Ricerca. Se ti informi hai meno paura – L’esperienza di Stefania

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Illustrazione in evidenza di Giancarlo Caligaris

Era un Paese dove i verbi ricercare, cercare, non venivano usati per cercare funghi, tartufi, pepite d’oro, non venivano usati per cercare sconti, offerte speciali, né per cercare di battere record, sconfiggere, annientare, né per cercare di conquistare terre regioni nazioni pianeti. In quel Paese tutti cercavano e ricercavano solo farmaci vaccini miracoli per sconfiggere morbi virus batteri ecc. e ci riuscivano, ci riuscivano! Le malattie diminuivano a vista d’occhio, gli ospedali si svuotavano, le lenzuola restavano sole.

Vivian Lamarque

Di Stefania Spadoni

Il fatto è che quando ti ammali non assumi solo farmaci, ma una grande, grandissima consapevolezza. E nel mio caso il lungo percorso ha fatto sì che io potessi entrare dentro molte dinamiche legate al tema salute e ricercaCerto, quando le cose ti riguardano in prima persona sembra tutto più interessante, ma in questi anni ho consolidato un pensiero che già era incluso nel mio modo di essere e di approcciarmi alla vita e che in una situazione critica si è rafforzato ed ha assunto piena ragione d’essere: se ti informi hai meno paura.

Illustrazione di Giancarlo Caligaris

Ora immaginate un giornale che da quattro anni è vicino al tema medicina, ospedali, ricerca e innovazione e ci è vicino perché è dentro le cose che accadono, grazie a chi le vive in prima persona e decide di condividerle, di raccontarle con autorevolezza perché non solo è spettatore, ma protagonista, perché magari la ricerca per lui non è solo un bel progetto, ma qualcosa che gli salva la vita. Il Bullone: lavoro, scrivo e leggo un giornale che decide di chiedere, di indagare, di sapere e soprattutto di dare voce ad argomenti che spesso non ne hanno. In questi anni Il Bullone ha incontrato e intervistato medici e ricercatori che sono fondamentali per la crescita del nostro Paese, per il nostro vivere e che ci hanno detto, ad esempio, che avere un figlio dopo un tumore si può se si vuole, o per lo meno ci si può provare; che l’HIV è una malattia che si può controllare e prevenire, con la quale si può convivere e con la quale si può interagire; che l’anoressia non è solo un capriccio, ma una vera e propria malattia. Tre anni fa Il Bullone ha organizzato un congresso «La Bella Medicina», in cattedra questa volta c’erano i B.Livers e in platea molti primari come i professori Jankovic, Fossati, Bellani, Daolio, Biondi, Biagi, ai quali i ragazzi hanno rivolto domande, dubbi, osservazioni sul rapporto fra medico e paziente e sull’approccio alla cura. Non è scontato. Non sempre il paziente è in una posizione di confronto e di possibilità e non sempre il medico è «obbligato» all’ascolto. E allora ben venga la messa in scena coi nostri B.Livers col camice in una sorta di inversione di ruoli nei quali, anche la parte più «fragile» può insegnare qualcosa a chi possiede competenze e responsabilità. Ma forse una delle più belle esperienze che Il Bullone sa fare, è trasformare la sua riunione di redazione, in una riunione di relazione e farlo dentro agli ospedali, insieme a chi è lì per forza, a chi non può uscire, o semplicemente insieme a chi ha bisogno di una relazione, che sia un punto d’ancoraggio per confrontarsi e capire che insieme è più facile, è una forza che squarcia la fragilità. 

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