Milano Com’Era Milao Com’È: la Fondazione Franco Albini

Autori:

Di Cristina Sarcina

Siamo giunti al termine del nostro percorso sulla Milano razionalista ed essenziale, abbiamo visto i cambiamenti della città nell’arco di un lungo periodo che va dagli anni 20, sino agli anni 50, abbiamo attraversato il periodo delle grandi architetture di regime, il movimento del Novecento ed infine il pieno Razionalismo. Oggi, prima di passare a un nuovo capitolo, vorrei soffermarmi sulla figura dell‘architetto Franco Albini, personaggio di spicco della Milano razionalista, professore all’università del Politecnico, grande artista e designer, architetto che si espresse moralmente nella sua professione, approfondendo i temi dell’edilizia popolare, che si sperimentò, che studiò al fine di trovare un metodo progettuale efficace, duttile e valido per il nostro tempo e per i cambiamenti futuri, tanto che lo Stato italiano ha deciso di riconoscere il suo lavoro e le sue opere come Patrimonio Nazionale Storico.

Pochi giorni fa ho avuto l’occasione di visitare il rinomato studio di Franco Albini in via Bernardino Telesio 13, Ora questo luogo è diventato casa museo, studio ancora attivo degli Architetti Associati Albini e sede della Fondazione Franco Albini, di cui oggi vorrei parlarvi e invitarvi a cercarne maggiori informazioni anche da voi. Nata a 30 anni dalla morte dell’architetto, la fondazione si occupa di divulgare i suoi insegnamenti, di far conoscere il patrimonio delle sue opere, di cui custodisce pezzi originali e disegni di progetto, per un totale di circa 22.000 disegni, oltre che fotografie e diapositive.Oggi vi porterò a visitare questo luogo magnifico in cui potrete ammirare gli oggetti originali progettati dall’architetto, sbirciare nell’archivio dei suoi disegni e foto, e assaporare l’aria di studio del suo tempo, approfondendone la storia.

Illustrazione di Cristina Sarcina
Illustrazione di Cristina Sarcina

LA FIGURA DI FRANCO ALBINI ARCHITETTO:  

Albini nasce nel 1905 in Brianza, precisamente a Robbiate, per poi trasferirsi sempre in giovane età, a Milano. Qui si iscrive alla Facoltà di Architettura del Politecnico dove consegue la laurea nel 1929.  Considerato uomo di grande rigore ed etica per i suoi progetti e umanamente parlando, diverrà in breve simbolo del Razionalismo milanese e italiano, insieme a Edoardo Persico, Giuseppe Pagano, Figini e Pollini, i BBPR, Bottoni e Gardella. Intraprende la professione nello studio di Gio Ponti ed Emilio Lancia, visita le mostre internazionali sul modernismo a Barcellona, dove conosce Mies Van Der Rohe e visita lo studio di Le Corbusier a Parigi, il Modernismo entra nei suoi progetti a pieno ritmo.

A Milano entra a far parte del gruppo legato alla rivista Casabella, frequenta la Triennale per la quale realizza esposizioni temporanee a tema e mostre dei suoi oggetti. Nel 1932 apre il suo primo studio insieme a Renato Camus e Giancarlo Palanti, inizia un interessantissimo approfondimento per la realizzazione di edilizia popolare, affrontando i temi degli spazi minimi dell’abitare, della salubrità della stanza, dell’integrazione tra concetto di utilità e bellezza. 

Franca Helg entra far parte dello studio come partner nel 1952. Albini condivide con lei i progetti successivi. Nei primi anni 50 ottiene incarichi che riscuotono ampio consenso dalla critica, tra cui la sistemazione delle Gallerie Comunali di Palazzo Bianco a Genova, uno dei primi musei realizzati all’interno di una struttura storica e impostato secondo i principi del Movimento Moderno. Successivamente, Franco Albini ottiene altri incarichi, tra cui la sede della Rinascente a Roma (1957-61) e le stazioni della Linea 1 della Metropolitana di Milano (1962-63) in collaborazione con Bob Noorda. Esattamente nel 1965 Franco Albini vince il Compasso d’Oro con il progetto per la Metropolitana di Milano, che viene identificata come «pezzo di Design» da cui le altre metropolitane del mondo hanno preso ispirazione.

