Lavoro, Scuola e Lockdown. Intervista A Maurizio Landini

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Maurizio Landini interpretato da Chiara Bosna
Maurizio Landini interpretato da Chiara Bosna

Di Cinzia Farina

Dialoghiamo con Maurizio Landini, segretario generale della CGIL, sul tema dei giovani e del futuro

L’impatto della pandemia ha evidenziato effetti negativi soprattutto per i giovani, secondo lei come si potrebbe intervenire per migliorare la situazione?

«I problemi principali di questa fase sono l’istruzione, la formazione e la conoscenza. Siamo di fronte a trasformazioni dove il digitale è il grande cambiamento in corso. Dato che le tecnologie non sono neutre, ma dipendono da chi le controlla, chi le usa e per quali finalità, è chiaro che il problema dei giovani e di tutte le persone in genere sia quello di avere strumenti che gli permettano di poter agire senza essere dominati, e utilizzare al meglio questi dispositivi».

Il Diritto Alla Scuola

Parlando dei progetti finanziati dal Recovery Fund, o Next generation Eu come lo ha battezzato la Commissione europea per la ripresa, si penserà anche ai giovani?

«Credo che il punto principale sia proprio il diritto alla formazione, alla scuola. Ci sarebbe bisogno di utilizzare una parte del Recovery Fund proprio in questa direzione. È il momento di attuare una grande riforma; andrebbe portato l’obbligo scolastico dai tre ai diciott’anni e introdurre un diritto soggettivo alla formazione permanente lungo tutto l’arco della vita».

I giovani vivono in una precarietà che genera paure nell’affrontare qualsiasi decisione di vita futura. Noi genitori non abbiamo per loro una risposta reale. Quale potrebbe essere secondo lei l’antidoto per arginare questa situazione?

«Credo che il male del nostro tempo sia proprio questa precarietà, che genera insicurezza, e soprattutto porta a una competizione sbagliata tra le persone. Quando per vivere si deve lavorare e competere con qualcun altro non solo sul piano dell’intelligenza e del merito, ma perché non si hanno diritti, si può essere sfruttati. Ritengo che negli ultimi anni siano state emanate leggi sbagliate, che hanno allargato queste forme di precarietà. La nostra Costituzione oltre a garantire il diritto alla salute, all’istruzione, al lavoro, dovrebbe garantire anche un diritto al lavoro che non sia fondato sulla precarietà ma sulla possibilità. Come dice Papa Francesco: “La precarietà lede la dignità delle persone“. Da sindacalista ribadisco che in molti casi, questa precarietà ha favorito forme irregolari di lavoro, determinando un tipo di schiavitù moderna. Ci sarebbe bisogno di un nuovo statuto dei diritti del lavoro che introduca un cambiamento. Nel 1970 si diceva che i diritti erano legati al tipo di rapporto di lavoro. Le persone che lavorano dovrebbero invece avere i medesimi diritti e le stesse tutele, per alzare il livello di qualità sociale e di coesione del nostro Paese».

Il Recovery Fund

Le differenze generazionali oggi sono più marcate, i nostri ragazzi a volte devono «migrare» all’estero non per scelta ma per necessità. Ci saranno investimenti che invertiranno questa rotta?

«Il Recovery Fund ha dei vincoli generali, ad esempio il 37% dovrebbe essere speso per la trasformazione green delle nostre attività, il 20% impiegato per favorire l’estensione della digitalizzazione. Il nostro Paese non è connesso dappertutto, ci sono grandi diseguaglianze. È evidente che per i giovani oggi il problema è creare il lavoro e non obbligarli a scappare all’estero. Gli investimenti che abbiamo menzionato generano lavoro sul nostro territorio, è chiaro che bisogna poi vedere in quale direzione effettiva si andrà».

Per combattere quelle diseguaglianze sociali ed economiche che già esistevano, ma sono esondate con la pandemia, verso quali scelte bisognerebbe orientarsi?

«Avere una sanità e una scuola pubblica che funzionino, sono emersi oggi come punti decisivi. All’Italia viene riconosciuto che di fronte al lockdown, pur avendo capito in ritardo cosa stava succedendo, è stata capace, e penso che il sindacato abbia offerto un contributo importante, nel sostenere l’importanza della salute e della sicurezza delle persone, prima del profitto e quale condizione per una nuova economia ed una nuova concezione del prodotto. Nella pandemia è emerso che i problemi non si risolvono chiudendosi ognuno nel suo “paese, ma c’è bisogno di solidarietà e di un lavoro comune che unisca le persone».

Maurizio Landini interpretato da Chiara Bosna

Lavoro E Disegualianze

Il lockdown e il lavoro in remoto hanno aumentato le difficoltà soprattutto per le donne, emergendo, e talvolta amplificando, il divario di genere esistente. La pandemia ha contribuito ad aggravare questa condizione in Italia, cosa ne pensa?

«Le donne, insieme ai giovani, sono state le più colpite da questo processo e da questa accelerazione di lavorare in remoto, si sono ritrovate a fare più lavori contemporaneamente, con un rischio di regressione. Bisogna sviluppare una crescita culturale futura, non parlare solo di parità, ma far sì che questa si realizzi riconoscendo la differenza di genere che esiste. Penso che bisognerebbe premiare i comportamenti introducendo una modifica di legge. Per quanto riguarda i congedi parentali, credo che dove l’uomo e la donna se li dividono paritariamente, questo dovrebbe dare diritto a un premio. La legge avrebbe il compito di incentivare i comportamenti virtuosi, perché la parità e il riconoscimento della differenza è anche un’elevazione culturale».

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