Milano Com’Era Milano Com’È. Dietro I Portoni Tra I Palazzi

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Dietro ai portoni, tra i palazzi e le corti di Milano. Tra lusso e case per operari passando dalle ringhiere

Di Cristina Sarcina

A chi la sa scoprire, Milano riserva piacevoli sorprese. Dietro muri e portoni si celano luoghi inaspettati, cortili nascosti, giardini con alberi secolari, spazi raccolti e silenziosi, vivaci e colorati. Oggi vi porterò alla scoperta di quanto si cela dietro ai portoni di Milano, cercando di sbirciare quella segreta interna bellezza che dà a Milano la fama di città introspettiva e vitale.

L’edilizia privata e abitativa si contraddistingue per la compresenza, nella cerchia del centro città, di palazzi nobili con la corte interna, di corti popolari cinte da ballatoi, meglio conosciute come case di ringhiera e, solo in alcuni quartieri, di case operaie realizzate ancora nella tipologia di casa a schiera o villette singole.

Nell’edilizia ecclesiastica prevalgono gli edifici a corte di tipo monastico e il chiostro diventa, da un lato, un luogo di raccoglimento e preghiera, dall’altro il centro dell’organizzazione e della celebrazione delle attività della vita del seminario.

Illustrazione di Cristina Sarcina

Casa A Corte

La casa a corte nasce a Milano come casa del nobile che nella simbologia vuole riprendere la grandiosità, ma anche la funzionalità e la convivialità delle antiche Domus romane. Condizione di base è l’editto di esproprio emanato nel 1400 da Ludovico il Moro, ovvero un ragionamento urbanistico (e non solo stilistico) e di valorizzazione della città, che permette ai privati di espropriare i terreni adiacenti con lo scopo di edificare edifici nobili e spaziosi con corti d’onore al centro e «corpi di fabbrica» intorno. La corte d’onore è raggiunta dalla strada attraverso un androne che funge da quinta teatrale, quasi sempre un porticato la cinge tutta intorno e da lì uno scalone conduce ai piani alti e nobili.

A voler girare e sbirciare tra le tante corti nobili dei palazzi che Milano nasconde, il visitatore si accorgerà poi delle peculiarità di ogni realtà: dalle colonne ai pilastri quadrati che sostengono gli archi, che a loro volta in alcune corti diventano una trabeazione piana e in altre sono abbinate insieme. Nei secoli alcuni palazzi vengono rimaneggiati, si cambiano i decori, si modificano finestre, scale, altri vengono edificati da nuovo. Cambiano gli stili, dal barocco al neoclassico, dall’eclettico al liberty, ma la struttura formale e architettonica non cambia.

Illustrazione di Cristina Sarcina

I Palazzi Di Milano

Milano è una città aperta ma anche una città introspettiva. Tra i suoi tanti palazzi, meritano una visita: Palazzo Stampa Soncino (via Soncino 2), Palazzo Belgioioso (piazza Belgioioso 2), Palazzo Borromeo D’Adda (via Manzoni 41), Palazzo Litta (Corso Magenta 24), Palazzo Marino (piazza della Scala 2), Palazzo Archinto (via Olmetto 6), Palazzo Morando Attendolo (via s.Andrea 6), Palazzo Moriggia (via Borgonuovo 23), Palazzo Poldi Pezzoli (via Manzoni 12), Palazzo Bolagnos Visconti (Via Cino del Duca 8), Palazzo Brivio (via Olmetto 17), Palazzo Durini (via Durini 24), Casa Ortelli (via Rossini 2).