Tutto il lavoro di Franco Albini è sorretto da un pensiero coerente che rende i suoi prodotti estremamente attuali anche dopo 70 anni dalla loro ideazione. Qual è il processo che permette a un’opera di resistere al tempo, quale il metodo che sottende le creazioni di questo grande architetto?

IL DISEGNO TECNICO: il disegno tecnico, nel suo rigore, nella sua precisione, nel suo essere necessario alla comprensione dell’essenza e della funzionalità del progetto, è lo strumento privilegiato da Albini, prevalendo sull’utilizzo degli schizzi usati solo nella primissima fase progettuale

MATERICITÀ: Una fotografia scattata nel 1953 alla Mostra di arte contemporanea, arte decorativa e architettura italiana di Helsinki, ritrae l’architetto sedotto dalla superficie levigata e dalla trasparenza di un vaso di cristallo; questa foto illustra bene il rapporto tattile, empatico, attraverso il quale Albini sapeva scandagliare le proprietà fisiche, le intrinseche attitudini d’uso e le qualità estetiche dei materiali.

ATTITUDINE ARTIGIANALE: Soprattutto attraverso gli allestimenti museali e le prime mostre in Triennale, Albini approfondisce un rapporto artigianale nell’uso dei materiali, e in particolare dei meccanismi di incastro, composizione, snodi atti alla modellazione e trasformazione dell’oggetto. Tutto ciò in funzione dell’uso, ma tradotto in essenza e bellezza.

IL RAPPORTO CON L’AMBIENTE: Nella progettazione degli insediamenti popolari, così come per le residenze private, Albini si soffermerà molto sul rapporto esterno-interno, lo vedremo, architettonicamente parlando, nella costruzione di ballatoi e passerelle aeree, logge, un’attenzione particolare verso la salubrità degli ambienti e l’orientamento solare. Tale attenzione è riprodotta su tutte le scale, dal piccolo al grande progetto.

IN SINTESI IL METODO: Scomporre, cercare l’essenza, ricomporre, verificare e agire con senso di responsabilità sociale. L’oggetto del progetto, il problema alla base, va analizzato e scomposto, scandagliando le problematiche e analizzandone l’essenza, così come quando si apre un oggetto per scomporlo nelle sue parti principali e nelle sue funzioni essenziali, il progettista ha il compito di esaminare tutte le parti, dando loro il giusto valore e di conseguenza scegliere materiali e soluzioni di progetto e costruzione. Ricomporre ogni parte, creando armonia è il passo successivo, verificarne l’usabilità, l’efficienza, il valore donatogli e il suo posto tra gli altri, è l’atto finale. In tutto ciò Albini aggiunge una visione, una responsabilità, se non un compito sociale.

ITINERARIO:

L’itinerario di oggi prevede la visita allo Studio Fondazione Albini, una scoperta delle sue opere architettoniche milanesi e i suoi oggetti di design tanto famosi che potrete ammirare direttamente allo studio. Ancor prima di partire, o meglio, la nostra partenza vera e propria sarà in un luogo in cui  molti di voi passeggiano ogni giorno: il ponte di via Curie, che porta da via Vincenzo Monti alla Triennale, luogo tanto caro ad Albini quanto a tutti i milanesi. Oggi partiremo da qui.

1. IL PONTE: Un murale di 120 metri che ritrae le principali opere dell’architetto. A disegnare sono stati gli studenti del corso di Scenografia di luce del Politecnico di Milano, insieme All’associazione Retake, per festeggiare il decimo anniversario della Fondazione intitolata all’architetto e designer Franco Albini.

Illustrazione di Cristina Sarcina
Illustrazione di Cristina Sarcina

2. LA FONDAZIONE STUDIO: In via Bernardino Telesio

Ci avviciniamo al luogo principale del nostro tour di oggi. In via Telesio 13, poco distante dal ponte appena percorso e dal Palazzo della Triennale, troverete questa affascinante villetta in stile neoclassico, sede dello studio Albini, ai tempi anche residenza dell’Architetto, e oggi Casa Museo. Attraversato un portico che lascia intravedere un magnifico cortile, luogo di silenzio e pace, salirete al piano rialzato per entrare in questo luogo che ancora racconta la magia del tempo che fu.

