Di Giuditta Ravalli
Era da poco iniziato l’autunno passato e la nostra mostra Cicatricivolgeva al termine.
Il caso ha condotto in quel nostro adorato spazio alla Triennale di Milano l’ultimo visitatore, Luciano Bernardini De Pace, direttore di Rolling Stone Italia, che da quasi un anno stava cercando il modo di trasformare una fotografia in un oggetto tridimensionale.
L’immagine in questione era un bellissimo scatto del maestro Giovanni Gastel che ritrae il grande Andrea Bocelli mentre impenna a cavallo davanti alla Torre di Pisa, e ciò che Luciano voleva era «una sorta di bassorilievo» che consentisse al maestro Bocelli di esaudire il sogno di «poter godere della fotografia di cui tutti parlano».
Ho sorriso. Ho guardato Marinella e anche i suoi occhi gioivano per quella sfida complessa, perfetta per chiudere il periodo di lavoro al +LAB.
Questo sogno mi stava aspettando e io desideravo un progetto come questo.
Dopo aver studiato ogni dettaglio dell’immagine, ho iniziato a scolpire digitalmente con la penna grafica il modello, partendo da forme semplici come una sfera o un cubo e plasmando quella materia virtuale nello sfondo, che con le nuvole in cielo e le ombre sul prato gioca con profondità minime per lasciare spazio alla torre di Pisa e al Duomo, ricchi di dettagli seppur «schiacciati» come anche le persone e gli alberi, che si nascondono dietro al vero protagonista della foto, Andrea Bocelli, che impenna con il suo cavallo.
Le ore trascorse a scolpire con minuziosa calma, mi hanno guidato tra momenti di grande incertezza iniziale e una crescente soddisfazione, in un percorso di ricerca di un valore fuori dall’ordinario, che in 300 ore di scultura digitale, 78 ore di stampa 3D, 20 ore di assemblaggio e rifinitura ha visto materializzarsi la fotografia.
Il risultato è un altorilievo di 40x60x10 cm, lasciato bianco affinché il valore dell’opera fosse nei dettagli del suo volume, dove le parti in primo piano balzano in avanti rispetto allo sfondo, che invece è gradualmente compresso per rendere in maniera tangibile la prospettiva aerea e la profondità di campo intrinseca della fotografia.
Sapevo che Andrea Bocelli ci stava aspettando, ma non conosceva la ragione della nostra visita e così cresceva in me il desiderio di scoprire la sua reazione alla fotografia tridimensionale che avevo realizzato per lui.
La famiglia Bocelli ci ha ospitati con entusiasmo nella splendida casa a Forte dei Marmi e ricordo con emozione la curiosità incontenibile del maestro nel momento in cui, aprendo la scatola, ha capito che conteneva il suo sogno realizzato, e senza dover aggiungere altro, abbiamo lasciato che con meraviglia toccasse il bassorilievo, percorrendo con le dita quelle forme stampate in 3D che gli hanno permesso, finalmente, di «vedere» quella sua fotografia di cui tanto aveva sentito parlare.
Alcune sue frasi rimbombano ancora nella mia mente: «Non ci credo! Ma è bellissimo! Quanto ci hai messo?», «Guarda qui gli stivali, le staffe, le redini! E c’è anche il frustino?!», «È incredibile! Ma ci somiglio?».
Le sua grande gioia è stata vissuta e condivisa con emozione da tutti noi presenti.
Questo progetto dà la possibilità alle persone non vedenti di vedere la realtà racchiusa in una fotografia, rendendola tattile attraverso la scultura e la stampa 3D, e mi ha dato l’opportunità di utilizzare sinergicamente le mie competenze tecniche e le mie doti artistiche.
Il valore intrinseco di questo lavoro, che umanamente permette di abbattere un limite, è stato accresciuto da ciò che il maestro Gastel ha detto dell’opera, definendola «una copia calligrafica della mia fotografia».