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Il progetto Cicatrici rappresenta un’occasione per guardarsi dentro. Mostrare le proprie ferite, conseguenza di una malattia, non è semplice. Ancor meno semplice è mostrare le cicatrici più profonde. Non siamo solo fatti di carne, abbiamo anche un’anima
e questa, purtroppo, può ferirsi proprio come la materia. Ho fatto un po’ fatica a trovare le cicatrici della mia anima, non perché non ne avessi, ma perché si sono sempre nascoste molto bene. Quindi ho colto l’occasione di questo progetto per capire qualcosa di più su me stessa, oltre che per avere un grande, toccante momento di condivisione. La mia opera vuole rappresentare il buio. Essa, infatti, è composta da un cilindro nero che non ha caratteristiche antropomorfe come le altre Veneri. Il buio per me significa lo smarrimento e il panico che si può provare quando ci si sente completamente persi. Per riaccendere la luce e ritrovare la propria strada basta davvero poco: un sorriso, l’abbraccio di un amico. Quel gesto rappresenta la luce che si accende nella mia opera e mostra tutta la bellezza della Venere.
The Lamp
The Scars project represents a chance to look inside yourself. Showing your own scars caused by an illness is not easy. Even harder is showing the deeper scars. We are not made of flesh alone, we also have a soul and this, sadly, can be hurt just as much as the body. It was quite an effort to find the scars on my soul, not because I didn’t have them, but because they are always well hidden. So I took advantage of this project to understand a bit more about myself, in addition to having a really moving moment of sharing. My artwork wants to represent the dark. In fact, it is made up of a black cylinder that does not show human characteristics like the other Venuses. Darkness means, for me, the confusion and panic you can feel when you feel completely lost. It does not take very much to turn the light back on and find your way again: a smile, a friendly hug. That gesture is the light that comes on in my artwork and shows all the beauty of Venus.
