Affrontare La Malattia Insieme. Amore, Scuola E Amicizia

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malattia e scuola
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Di Giada De Marchi

Affrontare la malattia non è solo difficile per noi, ma anche per chi ci sta intorno. Nonostante nel mio caso essa abbia significato un grosso riavvicinamento con la mia famiglia, a livello di relazioni esterne andò tutto male. Premetto che prendere la scelta di stare accanto a una persona malata non è semplice, anzi, ma sono sicura che nonostante le difficoltà una relazione simile possa regalare davvero tante emozioni.

Quando Ti Ammali a Quattordici Anni

Avevo solo quattordici anni quando mi ammalai, all’epoca non avevo nessuno, se non il mio primo ragazzo, di tre anni più grande di me, stavamo insieme già da quasi un anno quando arrivò la notizia che mi sconvolse la vita. Inizialmente lui accettò la cosa, eravamo entrambi addolorati, ma comunque pronti per ogni situazione, per quanto giovani. Passarono circa due mesi, io avevo appena iniziato la chemio, notavo che qualcosa stava cambiando, lui non voleva più sentire parlare della malattia, se non riuscivo a camminare mi sgridava, era sempre arrabbiato, fino a quando un giorno, arrivò il messaggio dove mi disse che non sarebbe mai riuscito a stare insieme a una «pelata», che ero solo un peso e soprattutto lo rallentavo e non era più felice.

Io ormai ero distrutta, era riuscito a farmi sentire in colpa per qualcosa che io non avevo chiesto, qualcosa che non dipendeva da me. Mi sentivo in colpa per avere il cancro.

Malattia E Vita Sociale

Giugno 2015, ormai ero stata appena lasciata ed ero sola, con la mia condanna.
Mi chiedevo ogni giorno cosa avessi fatto di male, perché a me? 
La malattia avrebbe davvero impedito alla mia vita sociale di esistere? Non lo avrei scoperto fino a cinque mesi dopo, quando iniziai la prima superiore.
Partiamo dal fatto che facevo informatica, di conseguenza in classe ero l’unica femmina, cercavo in tutti i modi di fare amicizia, ma (nonostante fosse abbastanza palese) nascondere la malattia era difficilissimo.

Avevo paura che tutti scappassero da me, mi ripetevo che nessuno avrebbe mai voluto stare insieme a una ragazza così malata. Tre giorni dopo l’inizio della scuola, in ritardo, arrivò in classe una ragazzina con un bellissimo cappello da orsetto e dei capelli rossi lunghissimi.
Per tutte le lezioni successive ci guardammo tutto il tempo, scambiandoci sorrisi. Scattò la campanella, presa dal panico, mi avvicinai lentamente al suo banco, ovviamente in testa solo preoccupazioni: «andrà tutto male», pensavo. Mi presentai talmente tanto timidamente, che neanche mi sentì, alzai la voce: «Piacere io sono Giada». Lei ancora più timida di me, disse il suo nome: «Alessia».

Non Abbiamo Bisogno Di Ignoranza

E chi l’avrebbe mai detto che da lì a oggi sarebbe diventata la mia salvezza quel nome? Iniziammo a uscire ogni giorno dopo scuola, entrambe, tra l’altro, venivamo bullizzate per il nostro aspetto, lei troppo magra, io grassa e pelata. Eravamo un duo bellissimo. Da lì in poi, iniziammo a uscire con un gruppo di ragazzi in Duomo, eravamo tutti amici, tutti ormai sapevano della mia malattia e nessuno ne aveva paura. Ho trovato tantissime persone disponibili ad accettarmi per ogni mio difetto, e ogni mio pregio.

Ero felice, tanto, e a dicembre 2015 mi dissero anche che ero in remissione. Diedi una grande festa invitando tutti. Non abbiate mai paura di ciò che siete, se le persone non vi vorranno nella loro vita per paura di qualcosa che vi sta facendo male, che sia una malattia fisica o mentale, una situazione spiacevole in famiglia o a scuola, o con voi stessi, imparate ad andare avanti, non abbiamo bisogno di ignoranza e altra paura nella nostra vita. Molte persone proveranno pena, compassione o addirittura timore, insegniamo a questi che noi non siamo lo specchio dei nostri problemi, ma che abbiamo un’anima, una personalità e delle emozioni che vanno rispettate.

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