Art. 77. Il Governo non può, senza delegazione delle Camere, emanare decreti che abbiano valore di leggeordinaria. Quando, in casi straordinari di necessità e d’urgenza, il Governo adotta, sotto la sua responsabilità, provvedimenti provvisori con forza di legge, deve il giorno stesso presentarli per la conversione alle Camere che, anche se sciolte, sono appositamente convocate e si riuniscono entrocinquegiorni. I decreti perdono efficacia sin dall’inizio, se non sono convertiti in legge entro sessanta giorni dalla loro pubblicazione. Le Camere possono tuttavia regolare con legge i rapporti giuridici sorti sulla base dei decreti non convertiti. Questo articolo ha una curiosità: parte con una negazione per rafforzarne il concetto. La Costituzione consente al Governo la possibilità, anche se temporanea, di sostituirsi al Parlamento emanando Decreti Legge che se approvati entro sessanta giorni dalle Camere, diventano leggi dello Stato. Nonostante sia stato concepito per un raro utilizzo, è divenuto poi una consuetudine. L’idea originale era quella di usare questa possibilità in casi molto specifici e di assoluta urgenza, come ad esempio le calamità naturali o altri eventi straordinari. Tutto ciò è nato per la difficoltà e la lungaggine burocratica legislativa del Parlamento. Questo ha comportato però, uno snaturamento delle funzioni parlamentari, relegando le Camere alla semplice ratifica o bocciatura, togliendo di fatto una funzione importantissima che è la discussione parlamentare delle leggi. Per contro v’è da dire che l’utilizzo sproporzionato degli emendamenti, da parte delle opposizioni, ha creato delle tempistiche assolutamente insostenibili. Il forte contrasto tra la lentezzaburocratica e le necessità socioeconomiche ne ha giustificato l’intenso utilizzo. Nel tempo, questa pratica si è trasformata in un modus operandi. Tutto ciò ha creato non poche polemiche e discussioni con ben tre interventi della Corte Costituzionale (1996/2007/2008) per riportarne l’utilizzo all’accezione originale, peraltro disattesa. Non solo, le polemiche sono sorte anche a causa di quei Decreti Legge che non sono stati convertiti, oppure sono stati sostituiti da Leggi simili ma non uguali, ponendo la questione della retroattività della norma. Insomma, non pochi problemi e molto lavoro per i Costituzionalisti. Forse più di altri questo articolo ci fa capire quanto difficile e complesso sia l’uso della «Democrazia».
IL COMMENTO
Di Edoardo Heremberger
Ve lo dico sinceramente, per capirci qualcosa ho dovuto leggere l’articolo in questione cinque volte, e ancora non sono sicuro al cento per cento di aver capito tutto.
Parto dalle mie colpe. In materia giuridica, costituzionale e politica ho sicuramente delle lacune importanti, e non dispongo dei pre-requisiti necessari per poter commentare un bel niente.
Una volta riconosciuti i miei limiti mi sento di chiedere a me stesso quanti esponenti della nostra classe politica siano in grado di comprendere e trattare con serenità gli argomenti costituzionali, e di conseguenza tutte quelle cose che in teoria dovrebbero fare per, come si suol dire, «mandare avanti un Paese».
Certo, la classepolitica, obietterà qualcuno, è lo specchio del popolo; io qui comincio a essere in disaccordo, perché ritengo che per prendere decisioni per un’intera nazione si debba essere di gran lunga più colti ed educati (nel senso scolastico della parola) del popolo, per poter dire, anche con un po’ di arroganza, «le decisioni riguardanti l’Italia le prendiamo noi, voi occupatevi del vostro».
Così come non si diventa medici su google, non credo si diventi politici negli stadi.
Premesse fatte, mi sento di dire che questo fatidico articolo 77 mi sembra essere un cane che si morde la coda; in che senso? Nel senso che si dice che X non può fare una cosa se non approvata da Y, ma allo stesso tempo, se si tratta di una situazione di emergenza, X può fare quello che vuole purché lo faccia sapere per tempo a Y. Se, nonostante tutto, X non dovesse informare Y per tempo, allora tutte le misure prese da X verranno annullate (e quindi l’emergenza resta o si annulla con i provvedimenti?). Alla fine però, Y può decidere di far andar bene anche le cose che arrivano in ritardo, così giusto perché tutti siano contenti.
Insomma, tutti fanno tutto e nessuno fa niente.
Certo, forse dovrei leggere gli articoli precedenti a quello in questione prima di poter fare dei ragionamenti, ma comunque se la prima impressione è quella che conta, tolti i primi dodici articoli che tutti sanno che tutti studiano e che tutti ammirano, la costituzione mi sembra un bel casino; e da bravo insolente mi chiedo se non valga la pena far sedere a un tavolo qualcuno (che sia informato in materia di economia, finanza e politica), prendere in mano questa costituzione e, salvati i dodici articoli sacri (manco fossero i dieci comandamenti), provare a riscriverla per renderla coerente coi tempi moderni, possibilmente un po’ più semplice e un po’ più chiara.
Perché, diciamocelo, quello che andava bene 73 anni fa dopo quasi mezzo secolo di guerre mondiali, non sono certo che possa funzionare oggi, in un mondo che è radicalmente cambiato.
Spero di non aver offeso nessuno, e chiedo comunque perdono per la mia ignoranza.