Illustrazione di Cristina Sarcina
Illustrazione di Cristina Sarcina

3.LE OPERE DI DESIGN:

CICOGNINO  Un design raffinato ed essenziale, che nella forma ricorda la figura di una cicogna, diventato opera iconica e tutt’ora attuale e richiesta. Franco Albini realizza il tavolino riducendo la sua struttura a pochi semplici elementi: le tre gambe sottili di sostegno, il piano d’appoggio del diametro di 40 cm e la lamina di legno che lo incornicia come un vassoio. Una delle gambe si allunga del doppio rispetto alle altre fino a terminare in un pratico manico che consente di spostare l’oggetto con facilità.

Illustrazione di Cristina Sarcina

CANAPO, Chaise longue  Chaise longue con struttura portante in legno massello di frassino naturale o tinto ardesia e noce tinto mogano. La tela portante in tessuto ecru è fissata tramite corde che disegnano un motivo grafico lungo i lati. La cuscinatura in poliuretano, rivestita in tessuto o pelle, è divisa in moduli e può essere ripiegata su se stessa.

Illustrazione di Cristina Sarcina

FIORENZA La poltrona Fiorenza nasce da un progetto di Franco Albini del 1939. La poltrona è stata realizzata in piccoli campioni di produzione artigianale. Il modello subì varie versioni nel corso dei decenni, alla fine Arflex lo mette in produzione nel 1952. Fiorenza è paragonabile a una tradizionale bergère con schienale alto, anche se la linea è leggera e il design ha linguaggio contemporaneo. Fiorenza è stata disegnata da Franco Albini per Arflex, con struttura in massello di faggio tinto noce o laccato nero.

VELIERO  Una libreria che sfida le leggi della statica e oltrepassa audacemente le convenzioni dell’equilibrio. Il progetto prende idea proprio dall’immagine di un veliero: due piloni in legno posti a v, in realtà i montanti della struttura che sorreggono grazie a dei tiranti in metallo, sottili ed effimere mensole di cristallo. I libri sono in questo modo sorretti come fossero nell’aria. Oggetto iconico del modernismo di Albini, prodotto tutt’oggi da Cassina.

Illustrazione di Cristina Sarcina
Illustrazione di Cristina Sarcina

4. IL QUARTIERE MANGIAGALLI, case popolari:

Il quartiere case popolari di via Mangiagalli viene edificato  nel 1950. Il tipo edilizio è composto da due alloggi per piano serviti da un unico corpo scala, separato dal volume residenziale e disimpegnato da passerelle a ponte. Il rapporto con l’esterno e la salubrità dell’alloggio sono alla base del progetto.

Illustrazione di Cristina Sarcina
Illustrazione di Cristina Sarcina

5. LA METROPOLITANA:

Fra i primi progetti italiani di identità visiva e immagine coordinata, è caratterizzata dall’utilizzo del colore rosso, che compariva sui convogli e negli elementi di arredo, e dalla scelta di utilizzare gomma nera a bolli per le pavimentazioni, corrimano tubolari e orologi con il quadrante fuori scala. Le soluzioni studiate per la Linea 1 hanno successivamente guidato anche le scelte per la Linea 2, la 3 e la 5.

L’ACADEMY:

Negli ultimi anni la Fondazione ha sviluppato un interessante progetto che prende nome di ACADEMY, un ramo della fondazione che si occupa diformazione, rivolto a tutti e soprattutto a giovani architetti e designer.

Una realtà formativa che sviluppa il metodo progettuale albiniano, ampliandolo su vari settori e ambiti, la fondazione si occupa di progetti culturali, visite guidate, laboratori per bambini, l’Academy in particolare,  è inveceuna scuola che fonda i suoi percorsi sul modo di pensare dei grandi innovatori e sulla loro maniera di affrontare i problemi e offrire soluzioni. I percorsi sono interdisciplinari e interculturali e si basano sui concetti progettuali proposti da Albini. L‘Academy lavora con studenti del Politecnico, giovani artisti e designer, e da poco si sta aprendo a tutte le persone interessate ad approfondire questi argomenti, il mondo di Albini, ma anche se stessi, le proprie risorse e molto altro.

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