Imparare a stare accanto – Ritornare liberi

Autori:
Illustrazione di Claudia Bignardi
Illustrazione di Claudia Bignardi

Di Davide, fratello gemello di Giulia

Non mi sarei mai aspettato una cosa del genere, ma soprattutto che accadesse a mia sorella. Perciò partiamo dal principio…

Erano un po’ di giorni che vedevo i miei preoccupati, non capivo per cosa, ma si vedeva che centrava mia sorella.

Un giorno tornato a casa dal lavoro, i miei mi dissero che Giulia l’indomani avrebbe dovuto andare in ospedale per fare una visita, quale visita io non lo so, pensavo a di tutto e di più, che si fosse ammalata di qualcosa di serio… perché si vedeva che sul suo viso c’era qualcosa che non andava e che nascondeva.

Il giorno seguente ricevetti da mio padre una chiamata che mi diceva: «Guarda che Giulia ha deciso di farsi ricoverare in ospedale», ho detto, «okay», perché cosa puoi rispondere? Ti si gela il sangue, soprattutto se non sai cosa sta succedendo…

Dopo un mese di ricovero andai a trovarla in ospedale, era la prima volta che ci andavo. Una volta dentro, mi son detto: «qua mi perdo», perché era gigantesco; ero sconcertato per quello che avrei potuto vedere, e incredulo di quello che poi ho visto…

L’ultimo ricordo che avevo di Giulia, era quello di una ragazza normale, in carne ma non troppo, sportiva, bella come adesso… e vederla lì sul letto, intubata con il sondino e magra fino all’osso, è stato scioccante, aveva superato ogni limite. È stata dura andare avanti con quell’immagine di lei davanti agli occhi, perché non sai se può migliorare, lo speravo con tutto il cuore, ma hai paura che potrebbe peggiorare.

Allora Giulia non poteva fare alcun tipo di sforzo e per andare in giro aveva la carrozzina: questo credo sia il mio ricordo peggiore di quel periodo, perché a vederla lì sopra mi sono reso conto di quanto fosse grave la situazione.

I miei presero una casa proprio dietro all’ospedale, in modo che Giulia fosse più vicina e che comunque potesse anche vivere in modo un più normale, con la sua cameretta, arredata come piace a lei, o magari divertirsi anche con i giochi da tavolo. È stato un lungo periodo quello, dove c’era questa piccola abitazione in cui lei viveva con mamma e papà, e la casa dove siamo cresciuti così vuota, con un tale silenzio. Era davvero brutto. Non la vedevo spesso, i miei forse 2/3 volte a settimana se andava bene, e comunque si vedeva che erano a pezzi anche loro.

Ricordo quando le hanno tolto il sondino, quello fu un passo in avanti, ma anche un potenziale pericolo: se lei non si fosse saputa adattare velocemente, la situazione avrebbe potuto peggiorare. Lì ho avuto molta paura per lei. Quando poi le hanno dato la possibilità di tornare a casa, non sapevo come comportarmi: che dirle, cosa faccio adesso?

Giulia stava tutto il giorno in cameretta, non usciva se non per andare in bagno o per una breve passeggiata. Il problema si presentava all’ora di mangiare: lei andava in crisi, vedeva nel cibo un nemico, come se fosse veleno. Ricordo che ogni tanto mettevo su le cuffie per non sentirla parlare con mia madre, ovviamente sempre del cibo, o del corpo. Erano più le volte che uscivo per non stare in casa, perché anch’io volevo i mei spazi, un po’ di pace, perché era stressante e c’era bisogno di qualcosa per alleviare la tensione.

All’inizio per Giulia è stato difficile anche unirsi a tavola con mia mamma e con mio padre e io non ne capivo il perché, ancora oggi faccio fatica, però le era davvero difficile mangiare in compagnia, ma con il tempo la cosa è migliorata ed è merito suo, perché ha combattuto ed è riuscita a uscirne poco alla volta, giorno dopo giorno. Con il sostegno degli amici e dei familiari ha ritrovato se stessa, almeno sotto alcuni aspetti, perché ho notato un netto cambiamento in lei. Due ricordi mi rimarranno sempre: uno più del passato, di ciò che lei era e uno più presente di quello che é ora. D’altro canto cambiamo tutti con il tempo: lei è migliorata parecchio e di questo ne sono orgoglioso, anche se tendo a non dimostrarglielo mai, ma le voglio un gran bene e gliene vorrò sempre.

Quando è riuscita ad uscirne, ha aiutato molto le sue amiche conosciute in ospedale, ricoverate con lei , stava loro molto vicina, dava consigli per migliorare piano piano, perché è il modo migliore e lo ha fatto con una certa grinta.

Vi svelo una cosa, che ogni tanto lei mi ha chiesto e che riguarda il tatuaggio che ho sul braccio destro. Quando Giulia me ne ha chiesto il significato, le ho sempre risposto aggirando la cosa, ma quel tatuaggio è per lei. Perché ho pensato a quando era in ospedale, chiusa lì dentro, triste e io ero fuori e potevo fare tutto, e gliel’ho dedicato, perché quando lo guarda le possa venire in mente di viaggiare, di fare, di esplorare, perché finché si è liberi bisogna esplorare e tenersi stretti i ricordi felici! Io sono del tipo che me ne frego molto, se mi si conosce bene, ma lei, mia sorella, ci rimarrà sempre nel mio cuore e nei miei pensieri, sempre! Se io sono la sua parte peggiore con carattere silenzioso e forte, lei è la parte migliore di me con carattere allegro e aperto. Spero che ora possa essere sempre allegra e felice.

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