La pandemia ha messo in ginocchio un settore già di per sé precario, ma che è fondamentale per l’economia del nostro Paese: la cultura…
In questi mesi, l’abbiamo ribadito più volte, ci siamo dovuti fermare. Chi più, chi meno. Tra i settori più colpiti dall’emergenza Covid vi è sicuramente la cultura. Teatri chiusi, musei serrati, sale cinematografiche e librerie con le saracinesche abbassate e tutte le maestranze a casa, senza la possibilità di fare smartworking. Migliaia di operatori e di professionisti – molti dei quali senza indennità alcuna – lasciati a casa, fino a data da destinarsi.
Un Settore Già Precario
Non possiamo nasconderci dietro un dito: la pandemia ha messo in ginocchio un settore già di per sé precario, ma che è fondamentale per l’economia del nostro Paese e anche per la qualità della vita del singolo. Questi mesi complessi ce l’hanno ben mostrato: la cultura, insieme alla panificazione, è ciò che più ci ha tenuti impegnati tra le nostre mura; tra la lettura di un libro e la visione di un film o di una serie tv, la giornata scorreva più velocemente.
L’ Accesso Ai Servizi
Tante realtà si sono mosse, reinventandosi, per continuare a rendere fruibili i propri servizi e contenuti: penso alla Cineteca di Milano, che ha reso disponibile l’accesso gratuito al proprio archivio storico; penso alla Fondazione Pistoia Musei che, settimanalmente, sempre gratuitamente, ha dato la possibilità di vedere un film d’autore direttamente sul proprio computer; penso alle visite virtuali in tanti musei del mondo, tra cui gli Uffizi di Firenze e la Peggy Guggenheim Collection di Venezia; penso alle dirette Instagram giornaliere de La Triennale di Milano; penso ai film usciti direttamente sulle piattaforme streaming e a quelle famiglie che, al costo di pochi euro, hanno potuto vedere tutti insieme, sul divano di casa propria, lo stesso film… L’elenco è infinito e non continuo con la lista perché sicuramente dimenticherei qualcuno.
Rafforzare E Regolarizzare La Cultura
Insomma, l’arte e la cultura non ci hanno pensato due volte a cambiare veste, ma non per tutti è stato così semplice. Le realtà più piccole, infatti, non avevano i mezzi per trasformarsi, si sono dovute fermare e chissà se mai potranno riprendere le proprie attività. E il fatto che per quelle più strutturate che hanno avuto il coraggio, e soprattutto i fondi economici, per permettersi di fare un passo in più, non significa che l’emergenza sanitaria non abbia portato alla luce difficoltà finora conosciute ma nascoste semplicemente sotto il tappeto e contraddizioni che affliggono l’ecosistema culturale. Ed è ora di fare pulizia.
Questo momento storico deve essere prima di tutto un’opportunità per rafforzare e regolarizzare un settore troppo spesso abbandonato a se stesso: c’è bisogno di un piano strutturato, chiaro e definito, con azioni e supporti idonei, che sia in grado di affrontare tutte le criticità del caso, come d’altronde succede per qualunque altro settore cui venga richiesto di contribuire attivamente alla crescita del PIL. Per produrre «valori», oltre che fatturato, è necessario che sul posto di lavoro ci siano le giuste condizioni: se i luoghi di cultura sono stati i primi ad essere chiusi, ora – con la stessa prontezza – si dovrà essere in grado di sostenerli e capire qual è il modo migliore per farli ripartire.
Comunicazione E Social
Dall’altra parte, il fatto che molte produzioni e mostre siano saltate, ponendo musei, cinema, teatri nella condizione di dover rinunciare al rapporto con il pubblico, potrebbe essere un’occasione per ripensare i luoghi culturali in una chiave diversa, per mantenere comunque aperte le proprie porte e per essere non solo «contenitori», ma diffusori di bellezza. La comunicazione, in questo senso, potrebbe essere una chiave di svolta. I social, che ci piaccia o meno, fanno sempre più parte della nostra quotidianità: allora perché non rivedere le modalità di contatto con i cittadini e i potenziali visitatori?
Occasioni Formative
Per quanto rimanga una grande fan della sala cinematografica e di una visita «vera» alle stanze museali, è indubbio che questi mesi ci abbiano fatto comprendere quanto vantaggio potremmo trarre dalla tecnologia, che non possiamo più escludere. Sfruttiamola nelle scuole, nelle università, creando occasioni formative ed educative (extra)ordinarie: i luoghi di cultura devono superare i propri confini fisici. E se realtà come il teatro hanno necessariamente bisogno di quella connessione con il pubblico che si viene a creare solo dal vivo, facciamo sì che gli esperimenti di questi mesi servano come trampolino di lancio per una nuova strategia. Performance teatrali in piazza, proiezioni cinematografiche all’aperto, lezioni d’arte all’aperto: che spettacolo!
Questo tempo surreale non può scivolarci tra le mani, ma deve servire a riflettere davvero sul ruolo che vogliamo affidare alla cultura e a valorizzare il nostro immenso patrimonio. E il primo passo da compiere è proprio riconoscerlo, questo valore, per riuscire a difenderlo e a diffonderlo.