UniCredit, la torre più alta d’Italia è a Milano

Autori:

Di Elisa Tomassoli

L’atrio della torre Unicredit, in piazza Gae Aulenti, è fresco, luminoso e ampio, e nonostante il professionale desk della reception e il turbinio di cravatte, l’ingresso mi appare molto accogliente. A darci il benvenuto è Simona, archivista di Unicredit che lavora nell’archivio storico dell’azienda, che ci narra rapidamente la storia di Unicredit, da quando è nata nel 1870 come Banca di Genova, per poi essere denominata Credito Italiano; solo nel 1998 viene sancita l’aggregazione tra il Gruppo Credito Italiano e il Gruppo Unicredito, inaugurando ufficialmente UniCredito Italiano. L’edificio ha una struttura di 31 piani, a noi B.Livers è stato possibile visitare il secondo piano, nel quale è stata allestita una Tree House, ovvero uno spazio comune costruito affinché i dipendenti possano lavorare in un ambiente più accogliente, immerso nel verde dell’arredamento che favorisce un lavoro più rilassato.

Dalla Tree Housesi può anche accedere a uno spazio dedicato a un orto, in cui i dipendenti possono annualmente prenotare una piccola superficie coltivabile. Al secondo piano incontriamo Pietro Bertè, appartenente all’UniCredit Foundation, fondazione che opera in ambito accademico a supporto della ricerca, e in ambito sociale, con progetti focalizzati sul sostegno all’infanzia. All’interno della torre trovano posto anche una palestra, un’area in cui i dipendenti possono lavorare accanto al proprio cane, un asilo e molti open space che offrono un ambiente dinamico, trasparente, innovativo e collaborativo; è infatti scientificamente provato che un posto di lavoro sostenibile e gradevole permette una maggiore produttività e una maggiore soddisfazione da parte dei dipendenti.

I cronisti del Bullone dopo la visita al grattacielo UniCredit.

La torre UniCredit, progettata dall’architetto Cesar Pelli, è l’edificio più alto d’Italia: il complesso è formato da tre torri alte rispettivamente 230, 100 e 50 metri; la torre A, la più imponente, deve la sua altezza allo Spire, una guglia istallata in cima al grattacielo. La riqualificazione di questa zona di Milano risale al 1961 ed è stata una delle più significative per la superficie interessata, permettendo a un’area un tempo degradata di diventare una zona residenziale tra le più prestigiose della città.

Dal ventiquattresimo piano il panorama toglie il fiato: la torre svetta tra il verde della Biblioteca degli Alberi,un piccolo bosco immerso tra i palazzi, frutto di un progetto realizzato nel 2018, che offre una prospettiva più ecologica sia per i turisti, sia per gli abitanti del quartiere; dalle vetrate è possibile osservare Milano in tutto il suo splendore, e anche se il sole in questi giorni è molto caldo, la visuale è talmente sublime che dispiace abbassare le tende.

Gli uffici sono strutturati come delle aree comuni, aperte, in cui è possibile, allo stesso tempo, lavorare ritagliandosi il proprio spazio: la condivisione dello spazio incentiva infatti lo scambio di professionalità, l’ispirazione e il senso di comunità.

La vista mozzafiato dalla cima della torre più alta d’Europa che si affaccia sulla biblioteca degli alberi e su una Milano in continua trasformazione.

Al ventiquattresimo piano ci raggiunge di nuovo Pietro Bertè, che ci illustra gli ultimi progetti intrapresi dalla fondazione, in particolare nei rapporti con l’estero e volti al sostegno delle ricerche più innovative in ambito economico e finanziario.

Dopo un ultimo sguardo agli uffici, riprendiamo l’ascensore, che ci riporta al piano terra in pochi secondi: l’abitacolo è affollato, per un attimo mi confondo tra alcuni dipendenti che stanno conversando amichevolmente tra di loro, e per un momento ho colto il significato e l’influenza che l’ambiente di lavoro può avere sulla produttività dei dipendenti: uno spazio in cui ogni scrivania è di tutti, non ci sono posti assegnati, è possibile conciliare benessere e lavoro, anzi, il lavoro è benessere. Trovare queste caratteristiche mi fa pensare che il Gruppo UniCredit si presenta come una società in cui l’emblema è la condivisione, il dinamismo e la produttività, in cui ogni dipendente conta, senza però compromettere l’efficienza. Il mio bagaglio personale si arricchisce grazie a questa esperienza: mi insegna che ogni individuo ha diritto di lavorare in un ambiente che sia gratificante, ma che allo stesso tempo sproni a dare il meglio di sé, in un’ottica di unione predisposta all’innovazione.

Ti è piaciuto ciò che hai letto?

Ricevi adesso l’ultimo numero del nostro mensile “Il Bullone”, uno spazio in cui i temi cardine della nostra società vengono trattati da un punto di vista “umano” e proposti come modello di ispirazione per un mondo migliore.

Ricevi ultimo Bullone
 
 
 
 

Diffondi questa storia

Iscriviti alla nostra newsletter

Newsletter (sidebar)
 
 
 
 

Potrebbe interessarti anche:

Torna in alto