Il riassunto dei primi tredici capitoli
Questo libro è stato possibile solo grazie all’aiuto dell’amico scrittore Lorenzo Carpanè. Ci è stato vicino capitolo per capitolo, ha rivisto i nostri scritti, ci ha dato consigli preziosi. Lorenzo è stata una bella esperienza. Riassunto dei primi 13 capitoli. Lapo e Riccardo sono due amici. Riccardo vuole scrivere un libro ma si blocca davanti al foglio bianco. Lapo lo prende in giro mentre camminano per Milano. Riccardo racconta di un incontro al semaforo tra via Santa Sofia e corso Italia. Lapo corre in soccorso dell’amico e con un’app di tracciamento riesce ad individuare la misteriosa ragazza con un borsone nero. «Trovata, si va» dice Lapo all’amico. La ragazza si chiama Matilde. Matilde viene inseguita dai due ragazzi e corteggiata fino alla stazione. I tre ragazzi diventano molto amici e un giorno, di grande tenerezza, finiscono a letto tutti e tre. Fanno l’amore. Si scelgono.
La morte della nonna ha cambiato la vita di Matilde. Il testamento nascosto in un armadio a muro, scritto con pennino e inchiostro, indica Matilde come unica erede dei risparmi della nonna, come se non avesse mai avuto una figlia. Denaro, case e terreni. La ragazza non era a conoscenza dei possedimenti della nonna, avevano sempre vissuto una vita modesta, mai sfarzosa. Una sorpresa per Matilde che aveva il compito di organizzare funerale e tomba. La nonna è stata molto precisa: «E sulla mia lapide deve esserci scritto: pianse e amĂ² per tutti». Ăˆ la stessa scritta che si puĂ² leggere sulla cripta mortuaria dove riposano Giuseppe Verdi e sua moglie Giuseppina Strepponi, nel giardino della Casa dei musicisti di piazza Wagner a Milano. La nonna ha scelto il verso di Gabriele D’Annunzio dedicato al Maestro che aveva deciso di essere sepolto nella Casa di chi sapeva amare musica e liriche, comela nonna di Matilde.
«Pianse e amĂ² per tutti», nella mente di Matilde tamburellano queste parole. «PerchĂ©?» Si domanda Matilde e subito dopo rivolgendo la stessa domanda a Lapo e Riccardo che erano accorsi a Oggiono saputa la notizia della scomparsa della nonna. Non si erano nemmeno abbracciati, non c’era bisogno di consolare. Bastava stare lì, far capire a Matilde che loro due c’erano e ci sarebbero sempre stati.
Convinti che i sentimenti si fortificano con le emozioni. Come i primi baci in piazza a Milano, fare l’amore in tre e anche nel dolore di un funerale. Senza saperlo e preventivarlo, Matilde, Lapo e Riccardo hanno cominciato a costruire un volersi bene che li avrebbe portati lontani. Hanno capito che non erano piĂ¹ dei ragazzi. Dovevano scegliere chi essere, come vivere, come amare e soprattutto chi amare. Un percorso obbligato per scoprire come si diventa uomini che rispettano e si fanno rispettare.
Conclusa la cerimonia funebre, una cerimonia con un grande assente, la mamma di Matilde, i tre giovani sono rimasti soli su una panchina del giardino dell’antica casa a un piano della nonna di Matilde. «E adesso?», ha sussurrato Lapo agli amici. «Adesso si va avanti» ha risposto Matilde. «Io anche se ho una madre, mi sento orfana, ho deciso, non esiste piĂ¹. Voi avete i genitori ma dovete camminare da soli. Dovete scegliere e decidere. Io con i soldi di mia nonna vado per un po’ a Londra, vorrei fare un provino alla Royal Ballet School, tu Riccardo comincerai a scrivere il tuo libro, e tu Lapo, mio piccolo Lapo, dovrai cercare di capire chi vuoi amare, come vuoi vivere, quale luogo migliore per te».
«Ma io amo voi due», rilancia Lapo con un sorriso malizioso. «Un giorno con uno, un altro giorno con l’altra, il terzo giorno tutto insieme. Io non voglio scegliere, mi lascio andare, sono una persona. Mi sento completo con voi due, perchĂ© dovrei rinunciare a quello che provo? PerchĂ© non dovrei dirvelo? Del resto a letto nudi siamo stati bene, non ci siamo persi. Non c’erano eterosessuali, omosessuali in quel letto, c’erano tre persone che si volevano bene… o no?» Poi aggiungendo: «Magari piĂ¹ avanti ci innamoreremo di altre persone. L’importante è non perderci di vista».
«Io non lo sopporterei, ho giĂ avuto una madre desaparecida. Ho un’idea» replica Matilde nel silenzio confuso di Riccardo e nel desiderio di essere accettato così com’è di Lapo. «Facciamo un gioco. Ăˆ anche il titolo di un libro da leggere in estate di Emmanuelle Carrere».
