Di Ottavia Tagliabue
Intervista di una scettica, estranea al mondo Reiki, ad un insegnante di tecniche per il riequilibrio energetico, Riccardo Tagliabue, che negli anni Novanta da giovane fotografo e giornalista sportivo che viaggia in tutto il mondo per seguire gare internazionali di motocross e superbike, scopre, nell’ambiente degli atleti, la particolare energia delle sue mani, capaci di sciogliere tensioni, lenire il dolore, trasmettere una sensazione di benessere. Così comincia a studiare e ad approfondire le tecniche di trattamento energetico per comprendere il senso del «dono» che gli è stato fatto, fino a decidere di dedicarsi a tempo pieno al riequilibrio energetico delle persone. Consegue così tre livelli di Reiki e un master di Shiatsu e frequenta diversi workshop in ambito sanitario. Oggi lavora con pazienti che devono affrontare lunghe riabilitazioni, con bambini malati, con persone alla ricerca del benessere, e nel settore agonistico e sportivo; tiene corsi sulle tecniche di riequilibrio energetico e collabora con medici e fisioterapisti in ospedali e strutture riabilitative lombarde. È autore del libro Il Dono Invisibile.
In che cosa consiste, effettivamente, la tua attività?
«Mi prendo cura del benessere delle persone attraverso alcune tecniche legate al mondo dell’energia. Il discorso da affrontare è complesso poiché tocca discipline come il Reiki e la mia sensibilità, che nel libro è definita come il «Dono Invisibile». L’effetto di queste tecniche va dal rilassamento (ritrovamento di un equilibrio a livello energetico), all’indagare all’interno della persona aiutandola a sciogliere dei blocchi emotivi che determinano scompensi energetici. Il riequilibrio porta serenità nell’affrontare avversità, o decisioni, e al benessere. Non si tratta quindi di risolvere i problemi, nessuno guarisce nessuno, ma supporto e aiuto le persone a trovare l’equilibrio per affrontare al meglio situazioni di qualunque genere».
Le energie, cosa sono e cosa rappresentano per te?
«Per me l’energia è una scoperta, o meglio, una presa di coscienza iniziata intorno ai 20 anni, riguardo al fatto che c’è qualcosa oltre la materia fisica. Vedevo e vedo l’aura intorno alle persone (più o meno evidente a seconda dei casi). L’aura, o meglio, l’energia personale, è per me un segno identificativo, una sorta di campo energetico tridimensionale che mi permette di riconoscere la persona che tratto. Inoltre, nel tempo, sono arrivato a “toccare” questa energia, intendo non solo a percepirla, bensì accoglierla, comprenderla e descriverla. Percepisco l’energia altrui e quando entro in contatto, purché si sia disposti, riesco a conoscere (descrivendoli) periodi passati della persona che rappresentano blocchi energetici, come cicatrici scritte sul “diario” della vita, che io posso leggere, e talvolta lenire».
Che cosa ha segnato un punto di svolta?
«Ce ne sono sicuramente tanti. Lungo la mia vita, e più precisamente intorno ai 20 anni, c’è stato il punto del risveglio, come già detto, una presa di coscienza; fino ad allora avevo delle sensazioni a cui ho tentato di dare spiegazione attraverso lo studio della filosofia e di tecniche e discipline orientali, ma che hanno trovato risposta solo attraverso la presa di coscienza dell’esistenza del Dono. Per quanto riguarda la piena comprensione di quest’ultimo, è avvenuta successivamente, quando mi sono recato a Lourdes. Dopo questo viaggio ho vissuto esperienze importanti, come l’incontro con il Dott. Jankovic e l’inizio del lavoro in Meridiana, da volontario e professionista».
Perché Dono con la D maiuscola e non dono: qualcosa di Divino?
«Il Dono con la D maiuscola è legato a qualcosa di Superiore; non è un dono in senso comune, è qualcosa di più grande rispetto a me, che merita rispetto e gratitudine. Rispetto, perché tale Dono può essere ricevuto da tutti, ma di fatto solo pochi lo sanno riconoscere e hanno il coraggio di portarlo alla luce. Il legame con il Divino è un tema che affronto sempre con molta attenzione, quasi con timore, dato che il rischio di cadere nel banale e soprattutto nel blasfemo, è alto. Tento di rimanere umile, con i piedi per terra. Rimanere con i piedi per terra significa cercare sempre un confronto, che è continuamente attivo, con il mio padre spirituale, la monaca di clausura (indicata nel libro), e il mondo che mi circonda: il rischio di sbagliare è sempre dietro l’angolo».
Il rapporto tra l’essere Cristiano e trattare le energie sono in contrasto?
«Molte persone vedono il mondo delle energie in contrasto con il concetto di sacro e religioso; la Chiesa stessa lo vede con diffidenza. Vorrei chiarire un concetto: le tecniche come il Reiki, lo Yoga, il Tai-chi, sono discipline che in Oriente venivano utilizzate per il rilassamento e la cura (del corpo, dello spirito, in termini di energia vitale, e della mente) che portano a percepire e vedere cose che nella quotidianità fatichi a captare; si tratta di tecniche che non hanno nulla a che vedere con il Divino o la religione. La vera problematica sta nel fatto che talune terminologie adottate nel mondo energetico sono (secondo me) molto fuorvianti: quella che viene definita come energia universale, spesso viene chiamata energia divina, ma universo e divino, secondo me, sono due concetti completamente diversi, anche “energeticamente” parlando. Chi pratica tali discipline non è più vicino a Dio di quanto non lo siano gli altri. Sono convinto che la religione sia una cosa, la spiritualità un’altra e, talvolta, queste coincidono, ad esempio, a me piace meditare con il rosario in mano, o mentre ascolto i canti gregoriani, è una mia forma di preghiera più profonda».
