Foto in evidenza di Momčilo Janković (Foto: YouTube/screenshot) – https://www.ekapija.com
I ragazzi del Bullone per le esperienze che hanno vissuto sono sempre stati vicini ai loro angeli custodi: i medici e gli infermieri che li hanno curati. Ora il mondo sta riscoprendo questi professionisti del bene che stanno combattendo contro l’invisibile virus
Di Francesca Bazzoni
Per Il Bullone On Air abbiamo intervistato un caro amico dei B.Liver, il dottor Momcilo Jankovic, pediatra ematoncologo presso il Centro Maria Letizia Verga di Monza che ha dedicato la sua vita alla cura dei tumori infantili, concentrandosi anche sugli aspetti psicologici e psicosociali della malattia e della guarigione. Siamo al tempo del coronavirus, la realtà che si vive oggi nel suo reparto «non è cambiata» inizia a raccontarci, «nella quotidianità delle terapie. Abbiamo ridotto drasticamente le visite ambulatoriali delle altre patologie ematologiche e scaglioniamo le attese, ma chi è sottoposto a chemioterapie attive ha mantenuto, con i dovuti riguardi, le cure necessarie; l’alto livello di attenzione che hanno i nostri pazienti ha aiutato a difenderli dall’infezione virale».
La paura c’è, ma proprio i suoi pazienti gli hanno insegnato che nella vita bisogna osare. Ci si arma di buon senso e si continua con le dovute precauzioni. «La paura fa parte di noi, poter guadagnare la vita è più importante di tutti i sacrifici che si possono fare. Per quanto riguarda gli affetti non è semplice, la condizione attuale ci costringe alla lontananza, dobbiamo lasciare il malato da solo. Niente può sopperire alla vicinanza dei propri cari, ma purtroppo dobbiamo accettare questi limiti: è l’unico modo per prevenire e salvaguardare la salute di tutti».
Il virus ha colto di sorpresa tutti, anche i medici. E la domanda è spontanea, cosa si sarebbe potuto fare di diverso per affrontare il virus? «Inizialmente sembrava una banale influenza, poi si è scoperto che attacca elettivamente i polmoni, provocando una polmonite interstiziale molto pericolosa, o una tromboembolia, un danno vascolare trombotico che favorisce l’insufficienza cardiorespiratoria e porta più facilmente alla morte».
«Solo recentemente» continua il dott. Jankovic, «è stata introdotta una terapia preventiva anticoagulante per scongiurare questo rischio». I medici purtroppo non possono garantire il 100% delle guarigioni, se si è fatto al meglio il proprio lavoro, non ci si può ritenere responsabili. L’unico rammarico del pediatra è che negli ultimi anni siano stati fatti molti tagli alla sanità, anche ingiustificati. Bisognerebbe tenere sempre presente la possibilità di emergenze ed essere quindi preparati ad affrontarle.
Rispetto alla comunicazione per il dott. Jankovic il più grosso errore è stato l’aver spaventato in maniera esagerata la gente, preso «l’attenzione con la paura atteggiamento che, come medico, non approvo. Anche nelle situazioni più drammatiche della malattia io cerco di non spaventare il paziente ma di responsabilizzarlo, di parlare in termini positivi per iniziare una lotta, e così anche noi andavamo responsabilizzati».
Che c’è un rimbalzo di notizie che confonde e porta caos, molte vengono riportate senza essere filtrate. Sono saltate fuori terapie che possono essere d’aiuto, ma non risolutive, tante notizie false e suggestioni che lasciano perplessi sulla veridicità delle informazioni e dell’applicazione reale che viene fatta. «È importante stare molto attenti alle fonti». Molti medici hanno perso la vita… «È il nostro lavoro, come per i pompieri e le altre risorse che vengono impiegate in casi di emergenza. In questo caso è stata la sanità ad essere coinvolta. È il rischio del mestiere, come c’è sempre stato, mi addolora ma non mi sconvolge perché fa parte del nostro lavoro. Il virus non fa sconti a nessuno».
Lo sguardo va al futuro, tutti ci chiediamo cosa succederà. «Quando il virus ha iniziato a colonizzare, ha trovato una popolazione impreparata e priva di anticorpi. Ora si valutano i soggetti che li hanno sviluppati e anche se questo tasso anticorpale non rimarrà totalmente protettivo nel tempo, limiterà in parte disseminazioni come questa in caso di altre ricorrenze. Il vaccino sarà l’unica vera terapia efficace che, ripetuta periodicamente come la vaccinazione antinfluenzale, potrà garantire un tasso di protezione adeguato. La ripresa creerà paura e diffidenza da parte della gente, col tempo si comincerà a dimenticare e si tornerà alla normalità, ma sarà un processo lungo. Esperienze del genere possono insegnare e questa si rifletterà nella nostra modalità di vita, comportamentale, attitudinale e di lavoro; occorre mettersi nell’ottica di imparare. La gente forse pretende di farlo subito ed è sbagliato, nella mia vita molte cose le ho imparate meditandole nel tempo. In questo i ragazzi guariti posso esserci d’esempio».