Milano nel 2030 è una città agile, aperta al cambiamento e che è capace di investire nelle nuove tandenze globali.
Di Maria Elena Cappello
Nei meandri della mia memoria ritorno alla mia Milano di bambina, una città che giravo in bicicletta, con la spensieratezza che vorrei avere ancora. Una Milano «da bere», dicevano, senza che io ne comprendessi a pieno il significato. Una «città aperta». Per me voleva dire aperta alle amicizie dalle diverse provenienze, alla cultura e al dibattito con i più grandi scrittori nazionali e internazionali, alla musica con i più straordinari talenti del mondo, all’arte con le mostre dei nostri magnifici musei che portavano nella mia città un pezzo di mondo lontano.
Oggi Milano è una città moderna, un esempio di architettura sostenibile, un centro di innovazione tecnologica e scientifica, una scuola umanistica, sempre fedele al suo ruolo di Mediolanum, come centro e collegamento di vie e di idee, ed è soprattutto bella.
Ma si trova ad affrontare una sfida nuova, a sviluppare una nuova strategia e trovare la sua nuova essenza di Città. In un mondo fortemente globalizzato ma con una esigenza di localizzazione sempre più evidente, la Città deve avere un nuovo approccio alla creazione di valore: creare valore condiviso.
Milano 2030 città agile e aperta al cambiamento
È tempo che Milano affronti i grandi problemi della società e si renda piattaforma di ripensamento del capitalismo, legittimando il business e la nuova onda di innovazione e produttività.
La vera innovazione infatti, non si concentra sui risultati, ma celebra il processo e pensa in modo provocatorio.
E poiché la pandemia ha accelerato l’evoluzione digitale di almeno dieci anni, i cambiamenti e le possibilità offerte dalle tecnologie del futuro e il loro impatto sull’umanità e sul pianeta sono in rapida evoluzione.
Milano, con le sue Università e le sue eccellenze di ricerca e innovazione, con il suo humus di start-up e di grandi imprese, di imprenditori e grandi manager, deve essere Città agile e aperta al cambiamento.
Queste le chiavi per apprendere e prosperare nella civiltà digitale, dove tecnologia e intuizione si incontrano per costruire fiducia e una mentalità positiva (vera evoluzione dell’economia collaborativa) e recuperare l’Agorà, necessaria affinché le persone possano sviluppare il loro pieno potenziale.
Io sono fortemente convinta che le interazioni dell’Intelligenza Artificiale, ottimizzate sulle emozioni e sulla cognizione umana, ridefiniranno le prestazioni umane più di ogni tecnologia nella storia.
Chi renderà la digitalizzazione più umana vincerà.
Ed è qui che Milano deve tornare protagonista e «città aperta». Milano che condivide la conoscenza umanistica, scientifica, tecnologica, deve invitare culture diverse, attrarre talenti internazionali e imprese mondiali per essere protagonista della sfida più grande: dare all’uomo la terra fertile per ingegnerizzare l’empatia.
Milano 2030 investe nelle nuove tendenze
Nel futuro della mia Città vedo la Milano dei ricordi di bambina, rispondente, pronta sempre a rinforzare il suo ruolo sociale, che abbraccia il potere del Do It Yourself guidando il potenziale delle persone verso la creazione e l’innovazione, incoraggiando una cultura imprenditoriale per sostenere l’innovazione continua, ma soprattutto internazionale e accogliente verso nuovi intelletti ed etnie.
Inoltre, in un momento di discontinuità sociale, il ruolo della Città è di concentrarsi sui benefici che sarà in grado di dare alla Società, basato sull’evoluzione sostenibile del concetto di Polis.
Cosa chiedere quindi, a questa Città che non si ferma? Di investire sempre più sul sapere e sulla conoscenza che fanno parte della storia di Milano e del suo futuro e sulla cultura che accomuna e sulle cui basi poggia il valore che dura, la qualità che rimane e si tramanda. Sviluppiamo un Politecnico ancora più tecnico e soprattutto globale; creiamo un’Accademia della musica per «i professori», una piattaforma per gli stilisti emergenti, dove tecnologia, ricerca sui materiali e creatività inventino le nuove tendenze.
E poi, Milano come centro del pensiero moderno, alla base del quale c’è la nostra cultura e la nostra arte.
L’emergenza sanitaria sta portando a un ripensamento del modello di fruizione del bene artistico, verso l’integrazione fra l’esperienza fisica e quella virtuale. Oggi più che mai, la valorizzazione delle opere milanesi può cogliere vantaggio dal fenomeno accelerato dell’adozione digitale e della conseguente potenziale espansione della comunità fruente a livello nazionale e internazionale, aumentando la condivisione dei nostri poli museali, dei teatri e della Città.
L’inestimabile eredità data dalla storia della Città può diventare globale con un «click».
La mia Milano del futuro è quindi una città inclusiva di idee e di diversità, fulcro per la creazione di un pianeta più pacifico grazie alla tecnologia. Un crocevia di pensieri e di esperienze.