Cyberbullismo – Quando un “like” non mi piace nemmeno tanto

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Di Irene Nembrini

Internet è il posto dove tutti possono dire tutto: ciascuno ha il suo spazio personale, che sia una pagina o una bacheca, dove esprimersi liberamente e condividere contenuti di qualsiasi tipo. Abbiamo ben pochi limiti all’utilizzo della rete, e quando ci sono, si tratta solitamente di linee guida e regolamenti poco restrittivi: ciò ha fatto sì che internet sia diventato uno dei mezzi di comunicazione preferiti in tutto il mondo. Libertà di fare qualsiasi cosa in qualsiasi momento, chi vorrebbe farne a meno? Questa libertà, come tutte le cose, ha un prezzo; un prezzo che però sta aumentando in maniera vertiginosa. Il proverbio dice «il troppo stroppia», e anche in questo caso è così: troppa libertà fa male, a noi e agli altri. L’odio che sembra aver pervaso la rete negli ultimi anni, non è altro che un prodotto di questa libertà sconfinata e di un altro dettaglio, che spesso l’utente medio non considera.

La maniera più immediata di esprimersi online è l’approvazione: Facebook ha reso popolare il cosiddetto like, mi piace, e moltissimi altri social network e siti di ogni tipo hanno seguito a ruota il suo esempio. Il problema è che Facebook non ci lascia un tasto non mi piace. La nostra principale reazione è mostrare approvazione attraverso un gesto meccanico e ripetitivo: essere d’accordo è la normalità e, volenti o nolenti, abbiamo iniziato a cercare costantemente l’appoggio altrui in quei pollici in su, in quel numerino scritto sotto ai nostri post.

Siamo arrivati al punto in cui saper dire «non mi piace» significa distinguersi dalla maggioranza e andare contro corrente; commenti al vetriolo e frasi pungenti sono ormai diventati all’ordine del giorno pur di spiccare tra le migliaia di reazioni di un post, tanto che ormai non fanno più scalpore. Negli ultimi tempi è sempre più comune trovare sui giornali casi di violenza verbale, il cosiddetto cyberbullismo, in cui persone di ogni tipo, da ragazzi e persone comuni al Presidente Mattarella, si ritrovano bersaglio di insulti da parte di altri utenti la cui identità è spesso nascosta dietro a profili falsi. Barricati dall’anonimità e nascosti al di là di uno schermo, con la possibilità di dire ciò che vogliamo senza temere conseguenze, ma con la disperata voglia di farci notare tra quasi tre miliardi di utenti, che sia attraverso dei mi piace o con una frase carica di insulti: ed ecco che quei mi piace, in realtà, non ci piacciono poi più di tanto.

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