Imparare a stare accanto – Farle capire quanto vale

Autori:
Illustrazione di Claudia Bignardi
Illustrazione di Claudia Bignardi

Di Federica, sorella di Francesca

Ăˆ la prima volta che mi viene posta questa domanda: «Come sta vicino e vive la sorella di una ragazza che soffre di DCA e Anoressia?».

Molto difficile da spiegare a parole, ma ci proverĂ².

Prima di tutto, c’è voluto molto tempo a capire che realmente si trattava di una malattia. Ăˆ difficile prendere coscienza di questo e accettarlo, anche da sorella e anche se non lo stai vivendo sulla tua pelle.

La prima sensazione è di totale incomprensione.

La prima, invece, di quando lo capisci e realizzi, è la totale preoccupazione per tua sorella.

Tutta la famiglia si concentra su di lei e sul suo problema.

Ăˆ come se volesse assecondarla su tutto pur di non farla «arrabbiare», anche perchĂ© non è piĂ¹ lei. Lei, sempre così solare, sorridente e socievole, è diventata irascibile, triste e cupa.

Atteggiamento che nasce nel vederla così piccola con addosso questo grandissimo problema. Fai di tutto per cercare di liberarla almeno un po’ da questo enorme peso. Non fai domande e cerchi di far finta che vada tutto bene e che presto si risolverĂ  e ne uscirĂ .

Io personalmente ho provato a entrare nel «suo modo di pensare», cercando di capire anche da uno sguardo se in quel momento stesse provando disagio per una certa situazione. Così è nata una complicità, come per rassicurarla e dirle: «Stai tranquilla, non sei sola, ci sono qua io che ti capisco e ti aiuto».

A tavola molte volte le chiedevo: «Franci hai messo l’olio?», e lei, con un po’ di imbarazzo, mi rispondeva di sì. Io sapevo che stava mentendo ma non le dicevo niente. Pensavo che un giorno l’avrebbe capito da sola, che quel cucchiaio d’olio, lo doveva mettere senza che nessuno glielo dicesse, perchĂ© lo doveva fare per se stessa.

Chi soffre di DCA, spesso, oltre a voler avere tutto sotto controllo, riversa il disturbo sui suoi familiari, ma io questo non gliel’ho mai permesso.

Sono stata sempre molto dura con lei, a volte fino a farla piangere, perchĂ© quando inizi a capire anche tu la malattia, non l’assecondi piĂ¹ come facevi all’inizio. Ti senti in dovere di sbattere in faccia a tua sorella la dura realtĂ , per non farle ancora piĂ¹ male di quanto si stia giĂ  facendo da sola.

A casa, specialmente a tavola, si crea una tensione difficile da sopportare e io ho sempre cercato di mantenere un equilibrio tra mia sorella, da un lato, e il resto della famiglia (genitori e fratello), dall’altro. Quasi come fossi la sua dottoressa di casa.

So che anche lei vede in me una sorella pronta ad ascoltarla, senza giudicarla.

Ci sono stati momenti veramente bui, in cui pensi: «Ma perché proprio a lei e non a me?». Non se lo merita, pensi. Allora inizi a fare l’impossibile per non addossarle ulteriori problemi che ci possono essere, soprattutto in famiglia.

Il compito piĂ¹ difficile è farle capire quanto vale, quanto deve pensare piĂ¹ a se stessa che non agli altri, che la famiglia va avanti anche se non c’è lei a tenerla su e a caricarsi di tutto. E tante altre cose troppo lunghe da raccontare.

Dopo anni, tiro un sospiro di sollievo, ma so che il problema è sempre lì, che si nasconde anche se non si vede piĂ¹ come prima sul suo corpo.

Mi consolo pensando che mia sorella è diventata forte, perchĂ© è come se fosse giĂ  morta una volta ed ora è rinata, imparando la cosa piĂ¹ importante: accettare e amare se stessi.

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