Di Cinzia Farina
In una Milano estiva, dove il cielo particolarmente azzurro si specchiava nella suggestiva piscina dei Bagni Misteriosi, è stato presentato il libro Il Mistero Della Notte. Una Diagnosi Per Michelangelo, di Giangiacomo Schiavi.
Il viaggio ha inizio con la voce emozionante di Ivana Monti, sullo sfondo l’acqua, la natura e il teatro Franco Parenti, che sembrano fondersi insieme.
La Notte Di Michelangelo
Un medico di fama internazionale, padre della moderna oncologia, alla vigilia di un convegno che chiude una brillantissima carriera, decide di affrontare la sfida che lo appassiona da quando ha visto la statua de La Notte di Michelangelo, a Firenze.
In quell’immagine della femminilità imperfetta, che successivamente lo segue tra le diapositive mostrate a suoi congressi, il grande oncologo, legge un dolore inespresso, un’inconsapevole malattia.
Il tutto ebbe inizio anni prima, quando un oncologo e un archeologo americani si presentarono da lui, per avere un suo illustre parere sulla Notte; erano certi che dietro l’imperfezione del seno sinistro si nascondesse un tumore. All’inizio l’oncologo fu titubante della proposta, ma poi accettò la sfida e iniziò a studiarla. Dopo solo due giorni firmò il verdetto: «carcinoma mammario localmente avanzato».

Un Seno Asimmetrico
Quella donna disegnata sul marmo presentava un’anomalia, un seno asimmetrico, forse malato, che dà all’opera un aspetto inconsueto per la perfezione del maestro del Rinascimento.
La Notte per lui non era solo una statua. Custodiva un messaggio che oltrepassava l’arte, riusciva a parlare a tante donne, quelle operate al seno, a quelle che temevano di perdere la loro bellezza, e interrogava i medici.
Si sentiva felice in quel tempo sospeso nel quale la fantasia superava la realtà, sognando e progettando una medicina, nella quale la figura del medico era un insieme di saperi, scienza, coscienza e soprattutto tanta umanità.
La Normalità Del Male
Il grande oncologo pensava che quell’immagine poteva rappresentare per tante donne un suggerimento a non «oscurarsi», ad andare oltre l’esteriorità del proprio corpo malato.
La Notte era il simbolo di una «traversata» alla quale dava ogni tanto un nome. Era la voce di Caterina, era il messaggio disperato di una madre, il pianto di un marito, l’angoscia di tanti genitori. Era la normalità del male che impone di accettare una sfida.
Era un medico d’azione che non sprecava tempo, voleva vincere il cancro e si era dato una regola come i generali prima della battaglia. Conta la diagnosi tempestiva, la capacità di affrontare la sofferenza fisica e psicologica, conta l’aiuto del medico e chi c’è intorno per affrontare la traversata.
Per impostare una diagnosi credibile sulla Notte, sviluppò un lavoro multidisciplinare, consultando medici, filosofi, archeologi. Per l’oncologo la Notte è stato come l’incontro con l’incerto e la felicità di cui possiamo fare esperienza, è accettare la nostra imperfezione, le nostre cicatrici.
Alla presentazione del libro sono intervenuti il dottor Momcilo Jankovic, che ha sottolineato quanto sia importante il modo di comunicare la diagnosi; di come un sorriso non guarisca, ma aiuti il paziente ad attraversare il tunnel della malattia. Il filosofo Salvatore Veca, che ha parlato di come l’imperfezione rientri nel coro di luce della bellezza.
Il dottor Nicola Montano, che spiega da internista come bisogna ricomporre i «pezzi del puzzle» per arrivare a una diagnosi. Il tutto sempre governato dall’incertezza.
La diagnosi in fondo è una probabilità che si avvicina alla certezza.