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Commento all’articolo 77 della Costituzione – Governo con poteri straordinari
Illustrazione in evidenza di Stefania Cavatorta
Di Ivan Gassa
Art. 77. Il Governo non può, senza delegazione delle Camere, emanare decreti che abbiano valore di legge ordinaria.
Quando, in casi straordinari di necessità e d’urgenza, il Governo adotta, sotto la sua responsabilità, provvedimenti provvisori con forza di legge, deve il giorno stesso presentarli per la conversione alle Camere che, anche se sciolte, sono appositamente convocate e si riuniscono entro cinque giorni.
I decreti perdono efficacia sin dall’inizio, se non sono convertiti in legge entro sessanta giorni dalla loro pubblicazione. Le Camere possono tuttavia regolare con legge i rapporti giuridici sorti sulla base dei decreti non convertiti. Questo articolo ha una curiosità: parte con una negazione per rafforzarne il concetto. La Costituzione consente al Governo la possibilità, anche se temporanea, di sostituirsi al Parlamento emanando Decreti Legge che se approvati entro sessanta giorni dalle Camere, diventano leggi dello Stato. Nonostante sia stato concepito per un raro utilizzo, è divenuto poi una consuetudine. L’idea originale era quella di usare questa possibilità in casi molto specifici e di assoluta urgenza, come ad esempio le calamità naturali o altri eventi straordinari. Tutto ciò è nato per la difficoltà e la lungaggine burocratica legislativa del Parlamento. Questo ha comportato però, uno snaturamento delle funzioni parlamentari, relegando le Camere alla semplice ratifica o bocciatura, togliendo di fatto una funzione importantissima che è la discussione parlamentare delle leggi. Per contro v’è da dire che l’utilizzo sproporzionato degli emendamenti, da parte delle opposizioni, ha creato delle tempistiche assolutamente insostenibili. Il forte contrasto tra la lentezza burocratica e le necessità socioeconomiche ne ha giustificato l’intenso utilizzo. Nel tempo, questa pratica si è trasformata in un modus operandi. Tutto ciò ha creato non poche polemiche e discussioni con ben tre interventi della Corte Costituzionale (1996/2007/2008) per riportarne l’utilizzo all’accezione originale, peraltro disattesa. Non solo, le polemiche sono sorte anche a causa di quei Decreti Legge che non sono stati convertiti, oppure sono stati sostituiti da Leggi simili ma non uguali, ponendo la questione della retroattività della norma. Insomma, non pochi problemi e molto lavoro per i Costituzionalisti. Forse più di altri questo articolo ci fa capire quanto difficile e complesso sia l’uso della «Democrazia».
IL COMMENTO
Di Edoardo Heremberger
Ve lo dico sinceramente, per capirci qualcosa ho dovuto leggere l’articolo in questione cinque volte, e ancora non sono sicuro al cento per cento di aver capito tutto.
Parto dalle mie colpe. In materia giuridica, costituzionale e politica ho sicuramente delle lacune importanti, e non dispongo dei pre-requisiti necessari per poter commentare un bel niente.
Una volta riconosciuti i miei limiti mi sento di chiedere a me stesso quanti esponenti della nostra classe politica siano in grado di comprendere e trattare con serenità gli argomenti costituzionali, e di conseguenza tutte quelle cose che in teoria dovrebbero fare per, come si suol dire, «mandare avanti un Paese».
Certo, la classe politica, obietterà qualcuno, è lo specchio del popolo; io qui comincio a essere in disaccordo, perché ritengo che per prendere decisioni per un’intera nazione si debba essere di gran lunga più colti ed educati (nel senso scolastico della parola) del popolo, per poter dire, anche con un po’ di arroganza, «le decisioni riguardanti l’Italia le prendiamo noi, voi occupatevi del vostro».
Così come non si diventa medici su google, non credo si diventi politici negli stadi.
Premesse fatte, mi sento di dire che questo fatidico articolo 77 mi sembra essere un cane che si morde la coda; in che senso? Nel senso che si dice che X non può fare una cosa se non approvata da Y, ma allo stesso tempo, se si tratta di una situazione di emergenza, X può fare quello che vuole purché lo faccia sapere per tempo a Y. Se, nonostante tutto, X non dovesse informare Y per tempo, allora tutte le misure prese da X verranno annullate (e quindi l’emergenza resta o si annulla con i provvedimenti?). Alla fine però, Y può decidere di far andar bene anche le cose che arrivano in ritardo, così giusto perché tutti siano contenti.
Insomma, tutti fanno tutto e nessuno fa niente.
Certo, forse dovrei leggere gli articoli precedenti a quello in questione prima di poter fare dei ragionamenti, ma comunque se la prima impressione è quella che conta, tolti i primi dodici articoli che tutti sanno che tutti studiano e che tutti ammirano, la costituzione mi sembra un bel casino; e da bravo insolente mi chiedo se non valga la pena far sedere a un tavolo qualcuno (che sia informato in materia di economia, finanza e politica), prendere in mano questa costituzione e, salvati i dodici articoli sacri (manco fossero i dieci comandamenti), provare a riscriverla per renderla coerente coi tempi moderni, possibilmente un po’ più semplice e un po’ più chiara.
Perché, diciamocelo, quello che andava bene 73 anni fa dopo quasi mezzo secolo di guerre mondiali, non sono certo che possa funzionare oggi, in un mondo che è radicalmente cambiato.
Spero di non aver offeso nessuno, e chiedo comunque perdono per la mia ignoranza.
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