I ragazzi de La Mammoletta si raccontano sul Bullone

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I ragazzi de La Mammoletta

Ci sono, nella vita, situazioni, emozioni, incontri che ci invitano a riflessioni.

L’incontro con Il Bullone è chiaramente uno di questi. Ci siamo trovati stimolati a mettere in dubbio le azioni che quotidianamente compiamo. La forza, la voglia di cambiare le cose che, prorompenti, uscivano a frotte dagli occhi dei ragazzi, hanno colpito e scosso i nostri cuori.

L’azione sociale

I ragazzi del Bullone ci hanno insegnato il significato di «azione sociale». Siamo usciti dalla videoconferenza più bisognosi di dar voce alle nostre idee, di portare avanti le nostre battaglie e di coinvolgere altre persone nel flusso del cambiamento di cui noi siamo, e vogliamo essere, parte. Abbiamo incontrato anime simili alle nostre, persone su cui vogliamo fare affidamento e con cui vogliamo fare squadra al fine di scuotere questo mondo e spremere questa vita. Sono stati affrontati temi che riguardano tutti, i ragazzi del giornale hanno condiviso con noi frammenti di cuore, anche carichi di dolore, parlando di tempo, di affetto, dell’anno passato e delle cicatrici.

C’è vita, c’è vita in tutti noi e in questo incontro è stata proprio lei a farla da padrona. Consapevoli delle difficoltà cui la vita ci ha messo d’innanzi, non cessiamo d’amarla. L’incanto del nostro incontro, partito come una diretta tra sconosciuti e finito lasciandoci la sensazione di aver fatto una chiacchierata tra buoni amici, è stato l’aver trovato una realtà, lontana chilometri dalla nostra, ma sulla stessa strada; in quel momento i nostri occhi si rispecchiavano nei loro, le parole dei ragazzi entravano nei nostri cuori, facendoci tornare la voglia di credere, credere che le nostre azioni abbiano un peso, credere nell’importanza delle emozioni che ci fanno sorridere di fronte agli scogli della vita e all’ignoto, credere in noi stessi, nella magia di ogni singola giornata.

Il Bullone come gruppo amico

Nel Bullone troviamo un gruppo amico, un fedele alleato nonché un’opportunità unica per uscire dal nostro guscio e far volare nel mondo le nostre verità, i nostri valori. Vogliamo che questa neonata amicizia prosperi e ci dia forza, vogliamo che da questa relazione vada a formarsi un chiaro e forte esempio di solidarietà e coesione. Viene naturale parlare di «noi», intendendo come una sola cosa le nostre due realtà. NOI non abbiamo paura di veicolare un messaggio diretto ed efficace, non abbiamo paura di non essere compresi, di fallire. Abbiamo bisogno di continuare a provare, rimboccarci le maniche e prendere in mano quelle armi che sono la penna, la faccia e la voce e sparare, senza esclusione di colpi, al cielo.

Gli assaggi di umanità che ci sono stati donati durante l’incontro, hanno fatto accendere in noi quella fiabesca curiosità che è il carburante per il cuore. L’amore, la voglia di vivere e la speranza si muovono a intermittenze, a volte brillano, altre si affievoliscono. Insieme ci ricordiamo che un momento di tristezza, o di «decadentismo» si trova sempre in mezzo a due momenti di speranza e di pace. Credo che il bisogno di appartenere a un «noi», a un gruppo, sia ciò che ci rende così affini, che fa sì che ci sia questa profonda comprensione reciproca.

Non siamo gli «Ex tossici»

Vivere un tempo che è fluido, impalpabile, mutevole, ma anche comune a tutti, in cui costruiamo ricordi che non ci appartengono in modo esclusivo, ma che condividiamo e doniamo costantemente, è la scelta che abbiamo fatto. Donare ogni attimo a favore della nostra collettività, fermare il tempo, rendere le poche ore del nostro incontro infinite, assaporandole col cuore, consapevoli che quel tempo continuerà ad essere sempre presente dentro di noi e impegnarci affinché possa, in futuro, perpetuarsi nei cuori di chi leggerà queste poche righe riuscendo ad accogliere in sé un po’ di quell’emozione che ci ha pervaso nello scriverlo.

Ogni momento è il momento, c’è l’impellenza di farsi sentire, di cambiare le cose. Noi non siamo «gli ex tossici» che scrivono di quanto è bello il mondo, noi siamo gli scarti che questo mondo produce che hanno ripreso in mano la vita e oggi scrivono con la pretesa di cambiarlo, il mondo. Siamo stanchi di essere gli ultimi della fila, i compiaciuti, i «poverini», vogliamo essere ascoltati. Le rinunce che quotidianamente facciamo non sono modi per punirci, sono strumenti di inestimabile valore che ci fanno apprezzare il buono della vita, la sua essenza. Sentiamo un’unità di intenti con gli amici del Bullone. Come loro, vogliamo parlare alle scuole, alle istituzioni e anche ai singoli proponendo riflessioni, dando testimonianza di un cambiamento che non solo è possibile, ma è per tutti necessario.

L’incontro è, ci auguriamo, il primo di una lunga serie. Ci impegniamo al fine di incontrarci e confrontarci di persona e non in videoconferenza, prima possibile. Non vediamo l’ora di invitarvi alla nostra tavola e a bordo delle nostre barche, per creare ricordi, costruire relazioni e condividere emozioni uniche.

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