Di Ilike Furesz
Basta portafoglio. Uso solo il telefono. Con il mio Smartphone pago spesa, cinema, una colletta per un regalo comune, il taxi, la parte di conto che mi spetta per la cena al ristorante con gli amici.
La fine del denaro contante è già arrivata. Quella delle carte di credito è vicina.Le future generazioni pagheranno con l’orologio e poi forse con l’impronta del dito.
Resteranno in pochi a sentirsi dire: «Ha un euro e 12?», oppure «un euro e 20?». La scena si ripete ogni volta che arrivo alla cassa di un supermercato: alla cliente davanti a me la cassiera ha chiesto gli spiccioli, costringendola a interrompere il riempimento dei sacchetti e a frugare nel portamonete.
Io mi innervosisco e sbuffo e spesso non mi trattengo dal far notare a tutti che la carenza di monete non esiste più da quando siamo passati all’euro, ormai da vent’anni. Eppure la vecchia abitudine persiste, sebbene le giovani cassiere non possano ricordarsi dei tempi in cui per il resto di 10 o 20 lire si riceveva una caramella e per le 50 o 100 lire un mini assegno!
Quando finalmente tocca a me, sfodero dalla borsa con presunzione, senza curarmi dell’antipatia che sicuramente genero, solo il telefono, e lo brandisco come un’arma per far leggere alla cassiera il numero della carta di fedeltà il cui codice a barre è conservato in un’app.
Proseguo sempre con il telefono, e pago accostandolo al POS contactless, di cui ormai quasi tutti i supermercati si sono dotati.
Confesso che a volte lo Smartphone mi tradisce e non riconosce l’impronta digitale del mio pollice, e mi costringe a tre tentativi prima di offrirmi l’alternativa di digitare il codice segreto, e in questi casi, l’imbarazzo è grave e sogno il giorno in cui tra il POS e il mio dito pollice non ci sarà più il telefono, e potrò effettuare il pagamento come fa Brad Pitt nel film «Ad Astra», durante il viaggio verso la Luna.

«Mi dà un cuscino e una coperta per favore?», «Certo, ecco qua, sono 125 dollari», risponde la hostess, e lui paga allungando il pollice verso di lei. Che magnifica prospettiva, neanche troppo futuristica!
In principio c’era il baratto, poi le monete d’oro, poi il denaro di vile metallo, garantito dall’oro nelle riserve delle banche nazionali, poi gli assegni, i vaglia, seguiti dalle carte di debito e di credito. Credevamo che il ciclo fosse finito, e invece no: a parte le cripto monete, che appartengono al mondo della finanza professionale, per gli altri le forme di pagamento si sono evolute ulteriormente con la tecnologia legata ai telefoni intelligenti, tanto che uscire di casa senza portafogli, ma con il solo telefono in tasca è un’opzione perfettamente praticabile.
Bisogna ovviamente essersi preparati a casa e aver collegato le proprie carte di credito al Wallet, cioè al portafogli, digitale. Le carte, attenzione, American Express non è accettata dappertutto, dato che ha commissioni più alte per gli esercenti, ma Visa e MasterCard funzionano ovunque è accettato il Bancomat.
Poi è utile scaricare un’app per il parcheggio che funzioni nella propria città, collegata a una delle carte di credito suddette, perché spesso i parcometri (orrendo neologismo) non funzionano bene e non accettano le carte, e comunque esigono un calcolo preciso dei tempi di parcheggio, mentre le app consentono di allungarli da lontano, evitando sgradevoli multe.
Lo stesso vale per i mezzi di trasporto, con l’apposita app si compra il biglietto e lo si convalida appena saliti sul mezzo, e non ci sono scuse per viaggiare a sbafo, perché il biglietto di carta non era reperibile.
Una menzione speciale va al jolly dei pagamenti digitali: PayPal, letteralmente l’amico che paga.
Una genialata da premio Nobel a mio modesto avviso: si apre un conto, gratuito, a cui si accede con un’identità a scelta e una password, lo si collega a una carta di credito o debito e i pagamenti degli acquisti digitali diventano molto più semplici, senza mai dover digitare i 14 numeri della carta, il codice di sicurezza, la data di scadenza… basta la password.
