Di Matteo Marzotto
Grazie Milano! Grazie perchĂ© mi hai accolto a braccia aperte, senza diffidenze e perchĂ© ogni volta che torno mi fai sentire a casa. Certo, intendiamoci, potresti essere ancora piĂ¹ bella, piĂ¹ accogliente, piĂ¹ aperta. Ma non ti manca nulla per diventarlo. Mi è stato chiesto di raccontarti e di immaginare come ti vorrei. E lo faccio volentieri, perchĂ© ti voglio bene.
Cara mia città – mi permetto di definirti «mia» anche se sono nato a Roma e vivo una certa parte dei miei giorni in Veneto e in giro per il mondo -, cara Milano, dunque, hai sofferto molto in questi ultimi mesi. Chiusa nelle tue mura, costretta a non uscire di casa, con lo sguardo affacciato alle finestre. Eppure, lo so, il tuo cuore di città cosmopolita non ha mai smesso di battere e di guardare avanti. Com’è d’altra parte la tua indole.
Milano, unica grande metropoli del nostro Paese, crogiuolo di etnie, luogo di esperimenti economici e civili, piazza dell’Italia piĂ¹ industriosa, ma anche piĂ¹ misuratamente gioiosa. Non sei l’unica cittĂ , certamente, che puĂ² dire di essere pienamente italiana, ma sicuramente sei l’unica ad essere riuscita a fondere così bene industria e cultura, arte e territorio. Sì, in effetti ti mancano forse le montagne a farti da corona, e la nebbia condita dallo smog non è un gran vantaggio. E non hai il mare che a me piace moltissimo (anche se hai l’Idroscalo). Eppure, compensi queste cose con la gran vivacitĂ delle tue vie, con la ricchezza anche immateriale delle tue iniziative, con il coraggio di essere sempre te stessa fino in fondo, di tentare con raziocinio le sfide. E vincerle (quasi tutte).
Milano: non sei Parigi, non sei Amburgo e nemmeno Londra e tanto meno Roma. E New York la vedi da lontano. Ma sei Milano: qualcosa piĂ¹ di tutte queste cittĂ . L’unica cittĂ globale d’Italia, una delle prime d’Europa. Milano che con Expo hai meravigliato tutti. CittĂ industriale e umanista, cittĂ di fede e laica, cittĂ antica immersa nelle campagne piĂ¹ ricche della pianura, eppure così tecnologica e digitale, ma anche così capace di offrirti con i tuoi parchi ombrosi, con le tue vie nascoste e i cortili che si aprono improvvisi. Milano che non sei «da bere» ma da vivere tutta.
Milano che riesci a pensare dal basso, che cresci non per imposizioni e pianificazioni, ma per iniziative spontanee, che nascono e crescono libere di essere.
Milano – diciamolo anche -, che dai scandalo, che sembri ogni giorno soffocare nel traffico, che corri, che ti affanni, che cerchi il successo a tutti i costi, che dai l’impressione ogni tanto di voltarti dall’altra parte piĂ¹ materialista che umana.
Milano che, perĂ², sei capace di redimerti, di risorgere dalle ceneri, che vivi per gli altri, che dai a chi è sconfitto un’occasione o almeno una speranza di rivincita.
Milano della Madunina, che non sei per finta ma per davvero espressione di quella religione a un tempo trascendente e immanente. Milano che sei velocità e progresso come lo sono icone industriali come l’Alfa Romeo e la Pirelli. Milano che sei gusto e saper vivere come lo sono il Campari e via Montenapoleone. Milano che sei storia e scrigno d’arte che conserva dentro l’Ultima Cena, ma anche luoghi per me cari come il Poldi Pezzoli. Milano che sei musica profondamente mia e che hai fatto della Scala la casa di tutti.
Milano bellissima, che potresti esserlo di piĂ¹ ancora. E sarai ancora, ancora piĂ¹ bella, se vorrai. PerchĂ© hai dentro di te le risorse per essere quello che ti ho detto all’inizio: piĂ¹ accogliente, piĂ¹ aperta, piĂ¹ bella. Culla di un progresso che non deve essere solo materiale, ma anche, e soprattutto, spirituale.
Milano, cerca di diventare non solo un miraggio ma un buon porto per molti piĂ¹ di oggi, un approdo per i disgraziati della Terra, per quelli che cercano un riscatto dalle brutture della vita, per quelli che vogliono risollevarsi con il loro lavoro. Hai le risorse economiche per farlo, le idee per esserlo, la forza per arrivarci, le donne e gli uomini in grado di prenderti per mano e portarti oltre il futuro.
Cara Milano, te lo dico apertamente: domani cerca di essere ancora piĂ¹ Milano di oggi.