Terza Guerra Mondiale – Cosa ci dovrebbe spingere ad agire per la pace?

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Foto in evidenza di Gabriele Micalizzi

Di Giancarlo Perego

Gli americani uccidono con un drone, a Baghdad, il generale iraniano Quasem Soleimani. Trump lo annuncia sui social. L’Iran minaccia una terza guerra mondiale, i giornali pubblicano titoli sui venti di guerra in Medio Oriente. C’è chi ha paura e chi no. Si torna a sparare. Minacce, manifestazioni oceaniche, bandiere bruciate, slogan d’odio. Inoltre possiamo aggiungere, legati da un filo rosso invisibile, anche la Siria, lo Yemen, la Libia. Quante piccole grandi guerre. Immagini Tv con mitra e Suv che sembrano carri armati. Perché lì? Perché si spara da tempo? Le divisioni sciiti e sunniti, il petrolio, la religione, il nucleare, il potere sul Mediterraneo, etc., etc., e noi?

C’è chi dice «me ne frego» e chi dice «mi interessa, mi interessano gli altri». Una cosa che accade sotto casa ci interessa, l’altra che avviene a migliaia di chilometri di distanza, non ci interessa. Lontananza e vicinanza.
Allora il Bullone nell’ultima riunione di redazione ha voluto affrontare il tema, un tema sicuramente complesso. Difficile schierarsi, ma doveroso dire no alla morte, alla violenza, ai soprusi.

Le pagine seguenti sono il frutto della discussione avvenuta durante la nostra riunione. Abbiamo cercato di capire le differenze tra i Paesi arabi sciiti e quelli sunniti, l’analisi di un territorio così ricco di petrolio e di contrapposizioni. E chi era quel generale iraniano ucciso nell’attentato a Baghdad. Un terrorista o un moderno Che Guevara? È stato descritto in diversi modi.

Noi del Bullone siamo per la libertà, siamo per la partecipazione, siamo per la condivisione delle decisioni, siamo per un’informazione continua e corretta. Arricchire il mondo di valori e di sapere per cominciare ad agire. Non si può stare fermi davanti alla morte di centinaia di migliaia di persone, bambini compresi. Assistiamo a un silenzio assordante. Il nostro silenzio ci fa pensare. È giusto? Perché?  Cominciamo a parlarne… e a farvi vedere le immagini scattate dal foto-giornalista, Gabriele Micalizzi, durante i suoi viaggi al fronte. Immagini forti, ma lontane. Ci colpiscono? Qual è il rapporto tra riflessione e azione? Se lo domanda una B.Liver. Se è tutto interconnesso, perché non agiamo?  Vicino e lontano. Una B.Liver ha cercato una soluzione. «Mi piace credere che l’antidoto a questo dilemma vicino/lontano, sono le storie. Le storie ridimensionano lo spazio. Accorciano le distanze tra micro e macro, tra chi ha sbattuto la faccia contro quel dolore e chi non ne è stato ancora seriamente colpito». C’è verità in questo, ma la risposta immediata è un’altra cosa. Dobbiamo imparare a interrogarci. E a decidere. Intanto in più parti del mondo si spara, si uccide, si violenta.

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