Sessualità e disabilità. L’esperienza di Andrea De Chiara.

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Di Sara Aiolfi

Questo mese abbiamo avuto il priviegio di intervistare Andrea De Chiara, ragazzo di 34 anni nato con una disabilità causata da una mancanza respiratoria al momento del parto, che ha danneggiato alcune cellule imputate alla deambulazione, non intaccando fortunatamente, la sfera dell’intelletto.

Un ragazzo che ha affrontato molte difficoltà nella sua vita. Racconta di aver subìto, fin dall’adolescenza, «l’altra faccia del bullismo», perpetrato non solo dai compagni, ma anche dai professori, convinti che la sua disabilità non lo avrebbe condotto poi così in alto. Questo lo portò a vivere una forte svalutazione di se stesso, tanto da intraprendere una strada scolastica diversa da quella che desiderava ardentemente nel profondo. Dopotutto, però, definisce la sua una «vita in salita»: si riscatta intraprendendo comunicazione alla IULM e si laurea nel 2013 con una tesi sperimentale sulla disabilità, nello specifico, sul rapporto di coppia e sul pregiudizio rivolto a persone con disabilità. Diventa relatore tenendo dei convegni anche nelle scuole sul tema del bullismo. Obiettivo? Arrivare ai giovani: «Essi sono la chiave per cambiare il mondo», afferma.

Come riesci a rapportarti nelle relazioni con gli altri? Avendo avuto un’adolescenza così complicata affermi di non aver avuto delle vere e proprie relazioni affettive…

«Il cambiamento è cominciato quando ho iniziato a non percepirmi come persona con disabilità, ma come Andrea e basta».

Purtroppo nella nostra epoca scegliere di stare con una persona con disabilità non è la norma, ma al contrario, rappresenta l’eccezione. Eccezioni che non costituiscono un modello, portando alla formazione di pregiudizi e discriminazioni.

Esiste l’idea comune che una persona affetta da disabilità non sia interessata al tema della sessualità. Cosa ne pensi?

«Purtroppo nella nostra società si pensa ancora che i disabili siano asessuati, non per niente si parla di “sessualità degli angeli”, proprio perché si crede non abbiano un orientamento sessuale ben definito; mentre nessuno studio afferma che la sessualità sia direttamente proporzionale alla disabilità, anzi, spesso si parte dal concetto che una persona con disabilità possa soltanto essere eterossesuale, mentre esistono diverse sfaccettature, esattamente come in persone normodotate».

Andrea De Chiara
Andrea De Chiara

Sensibilizzare al tema della sessualità e all’affettività in relazione a una persona disabile si può fare? Con che strumenti?

«Si può fare semplicemente parlandone. In realtà bisogna parlare anche dei tanti diversi aspetti che la contraddistinguono, come ad esempio il tema dell’assistente sessuale che può aiutare a superare il pregiudizio sulla “sessualità degli angeli”. Quest’ultimo però può condurre a un altro pregiudizio: al disabile basta accontentarsi e soddisfarsi sessualmente. In questo frangente manca un tassello fondamentale e importante, quello dell’affettività vera propria. È l’attrazione reciproca a fare la differenza».

In un tuo video accenni alla frase «mattone dopo mattone si giungerà al tetto». Questo progredire verso la felicità può essere riflesso a specchio sulla sfera della sessualità?

«Oggi si parla di sessualità e coppia anche nel mondo della disabilità e ciò rappresenta certo un progresso rispetto al passato. Basti pensare che negli anni 60 del Novecento i disabili venivano rinchiusi in casa come a nascondere una realtà occulta. Nella società attuale a livello di immaginario collettivo però, esistono ancora delle pecche, dal momento che questo tema della coppia nel mondo disabile rappresenta l’eccezione. Il progresso definitivo si raggiungerà quando le persone non si stupiranno più nel vedere una coppia dove uno è disabile e l’altro no».

Racconti che ti capita spesso che ti chiedano se la ragazza accanto a te sia tua sorella, una tua amica o la tua badante.

«Questo esempio ci fa comprendere quanto ancora le persone vivano nel retaggio culturale retrò».

Come si fa a far accettare alla fidanzata o al fidanzato la nuova (o non) condizione di disabilità? Nel caso si tratti di un nuovo stato avvenuto, ad esempio, a seguito di un incidente, bisogna tenere in considerazione che l’altra persona ha conosciuto il partner come normodotato.

«Infatti statisticamente è più probabile che si venga lasciati perché il compagno non se la sente di affrontare la nuova condizione. Questo accade perché cambia tutto ed è molto più difficile da accettare. In questi casi bisognerebbe trovare un aiuto esterno: la disabilità ti cambia e cambia la coppia. Bisogna fare un percorso di accettazione e nel caso di una coppia bisogna farlo in due. Se invece la disabilità è a livello congenito, allora è un altro discorso: sta alla persona disabile spiegare all’altro le difficoltà che si possono affrontare, ma ancor di più, bisogna viverla per capire a fondo cosa significhi veramente».

Secondo te è importante accettare se stessi prima di affrontare una relazione affettiva?

«Il percorso di accettazione è fondamentale: se dovessi guardarmi indietro probabilmente guarderei quel ragazzino con molta tenerezza. Un ragazzo molto insicuro che doveva ancora intraprendere un percorso che di certo non si può fare da soli, anzi, dovrebbe esistere un accompagnamento non solo per il disabile, ma anche per la sua famiglia. Molti si chiedono: “e adesso cosa facciamo?” Perché non si hanno dei modelli di riferimento per la vita, è tutto un processo in divenire. In pratica sei lasciato a cavartela da solo».

È molto diffusa la paura, da parte della persona disabile, che una volta sperimentata la vita insieme, si possa venire lasciati. Cosa ne pensi?

«Bisogna trovare il giusto incastro. Se non è la persona giusta, si deve voltare pagina. In alcuni casi, certo, la disabilità può rappresentare una difficoltà, ma dipende anche da chi hai davanti e da molti altri fattori: serve anche fortuna».

Questo ragazzo, con una vita dolorosa alle spalle, ci spiega che niente può impedire a una persona disabile di vivere una vita piena esattamente come gli altri. Un ragazzo forte e speranzoso verso il futuro che ha ancora tanto da dare e da scrivere sulla sua storia. Un pezzetto per volta le cose cambieranno. In meglio.

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