“Paula” di Isabel Allende. Quando il racconto del dolore diventa aiuto per gli altri

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Di Giancarlo Perego

Scandali politico-sessuali, specchi per ricchi guardoni, fede, spiriti, amori, fiori e manganelli avrete Paula, il libro di Isabel Allende: parole di una madre che per un anno veglia sulla figlia in coma, raccontando la sua vita e quella di una famiglia un po’ sui generis, imperfetta, difficile, ma come le nostre. Sapevate che negli anni sessanta c’era già il wrestling?

Foto: biography.com

«All’alba di domenica 6 dicembre, in una notte prodigiosa in cui si aprirono i veli che celavano la realtà, Paula è morta. Erano le 4 del mattino. La sua vita si è arrestata senza lotta, ansia o dolore, nel suo trapasso ci sono stati solo pace e l’amore assoluto di noi che le siamo accanto. È morta nel mio grembo, circondata dalla sua famiglia, dai pensieri degli assenti e dagli spiriti dei suoi antenati che sono accorsi in suo aiuto…». Qualche dubbio su come condurre la nostra esistenza ci percorre ogni giorno, ma non vi è dubbio che il triste, inesorabile momento in cui il Fato vorrà farci cambiare sembianze, tutti vorremmo andarcene così: «Adios Paula mujer. Bienvenida, Paula, espiritu». Nulla vi è di più personale del dolore. La perdita di un figlio è forse il più oscuro e difficilmente elaborabile. Dove, chi, straordinariamente empatico o indagatore della dinamiche della mente, può entrare e recare conforto.

Isabel Allende. Foto: biography.com

Ci sono persone eccezionali, però: coloro in possesso del dono di sintetizzare attraverso un canale espressivo ciò che per noi è solo frustrazione, disperazione cieca, senso di colpa. Isabel lo fa: usa il dono per scrivere della morte di sua figlia ventottenne, preceduta da una lunga agonia provocata dalla porfiria. In che modo lo fa? L’unico: attraverso la vita, in un flashback di esistenze. La denuncia politica e sociale in un contesto storicamente lontano, ma così vicino nel dramma dell’ordinaria banalità di un errore, di una leggerezza. Un mero sciopero del personale ospedaliero, un errore, il degrado sono contingenti, ma quando stai cercando di curare e far curare la persona più preziosa per te, è pesante da sopportare, ti porta al limite. Sono appunti privati, scritti in una camera d’albergo, un riassunto della pagina di ogni giorno, non per essere pubblicati, solo per andare avanti. Le insistenze dei più intimi hanno spinto la scrittrice a dare alle stampe i suoi pensieri su fogli gialli. Questo per dire che non vi sono giudizi, pregiudizi, insegnamenti. Solo se volete: condivisione.

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