Due articoli, Pianeta e Tecnologia, scritti rispettivamente da Eleonora Prinelli e Alessandro Mangogna. Il mondo attende delle risposte a problemi che emergono in questo presente incerto e per alcuni versi inquietante. I B.Livers si sono soffermati su cinque punti: educazione, pianeta, tecnologia, società e spiritualità. L’obiettivo è produrre la strada del futuro.
Pianeta
Di Eleonora Prinelli
Quale futuro per il nostro Pianeta? Questa è la domanda che molti iniziano a porsi.
Non c’è da sorprendersi, date le recenti e preoccupanti notizie. Innalzamento delle temperature, inquinamento, biodiversità minacciata in tutto il mondo, carestie, siccità e pandemie. Secondo uno studio del National Center for Climate Restoration di Melbourne, il 2050 sarebbe la data limite, dopo la quale inizierà definitivamente il collasso della Terra a causa del cambiamento climatico. La Fao, organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura, avverte che la biodiversità dei nostri sistemi alimentari sta scomparendo. Questo mette a rischio i futuri mezzi di sussistenza, la salute e l’ambiente. Dobbiamo pensare alla biodiversità come l’insieme di tutte le piante e gli animali che forniscono cibo, ma non solo. Fanno parte della «biodiversità associata» anche i lombrichi, che rendono fertile il terreno, gli impollinatori come le api, le alghe che purificano le acque e gli alberi che ripuliscono l’aria. I dati sono preoccupanti: sono a rischio scomparsa in Italia il 40% dei vegetali inferiori, come alghe e licheni, il 50% dei vertebrati e ben il 66% degli anfibi (fonte Ispra). Secondo la Fao il 75% delle varietà vegetali è già andato perso. Il nostro cibo oggi è fatto di pochissime specie selezionate, che arrivano da colture e allevamenti intensivi. È vero, allo stesso tempo stanno aumentando le colture biologiche, ma non basta. Bisogna chiedere ai governi di rafforzare la legislazione su queste tematiche e di incentivare questo tipo di colture. E poi ci siamo noi, i consumatori. Dobbiamo tenere a mente che quello che scegliamo di mangiare fa la differenza.
Tutto ciò che riguarda il Pianeta è collegato. In un’intervista al Corriere della Sera, Stefano Mancuso, direttore del laboratorio Internazionale di Neurobiologia vegetale, afferma che «per ogni mezzo grado di temperatura in più, cento chilometri che prima erano coltivabili, non lo sono più». È normale quindi, che gli uomini migrino alla ricerca di un ambiente adatto alla sopravvivenza, esattamente come fanno le piante, che si innalzano verso l’alto per trovare il fresco. Aspettiamoci perciò un grande aumento delle migrazioni, per via di carestie e siccità causate dal surriscaldamento globale. Le migrazioni non si fermeranno, perché ad esse è legata la sopravvivenza di tutte le specie, animali e vegetali. Facciamocene una ragione e troviamo soluzioni. Altrimenti andremo incontro solo a nuove guerre e sofferenze.
Quindi, cosa fare per migliorare le sorti del Pianeta? Investire sulla sostenibilità. Si, ma quella vera. Oggi la sostenibilità è diventata un fenomeno di massa, grazie anche a Greta Thunberg e alla potenza dei social network. Secondo il quinto Osservatorio nazionale sullo stile di vita di LifeGate (in collaborazione con Eumetra Mr), questo tema interessa 34 milioni di italiani, sensibili soprattutto alla riduzione della plastica. In questo contesto anche le aziende si stanno misurando sempre più con questa tematica. Ma attenzione a comelo fanno! Oggi va di moda essere green, perché gran parte dei consumatori è disposto a spendere di più per un prodotto ecosostenibile. Di conseguenza molte aziende stanno adattando la strategia comunicativa al fine di aumentare la loro popolarità e vendere di più. Così è nato il termine inglese greenwashing, ossia «darsi una verniciatina di verde», per mostrare di avere una coscienza ambientale, anche se spesso è legata più a logiche di marketing che non a reali provvedimenti per ridurre l’impatto sul Pianeta. Secondo Greenpeace si tratta di vere e proprie operazioni di facciata che hanno poco a che fare con l’ecologia e la sostenibilità. Come afferma Luca Testoni, direttore di Etica News: «un’azienda non è sostenibile perché finanzia un progetto, lo è se sviluppa il suo business in modo sostenibile».