Da PayPal è derivato un altro sistema di pagamento tra privati, non ancora disponibile in Italia ma già molto diffuso negli Stati Uniti. Si chiama Venmo, da vendere+mobile, e funziona dallo stesso punto di partenza di PayPal, cioè il link tra la app e il proprio conto in banca o una carta di credito.
Si può consentire a Venmo l’accesso ai propri contatti o ai propri amici di Facebook e con un solo «tap» si possono trasferire soldi a uno di loro. Per fare un esempio a cui ho assistito pochi giorni fa durante un viaggio a New York, con Venmo la divisione del conto di una cena fra amici si semplifica di molto: invece di costringere il cameriere a suddividere il totale tra varie carte di credito e poi chiedere a ciascuno di inserire il PIN o firmare, uno solo dei convitati paga l’intero conto e tutti gli altri versano la propria quota con l’app; i soldi andranno direttamente sul conto corrente di chi ha pagato per tutti. Esclusa ovviamente l’obsoleta raccolta di contanti per arrivare alla cifra totale!

Va aggiunto che da vari decenni su ogni pagamento effettuato con carta di credito, negli Stati Uniti è possibile aggiungere la mancia, che è necessaria soprattutto al ristorante, dove non esiste il «coperto» che da noi ha in parte la funzione di pagare il servizio ai tavoli.
Venmo è molto utile anche per raccogliere quote da destinare a un regalo di compleanno o matrimonio, tra amici vicini o lontani, o per rimborsare qualcuno per una spesa fatta. Le transazioni sono ovviamente criptate, si possono rendere pubbliche agli amici, oppure tenere totalmente private. Si tratta, in sintesi, di una versione «monetaria» di Facebook.
La versatilità degli Smartphone era stata predetta molti anni fa da scienziati e ingegneri che vedevano lontano: ormai non ci serve altro per uscire di casa e fare le cose che una volta facevamo usando un gonfio portafogli pieno di banconote, monetine e carte di plastica, tutte cose a rischio di furto molto più di un telefono che funziona solo con un’impronta digitale o il riconoscimento facciale (e se ancora usate un codice a cifre siete molto indietro…).
Ecco una serie di azioni realizzate a New York con il telefono e le varie app: Starbucks ha un’app che consente di ordinare il caffè e tutto il resto, prima di uscire di casa. Poi basta presentarsi al banco dei ritiri con il proprio nome e tutto sarà pronto e già pagato, mancia inclusa. Lo stesso si può fare con Dunkin Donuts, catena molto meno trendy ma di antica tradizione, e con tante altre catene di fast food.
La spesa con consegna all’ora preferita funziona nello stesso modo: Amazon e Fresh Direct sono le due organizzazioni più diffuse. Fandango riunisce tutte le sale cinematografiche e consente l’acquisto del biglietto e la prenotazione del posto, sempre dal telefono. Taxi o Uber? Curb è ormai presente su tutti i taxi e funziona o come app, cioè con la ricerca del taxi e il pagamento diretto dal telefono, oppure permette di pagare a fine corsa con carta di credito o telefono via contactless.
Uber è il sistema a cui Curb si è dovuto ispirare per sostenerne la concorrenza, con un’app che sembra un video game, in cui si vede il percorso dell’auto in arrivo e si può seguire tutto il tragitto successivo: il mio nipotino è un esperto nel riconoscere l’auto Uber prenotata per me e per suo nonno e per seguire poi il nostro percorso sul telefono di sua madre. Ha 7 anni e sono certa che molto presto avrà il suo Smartphone personale, a patto che i suoi genitori possano seguirlo con l’app Find My Friends, che consente la geolocalizzazione del telefono da un altro telefono. Non è una cosa che piace ai teenager, che cercano di non dare ai genitori il permesso di «pedinarli», ma che è spesso oggetto di trattative per ottenere qualcosa.
Le possibilità a disposizione per l’uso dello Smartphone sono tante quante sono le attività di una persona nei vari campi sociali, economici, lavorativi e di divertimento. Dal personal trainer allo psicanalista, dal coach professionale al maestro di yoga, moltissime cose possono essere gestite e pagate da un’app.
E se proprio avete bisogno di avere in mano il vecchio vile denaro, non vi serve più neppure la carta del Bancomat: è tutto in un’app, basta avvicinare il telefono al sensore della cassa automatica e arrivano i dollari. Ma a che cosa vi servono?