«Facciamo che io ero Spiderman…». Così potrebbe iniziare uno dei milioni di giochi di bambini: un gioco, ma non solo. Infatti è anche racconto e rappresentazione. Ovviamente il protagonista sa bene di non essere Spiderman, così come lo sanno i suoi compagni di giochi, che rivestiranno altri ruoli. Allora, dove sta il divertimento? In quel fare finta, nel travalicare la realtà, nella finzione, appunto. In letteratura (così come nel cinema o a teatro) la finzione è un cardine fondamentale. Non a caso in inglese il termine per indicare la narrativa distinta dalla saggistica, è fiction, parola entrata nell’uso comune anche in italiano, soprattutto in riferimento alle serie TV.
Narrativa Tra Realtà E Finzione
Ma restiamo alla narrativa: già in qualsiasi romanzo è implicito, in partenza, un patto tra autore e lettore. È quel «facciamo che io ero Spiderman» di cui si diceva all’inizio: io, autore, mi invento una storia e te la racconto, e tu fai finta di credere che sia vera. Ma il confine e l’ibrido tra realtà, finto, vero, falso sono particolarmente evidenti in alcune opere.
Viene in mente l’ultimo romanzo di Andrea Camilleri avente come protagonista il commissario Montalbano, Riccardino, pubblicato postumo quest’anno, secondo le volontà dell’autore scomparso. Al di là della trama gialla (di cui qui ovviamente non parliamo), c’è un divertentissimo gioco fatto dall’insieme degli elementi elencati prima. A un certo punto del racconto appare l’autore stesso, Camilleri, tramite telefonate o messaggi con il commissario, e tenta di dargli suggerimenti su come proseguire le sue indagini. Questo fatto manda in bestia Montalbano (che, si sa, ha un carattere un po’ fumantino), perché dice che se lo scrittore affida alla pagina determinate scene, gli toglie la possibilità di fare di testa sua. Ora, sappiamo bene che Salvo Montalbano non esiste, mentre lo scrittore sì. È una finzione nella finzione, un doppio far finta. Ma non finisce qui: il divertissement di Camilleri rende l’inventato commissario invidioso del suo alter ego televisivo, quello che per molti è «il vero» Montalbano. Ma chiaramente neppure quello è vero, dato che nella realtà è impersonato dall’attore Luca Zingaretti (il quale a sua volta, se incontrato per strada si sente apostrofare con un: «Guarda, è Montalbano!»). Insomma, si tratta di un abilissimo equilibrismo, tutto giocato su questi sottili fraintendimenti, e molto godibile.
I Personaggi Immaginari
Che dire poi dell’immenso Jorge Luis Borges? I suoi racconti trattano spesso di cose e personaggi immaginari ma trattati ed esposti come se fossero reali. Mondi remoti riscoperti grazie a un’enciclopedia (inesistente), scrittori che riscrivono pedissequamente le opere di altri scrittori, mutandone però il senso… Non è un caso che uno dei suoi capolavori, pubblicato per la prima volta nel 1944, abbia come titolo proprio Finzioni.
Tornando al nostro gioco iniziale, si diceva che è anche rappresentazione. Lo sapeva bene il grande Gigi Proietti, scomparso di recente nel giorno del suo ottantesimo compleanno. Così infatti recitava in un sonetto:
Viva er teatro, dove tutto è finto,
ma niente c’è de farzo e questo è vero
e tu lo sai da prima se s’è tinto,
Otello er moro, oppuramente è nero,
nessun attore vero vo’ fa crede
spignenno forte sull’intonazione,
che è tutto vero quello che se vede,
lui vole fa’ capi’ che è na finzione,
se je tocca morì sopra le scene
è vero che nun more veramente,
senno’ che morirebbe così bene?
Capisci si com’è? Famme er piacere,
se morisse de morte veramente,
nun potrebbe morì tutte le sere.