E allora, ancora una volta, ricordiamoci che noi, in quanto consumatori, abbiamo il dovere di informarci e fare scelte responsabili nella quotidianità. Quando facciamo la spesa, ordiniamo un piatto al ristorante o andiamo in vacanza, è importante essere consapevoli che il futuro del Pianeta e dell’umanità passa anche attraverso le nostre scelte.
Tecnologia
Di Alessandro Mangogna
Alle porte del terzo decennio degli anni duemila, il progresso tecnico-scientifico non mostra segni di stanchezza: continua nella sua corsa folle, a cui diventa sempre più difficile star dietro. Sebbene questo fenomeno interessi la scienza e la tecnologia a 360°, esiste un ambito di grande interesse, di cui non sempre si sente parlare, che si sta sviluppando, se possibile, in modo ancora più frenetico: si tratta del mondo delle simulazioni.
Il concetto di simulazione è tutt’altro che nuovo: «si intende un modello della realtà che consente di valutare e prevedere lo svolgersi dinamico di una serie di eventi o processi susseguenti all’imposizione di certe condizioni da parte dell’analista o dell’utente». Per fare qualche esempio, abbiamo tutti sentito parlare dei simulatori di volo o delle previsioni meteo. Le potenzialità delle simulazioni sono enormi e grazie all’aiuto dello sviluppo della tecnica, in un futuro non troppo remoto saremo in grado di assistere a situazioni fino a qualche anno fa inimmaginabili, come quella narrata nella pubblicità di uno dei colossi della telefonia in Italia, in cui un cardiochirurgo, grazie alla realtà virtuale, cioè una simulazione della realtà, riesce ad operare una paziente, nonostante stesse partecipando al matrimonio della figlia (ben lontano dalla sala operatoria). Le simulazioni hanno inoltre una potenza comunicativa strabiliante poiché i risultati di un calcolo simulato possono essere visualizzati nei modi più disparati: la componente visiva è fondamentale e rende tutto più intuitivo a favore dell’interdisciplinarietà. Per questa ragione nel futuro, sempre più figure professionali potranno lavorare una accanto all’altra creando una sinergia che si è sempre rivelata vincente. Non a caso qualche mese fa, da una delle università più innovative e uno degli ospedali più all’avanguardia d’Italia, il Politecnico di Milano e l’Humanitas di Rozzano, è nato un nuovo corso di studi che integra le competenze del medico chirurgo con quelle dell’ingegnere Biomedico.
All’interno del LaBS (Laboratory of Biological Structure Mechanics), punto di riferimento per la biomeccanica al Politecnico di Milano, è dall’anno 2000 che ci si occupa di simulazioni in campo medico, in particolare in ambito ortopedico e cardiovascolare. Credo sia stato proprio l’inizio del mio percorso di stage all’interno di questa struttura ad aprirmi gli occhi sulle potenzialità delle simulazioni come strumento di ricerca.
Uno dei progetti su cui mi è capitato di lavorare prevedeva l’ottimizzazione di protesi di valvole cardiache. Attualmente, se una particolare valvola del nostro cuore (valvola mitrale) si danneggia, viene sostituita chirurgicamente con la stessa, ma di origine animale: bovina o suina. Nonostante questo approccio si sia rivelato vincente negli anni, l’utilizzo di una protesi sarebbe ottimale in quanto eliminerebbe ogni problema di rigetto. Il nostro compito al LaBS è quindi quello di simulare, tramite specifici software, l’ambiente circostante la valvola e studiare gli effetti prodotti dalla variazione di alcuni suoi parametri, quali proprietà del materiale e geometria, le interazioni tra sangue e valvola, la durabilità del dispositivo, e altri.
Tantissimi altri progetti del genere, ugualmente interessanti, vengono portati avanti al LaBS. Con questo pezzo spero di aver trasmesso, anche in minima parte, il coinvolgimento e la curiosità che provo nel lavorare in quest’ambito della ricerca tecnologica e scientifica.