Oltre alle case borghesi Milano è famosa per la casa di ringhiera. Nata come casa popolare a corte, vede la presenza su ciascun piano di più appartamenti che condividono il medesimo ballatoio, cioè il corridoio che correndo per l’intera lunghezza dell’edificio permette l’accesso ai singoli appartamenti che si affacciano sul cortile interno. La corte assume un ruolo funzionale più che celebrativo (è luogo di condivisione, spazio dedicato ai servizi, all’igiene personale, ai panni stesi e allo smaltimento dei rifiuti). Alcune case di ringhiera sono state nel tempo restaurate e sono diventate una vera e propria scelta di tendenza, piccole perle nel cuore della città. Altre, più in periferia, hanno goduto soltanto di qualche ritocco e sono più caratterizzate dal degrado. I quartieri in cui convivono stili di case misti, quindi sia quelle alla moda sia quelle vecchie e non ristrutturate, sono molti, quello dei Navigli e della Darsena, in particolare in zona Borgo San Gottardo, dove ancora oggi sembra di respirare un’aria diversa. Altre case a ringhiera sono presenti nel quartiere Brera e nelle zone periferiche, come i quartieri Lambrate, Bovisa, Ortica.

Illustrazione di Cristina Sarcina

I Chiostri

I primi chiostri nascono accanto a una chiesa, con un lato del portico tangente alla navata. Il contesto è quello del convento, sul chiostro si affacciano gli ambienti destinati alla vita dei religiosi. Al centro della corte un pozzo per la raccolta delle acque piovane, o una fontana, simbolo di purificazione. I monaci percorrono questi spazi nel silenzio o accompagnati da canti gregoriani. Col tempo e la nascita di grandi seminari e collegi, i chiostri diventano sempre più importanti e celebrativi, a Milano due grandi esempi, il Seminario Arcivescovile (Corso Venezia 11) e il Collegio Elvetico (via Senato). Dislocati in tutta la città numerosi chiostri legati a chiese e conventi: il Chiostro di Santa Maria Maddalena al cerchio, il Chiostro di San Simpliciano, il Chiostro di Sant’Ambrogio, il Chiostro delle rane presso Santa Maria delle Grazie, il Collegio di Brera, i Chiostri di San Barnaba (via S. Barnaba).

Un’altra tipologia residenziale che un visitatore non si aspetterebbe passeggiando per Milano, sono le case a schiera o villette singole degli ex lavoratori operai. Siamo a cavallo tra gli anni 800 e 900, periodo di sviluppo economico e industriale, Milano sull’esempio di altre città europee risponde all’esigenza di avere maggiori alloggi popolari realizzando dei piccoli «villaggi operai». Organizzati come quartieri, oltre alle residenze, si trovano qui i servizi primari ad uso degli operai e della loro famiglia: scuole di specializzazione, asili, negozi, chiese e uffici postali. Alcuni di questi villaggi sono sopravvissuti ai cambiamenti e alle trasformazioni urbanistiche della città e sono visibili ancora oggi nei quartieri Dateo e Zara, nel cuore del quartiere Bicocca in viale Sarca (piccolo Borgo Pirelli), a Sesto San Giovanni (villaggio Falck). Le più suggestive e caratteristiche sono sicuramente quelle appartenenti al villaggio operaio di via Lincoln, una macchia di colori vivaci e inaspettati tanto da meritare la definizione di «quartiere arcobaleno».

Illustrazione di Cristina Sarcina

L’Itinerario

Itinerario:

1. I palazzi:

PALAZZO ARCHINTO (Via Olmetto,6): costruito nel XVII secolo su progetto di Francesco Maria Richini, subisce i bombardamenti del ‘43 e gran parte della struttura è demolita, perdendo gli affreschi delle sale al piano nobile. Il fronte principale viene ricostruito ed è quello che vedete oggi. Oltre l’androne, cortili e portici si aprono in successione scenografica sino al grande giardino retrostante, punto focale della visita. Un giardino signorile, all’inglese, forse il più grande parco privato presente a Milano, qui troverete una terrazza con balaustre barocche ornata da un’antichissima pianta di glicine.

PALAZZO BELGIOIOSO (Piazza Belgioioso, 2): di fine ‘700 questo palazzo è opera di Giuseppe Piermarini, architetto autore anche della villa reale di Monza ed è considerato una delle migliori espressioni dell’architettura neoclassica a Milano, con le sue facciate simmetriche, 25 finestre per lato e 3 portoni ciascuna. Al piano nobile, oggi adibito a uffici, si apre una serie di sale riccamente decorata da stucchi e affreschi, mentre in fondo al cortile, il più grande di tre, attraverso un portico si accede al giardino retrostante.

