie scientifiche che in quelle umanistiche, capace di attirare i migliori studenti non solo italiani, ma dal mondo intero. Ha gradualmente scalato le classifiche internazionali dei migliori centri di ricerca, e vi sono ancora margini di miglioramento.
Milano è inoltre la città del lavoro. Il numero degli occupati è cresciuto sistematicamente negli anni recenti, superando di quasi 100mila unità il livello precedente alla grande crisi di dieci anni fa. La visibilità ottenuta con l’Expo ha accresciuto gli sbocchi internazionali e contribuito ad attrarre investimenti. Rimangono comunque ampi spazi di miglioramento, soprattutto per quel che riguarda l’occupazione giovanile. Anche a Milano è necessario rafforzare le politiche di inserimento dei giovani nel mercato del lavoro, sin dal periodo degli studi, non solo per consentire alle aziende di selezionare e trattenere sul territorio i talenti migliori, ma anche per creare un ambiente favorevole allo sviluppo dell’imprenditoria giovanile. L’ambizione di molti studenti al termine del loro percorso universitario, non è più solo quella di seguire curriculum tradizionali all’interno di aziende affermate, ma anche di creare start up e avviare loro progetti che poi possano svilupparsi autonomamente. In ogni caso, l’esperienza iniziale in azienda rappresenta un fattore imprescindibile di disciplina e di stimolo per strutturare l’iniziativa imprenditoriale.
Milano ha dimostrato una straordinaria capacità di attrarre e di sviluppare imprese, con un tasso di crescita due volte superiore a quello nazionale. Con 190 imprese ogni chilometro quadrato, la città rappresenta il principale polo di lavoro in Italia. Questo è stato possibile anche grazie ad incubatori di impresa, come quello del Politecnico, che compete a livello europeo. Ma non spetta solo alle Università creare opportunità per fare impresa. Un ruolo importante viene svolto dalle aziende stesse. Societe Generale, grazie al suo network, ha da poco lanciato il progetto Global Markets Incubator,un incubatore globale dedicato alle Fintech e volto a valorizzare le idee dei talenti di tutto il mondo mettendo loro a disposizione un percorso di mentorship internazionale, per confrontarsi con investitori che potrebbero segnare una svolta decisiva nel percorso della startup. Quando è stata lanciata la callper selezionare le realtà meritevoli di entrare nell’incubatore, da Milano sono arrivate numerose richieste di adesione e subito è stato evidente il desiderio dei giovani imprenditori di guardare oltre le guglie del Duomo e proiettarsi in Europa. Un segnale che ci dice ancora una volta quanto Milano e i suoi giovani si sentano ormai perfettamente europeizzati e parte di un ecosistema più ampio.
Un altro progetto, questa volta su suolo milanese, che punta a valorizzare il talento e a creare impresa, è rappresentato dalla nascita del Fintech District, di cui Societe Generale fa parte e che trova casa tra le mura di Copernico Isola. Il Fintech Districtè la porta di accesso all’ecosistema italiano per gli investitori internazionali desiderosi di investire nei nostri talenti. Un progetto ambizioso che mira a far dialogare istituzioni, startup, investitori, aziende, professionisti e istituti finanziari creando un terreno fertile per la crescita di nuove soluzioni tecnologiche.
Per fare investire le imprese in Italia, dobbiamo lavorare in sinergia al fine di rendere la burocrazia più snella, ridurre la tassazione e valorizzare il grande patrimonio di scienziati, ricercatori e imprenditori. In questo modo la Milano del 2030 sarà, non solo fucina di talenti, ma anche di imprese.
A trarre beneficio da questo sistema virtuoso saranno tutti gli attori coinvolti, dalle startup che troveranno i capitali, agli investitori che avranno progetti dai quali trarre utili da reinvestire, alle aziende che troveranno nelle startup soluzioni tecnologiche da integrare nel proprio business. Le aziende fintech, in particolare, possono contribuire allo sviluppo del credito non bancario, ampliando il mercato italiano dei capitali e offrendo modelli di business alternativi. Il sistema bancario ha bisogno di importare questi modelli, sia per migliorare la propria redditività, sia per competere con le grandi istituzioni globali.
Si può e si deve fare ancora di più per consentire a Milano di competere con le altre grandi città europee che guardano al futuro puntando sulla loro capacità di attrarre i giovani più talentuosi, di farli crescere, prosperare e creare un circuito virtuoso che si rigenera. C’è comunque un grande vantaggio di cui dispone Milano rispetto ai suoi concorrenti europei, quello di essere inserita in un territorio caratterizzato da una cultura e qualità della vita incomparabili. È su questi aspetti che si dovrà fare leva nei prossimi anni per rafforzarne la leadership.