Gherardo Colombo, magistrato, scrittore e giurista. In questa intervista ci racconta il valore della Costituzione Italiana
Gherardo Colombo è un giurista e scrittore, nonché già magistrato, da anni impegnato nella diffusione della cultura della legalità. Conosciuto per essere stato giudice istruttore nell’ambito di inchieste celebri come quella per l’omicidio dell’avv. Giorgio Ambrosoli e per aver ricoperto il ruolo di pubblico ministero in numerosi processi storici, fra cui quelli relativi a Tangentopoli, Gherardo Colombo è oggi membro di diversi comitati e associazioni in cui si fa promotore di giustizia e solidarietà. Essenziale è inoltre il suo contributo nella diffusione di ideali di legalità e giustizia nelle scuole, dove tiene incontri e seminari per i giovani di tutta Italia. Al Bullone racconta come sia necessario riscoprire la Costituzione per preservare i diritti di tutti e per comprendere il valore di ognuno.
Un’Associazione Per Salvare Vite
Da pochi mesi ha dato vita a una nuova associazione, ResQ, che si occuperà di salvare i migranti nel Mediterraneo. Cosa l’ha portata a fondare questa realtà?
«L’idea di ResQ è nata parlando con un gruppo di amici. Mi proposero di creare questa associazione con l’intenzione di mettere in mare una nave per salvare persone. Non ci ho pensato tanto, ho accettato subito. Mi sono detto, se stessi affogando vorrei che qualcuno venisse a salvarmi. È così che è nata ResQ».
Perché creare una nuova realtà invece che unirsi alle ONG già esistenti?
«Nonostante le varie associazioni che operano nel Mediterraneo, le persone muoiono ancora. Abbiamo pensato che un’altra nave potrebbe aiutare ancora di più. Più navi ci sono, più si riesce ad intervenire. Abbiamo voluto aggiungerci, ma questo non significa che non si lavori in piena sintonia con chi già è presente in mare».
Lei ha deciso di agire e di non stare a guardare.
«Sì, una precisazione però. Io sono solo il presidente onorario di ResQ, non sono molto operativo nel concreto. Sono altre le persone che davvero si danno da fare per mettere in mare la nostra nave».
Il Valore Della Solidarietà
Di fatto però, sta partecipando, come tutti dovremmo fare. La partecipazione è un dovere di tutti i cittadini, non è così?
«L’articolo 2 della Costituzione si apre dicendo “La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo”, e prosegue così, “richiede l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale”. La solidarietà è l’elemento su cui poggiano i nostri diritti, perché se non esiste coesione sociale non possono esistere diritti. Per questo, l’articolo 2 va messo in relazione con l’articolo 53 della Costituzione, secondo cui chi ha un reddito deve pagare le tasse. Senza risorse non possiamo avere diritti. Si pensi al diritto all’istruzione. È garantito solo se ci sono insegnanti, banchi, lavagne e per averli servono soldi. Questi soldi possono arrivare solo dal contributo di tutti i cittadini. Pagare le tasse è una esplicazione dei doveri di solidarietà. Attenzione, i diritti non sono garantiti solo ai cittadini, o a coloro che pagano le tasse, ma a tutti. Ricordiamo che la Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, non del cittadino. Anche l’articolo 10 della Costituzione è molto esaustivo a proposito: “Lo straniero, al quale sia impedito nel suo Paese l’effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione italiana, ha diritto d’asilo nel territorio della Repubblica, secondo le condizioni stabilite dalla legge”. La garanzia del diritto di asilo è un segno estremamente chiaro del fatto che la solidarietà non è rivolta solo ai cittadini, ma a tutti».
A volte però ci dimentichiamo che siamo chiamati alla solidarietà, secondo lei perché?
«Perché la Costituzione non la si conosce, anzi perché siamo ancorati al modello pre-costituzionale. L’umanità è vissuta per millenni avendo al centro la discriminazione, quasi fosse un valore».
Siamo dunque vincolati da un retaggio culturale?
«Sì, ma credo si aggiungano altre cose. Il nostro sistema educativo fatica a superare i pregiudizi, perché condizionato dalla paura. Più ignoriamo, più abbiamo paura e più si creano pregiudizi».
La Riscoperta Della Costituzione
La soluzione è riscoprire la Costituzione?
«Proprio così».
Cosa risponde allora a chi dice che la Costituzione è superata e andrebbe riformata?
«Se modifichiamo la Costituzione nei suoi principi fondamentali torniamo indietro e non andiamo avanti. Chi ha scritto la Costituzione era uscito da pochissimo tempo da un mezzo secolo di una drammaticità incredibile. C’erano stati 55 milioni di morti e non si contavano le persone ferite, mutilate e offese. Chi aveva vissuto questi eventi drammatici voleva evitare che nel futuro succedessero le stesse cose. Il risultato è stato il riconoscimento della dignità di ciascuna persona, cittadino oppure no. Se tutte le persone sono degne, non è possibile degradarle. È così che è nata la Costituzione ed è su questa strada che dobbiamo rimanere, se non vogliamo che si ripresentino stragi e sofferenze».
La Costituzione è la nostra garanzia di giustizia. A tal proposito, lei ha parlato di giustizia come inclusione. Cosa intende?
«Se tutte le persone sono degne, non si possono escludere dalla società. Pensiamo a chi ha commesso un reato. La nostra Costituzione prevede che questa persona sia recuperata e non allontanata, come invece accade nei sistemi in cui è prevista la pena di morte. Se il principio su cui mi baso è la dignità delle persona, non posso escludere, ma devo includere».
L’Italia E L’Inclusione
Se la giustizia è l’inclusione, l’Italia è giusta?
«Mi pare un’astrazione eccessiva. Sicuramente in Italia ci sono tante persone che non osservano la Costituzione e se la giustizia è la Costituzione, tante persone si comportano ingiustamente. Dal loro punto di vista però, loro sono nel giusto».
Non sono necessarie altre regole?
«No, se attuassimo bene la Costituzione terremmo al centro la persona e questo sarebbe sufficiente. Aumenterebbe anche la fiducia nelle istituzioni e la fiducia delle istituzioni in noi».
Se ci fosse più fiducia, riusciremmo a rispettare meglio le regole?
«Le regole suscitano antipatia perché noi identifichiamo le regole con la sanzione. Se vedessimo la regola non come un comportamento obbligatorio, ma come l’indicazione di un comportamento che ci serve per vivere in armonia, le seguiremmo. Per seguire le regole dobbiamo comprenderle. Dobbiamo passare dall’imposizione alla condivisione».
Per attuare tutto quello che ci siamo detti, può proporre un gesto concreto?
«Bisogna dare testimonianza di vivere secondo i principi della Costituzione. Siamo tutti imbevuti della cultura della discriminazione, mentre dovremmo far nostro il senso della Costituzione e metterlo in pratica. Credo che questo sia il nostro compito. Perché questo possa funzionare dobbiamo essere solidali. Il singolo fa molto, ma fa di più se si unisce agli altri».