Chi e cosa rappresenta per te il prossimo?
«Significa guardare tutti gli individui senza giudizio, riconoscendo la persona in qualità di identità ed entità; il riconoscimento è legato alla percezione della vibrazione personale di ciascuno. Ogni individuo ha una propria vibrazione, che, come detto prima, rappresenta un tratto identificativo. Vedere il prossimo senza giudizio, riconoscerlo per la sua vibrazione».
Come riesci a conciliare il mondo estremamente razionale di oggi e il Dono?
«Io sono una persona razionale e vivo in un mondo reale dal quale non voglio scappare. Sono convinto che il bello della vita sia anche trovare un equilibrio tra ciò che faccio e il contesto “normale” in cui vivo: famiglia, amici e lavoro. Come conciliare le due cose? Beh, qui la parte spirituale mi aiuta tantissimo, ho vissuto per molto tempo in un dualismo incredibile, combattendo tra la pace, l’armonia e il piacere di stare nel mondo delle energie, e vivere nel mondo frenetico di tutti i giorni. Passavo periodi in cui sognavo, metaforicamente parlando, di vivere nel mondo delle vibrazioni, speravo di andare fisicamente e mentalmente lì, fino a quando non ho incontrato una persona che mi ha suggerito di portare quel luogo figurato, nel quotidiano. Il mondo di cui parlo si riferisce alla realtà che vivo in termini di sensazioni ed emozioni quando medito e durante le fasi di trattamento e che sono riuscito a portare nella vita di tutti i giorni, concentrandomi sulla parola “fluire”. L’energia che tratto dà la forza per affrontare la quotidianità con tranquillità, senza rabbia, fluendo».
Guardare il mondo con il tuo sguardo: cosa c’è di diverso?
«Vedo la nuova dimensione verso la quale il mondo protende; il mio augurio è che tutti possano e abbiano il coraggio di aprire gli occhi e vedere quanto la nuova dimensione sia più in equilibrio rispetto a quella attuale. Ovviamente, solo chi deciderà di destarsi dal sonno apparente in cui vive, sarà in grado di percepirla. La sensibilità e la percezione di cui sto parlando è condivisa anche da molte altre persone; è come se ci fosse qualcosa che ancora non conosciamo, lì dietro alla porta. Solo chi la aprirà sarà in grado di passare nella nuova dimensione. Io non prevedo il futuro, non sono un veggente, faccio solo del mio meglio per stare e far stare meglio, accetto questa nuova percezione e vibrazione e la accolgo».
Scelta di vita, cosa spinge a intraprendere questo percorso?
«Una spinta interiore. Una spinta talmente forte a cui non puoi dire di no; c’è stata tutta una parte razionale prima, a cui dovevo rispondere, famiglia, diritti e doveri, situazioni pratiche e critiche da affrontare, ecc.. Mi sento quindi di dover ringraziare mia moglie, perché senza di lei avrei fatto più fatica ad intraprendere questa strada; una sera, a casa, mi ha detto: “quanto tempo ancora devi aspettare per comprendere che questa è la tua strada?”. Io sapevo che lo era, ma ovviamente avevo delle responsabilità e quel percorso non era facile, né tantomeno sicuro. Non si trattava propriamente di un salto nel vuoto, perché mi sentivo fiducioso e tranquillo riguardo al futuro, ma il grado di incertezza, o meglio, una certezza difficile da calcolare, era alto; per di più la paura di sbagliare e la facilità con la quale i parenti, gli amici e la società giudicano il tuo eventuale errore, rappresentavano un deterrente per non intraprendere tale percorso. Nel momento in cui mia moglie mi ha dato il suo sostegno, è come se mi avesse fatto trovare la forza di andare, nella consapevolezza che il nostro amore è più forte di qualunque scelta».
Consigli agli scettici.
«Credo che lo scettico sia guidato dalla paura, ed è questo il motivo per il quale tenta di chiudere la porta al nuovo. L’unica cosa che mi sento di dire con grande rispetto nei confronti di tutti, è di allargare un po’ i propri orizzonti e smettere di giudicare gli altri. Gli scettici molto spesso giudicano chi la pensa diversamente da loro, quindi consiglio di aprirsi e di provare: mal che vada non faccio niente. Non truffo nessuno, qualcuno potrebbe dire che chi si occupa di energie si approfitta della buona fede delle persone. Posso dirvi che io guardo al benessere del prossimo. Questa cosa è diventata il mio caposaldo: appena vedo che il mio trattamento non ha effetto, o che non posso intervenire perché si necessita di un intervento medico, mi fermo e indirizzo la persona verso altro luogo. Io non curo, non guarisco, io aiuto a stare meglio a livello spirituale ed energetico».