PALAZZO BRIVIO (via Olmetto, 17): era famoso per la ricca collezione dei marchesi Brivio. Distrutto dagli eventi bellici del ’43 è oggi caratterizzato dal bel cortile cinquecentesco, ricostruito nel dopoguerra, con colonne trabeate d’ordine toscano.

CASA ORTELLI (via Rossini, 2): nel cuore del cosiddetto quadrilatero del silenzio, il cortile di questo palazzo stupisce per la varietà quasi stordente di elementi architettonici. Progettato da Paolo Ortelli, artista e imprenditore, venne ribattezzato «Palazzo degli artisti», in quanto in origine al piano terra erano presenti numerose botteghe artigiane e la sua vocazione antica, che permane tuttora, era quella di dare asilo agli artisti.

Milano è ricca di portoni che nascondono al proprio interno i mondi delle corti e dei giardini. Non tutti sono visitabili e aperti al pubblico, spesso è sorpresa inaspettata quella di passeggiare tra le vie e sbirciare tra le fessure di qualche portone aperto che rivela le sue meraviglie segrete. Così può capitare anche in via Maddalena e in via Amedei. Cortili Aperti è la manifestazione tanto attesa dai milanesi, e non solo, che permette di conoscere questi angoli nascosti della città. Si svolge ogni anno, in occasione delle Giornate Nazionali ADSI.

2. Il quartiere delle case colorate di via Lincoln (case operaie Isola Burano): Un quartiere davvero insolito per Milano, entrando in questa via sembra di trovarsi in un istante tra le case colorate e la magia dell’isola di Burano. Negli anni 80 dell’Ottocento, in questa zona si trovava una grande area dismessa, la cooperativa SAO per la costruzione di case operaie, decise di realizzarvi una «città ideale». Oggi queste abitazioni sono affittate e vendute a caro prezzo, ricercate per originalità e per le loro caratteristiche di villette a schiera con giardino in pieno centro città. Le tonalità pastello e le persiane alle finestre, le decorazioni floreali sulle cancellate, il passaggio stretto della via privata, ne fanno un’oasi di silenzio e di bellezza.

3. Case di Ringhiera in quartiere Ticinese: Le vie intorno a San Gottardo erano conosciute negli anni 70 dell’800 come borgo dei formaggiai, un animato paesotto del contado milanese, appena fuori le mura dei bastioni. Ancora oggi passeggiando vi sembrerà di entrare in un’altra città, più vivace e genuina di quella che vi lasciate alle spalle. Le case con corte che ospitavano le antiche casere sono le innumerevoli case di ringhiera di oggi. Subito dopo la chiesa di San Gottardo al Corso, inizia la sfilata di case basse con lunghi e fioriti cortili a ballatoio che caratterizzano il quartiere e dove trovano spazio abitazioni, negozi di artigiani e studi professionali. In particolare vi segnalo l’edificio al n.14.

4. Chiostri San Barnaba La storia dei chiostri dell’Umanitaria ha inizio nel XV secolo durante il Ducato degli Sforza, con la costruzione della chiesa di S. Maria della Pace e del convento annesso. Questo convento francescano aveva 3 chiostri e 60 celle, dopo un secolo si aggiungono un altro chiostro e altre 30 celle. Il refettorio – il Salone degli Affreschi – conserva pareti affrescate che sono un’eredità senza prezzo. Il «Chiostro dei Pesci» è il più grande, deve il suo nome a una vasca di pietra in cui ancora oggi nuotano dei pesci. Al centro, un immenso faggio piangente regala ombra ai visitatori. Il «Chiostro delle Statue», il primo che si incontra, è caratterizzato dalla statua dei primi del ‘900, situata sul fondo del giardino. Circondato da due magnolie, offre una splendida vista sul campanile della chiesa. Il «Chiostro delle Memorie» e il «Chiostro delle Glicini» sono spazi piccoli e accoglienti per chi vuole sostare e meditare godendo del profumo di questi fiori inebrianti. Il «Giardino dei Platani» è un luogo magico, detto anche «Giardino dell’Arte e del Silenzio».

Oggi questi chiostri sono sede della Società Umanitaria e delle sue attività culturali e sociali.

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