«Lo conosco − interviene il silenzioso Riccardo − quando sono arrivato all’ultima pagina non ci potevo credere. Ăˆ davvero finito? Ăˆ un lungo racconto erotico che accompagna una donna durante un viaggio in treno da Parigi a La Rochelle. Non ho amato il troppo detto e l’esplicito. Così come non ho amato certe espressioni. Ma la parte finale mi e piaciuta tantissimo. C’è tutto. Privato e reale, veritĂ e bugie, rivelazioni, risentimenti, riflessioni. Le coincidenze prendono vita. Ecco noi dobbiamo credere alle coincidenze. Quindi?».
«Quindi, noi tre indipendentemente dai nostri lavori, dai nostri eventuali amori, dai nostri dolori il 28 Aprile di ogni anno dobbiamo vederci, stare insieme e forse anche amarci. Tre giorni per noi, il destino ha incrociato le nostre vite, noi aiutiamo il destino nel gioco delle coincidenze, 28, 29, 30 Aprile di ogni anno, sono i giorni che ci siamo conosciuti. Vorrà ben dire qualcosa?».
«Io ci sto − dice Lapo − Ma stasera con chi sto?». «Stasera stiamo insieme, se Riccardo vuole…».
«Certo, voi siete la mia prioritĂ . Molti si rifugiano nel sesso, chi nella solitudine, chi nell’amicizia. Altri non si prendono rischi e seguono semplicemente le convenzioni. Io ho deciso di fare una scelta radicale: mettere l’amore al centro della mia vita e declinarlo nella comunitĂ dove vivrĂ². Ma devo fare i conti con il fattore tempo». Amore come comunitĂ . Riccardo partendo dai sentimenti per Matilde e Lapo, cerca dentro di se’ un approdo piĂ¹ sociale. Cerca gli altri. Matilde e Lapo gli hanno dato la scossa, hanno giocato con la loro intimitĂ , ma questo giovane milanese con la voglia di scrivere un libro senza sapere come partire, comincia a maturare l’idea di un amore radicale, un amore verso chi ha bisogno. Un amore pubblico, disinteressato, che dalla dimensione privata si riverbera su tutta la societĂ , in grado di colpire anche chi decide di sottrarsi alla sua potenza.
«Stanotte ho cominciato a leggere un libro di una giovane scrittrice Jennifer Guerra, Il capitale amoroso. Manifesto per un Eros politico e rivoluzionario, un libro che conoscono ancora in pochi. Mi ha colpito. Prima di amare e stare con una persona, vorrei esplorare un Eros che renda giustizia, vorrei essere qualcuno, contare qualcosa. Non riuscirei a vivere nella marginalità e nell’invisibilità ». Riccardo non si è mai aperto così. Matilde e Lapo sono sorpresi. C’è voluta la morte della nonna di Matilde per
fissare dei punti fermi. Stasera non ha senso rimanere ad Oggiono.
I tre giovani salgono sull’auto di Lapo e tornano a Milano. Hanno prenotato in un ristorante di via Orti al Lacerba, frequentato da giovani alternativi, un po’ artisti, un po’ menefreghisti, un po’ ricchi. Un obiettivo: farsi vedere, non hanno nulla da nascondere. Tenersi per mano, baciarsi, bere dallo stesso bicchiere, mangiare con le mani e passare le dita sulle labbra. Dal funerale nel cuore della Brianza, all’ostentare in un ristorante futurista, almeno per il nome e i giornali di quel tempo appesi alle pareti. Come se dicessero: noi siamo questo, ci vogliamo bene. E qui in questa sera di dolcezze, di fluiditĂ , le decisioni che cambiano una vita. Matilde fra due giorni partirĂ per Londra inseguendo i suoi sogni. «Verrete a trovarmi, vero?». Il «certo» di Riccardo e il sorprendente Lapo che decide per la svolta: «Io Matilde, parto con te. Milano mi sta stretta in questo momento. Non so che cosa farĂ². Ma ho bisogno di un punto fermo. Questo punto sei tu, non è Riccardo. Ho bisogno di far lievitare i pensieri, devono prendere forma, magari possono qualcosa di meraviglioso. Sedimentare, stratificare, adagiare».
Sorride Riccardo, guardando Matilde e Lapo: «Sedimentare, stratificare, adagiare fa giĂ parte di Facciamo un gioco di Carrere. Siamo andati oltre senza volerlo. Sono felice che Lapo venga a Londra con te morbidissima Matilde. Ora ho un motivo in piĂ¹ per raggiungervi». Matilde si gira di scatto verso Lapo baciandolo sulle labbra davanti a tutti: «Ma tu che cosa hai in mente veramente?». «SarĂ² folle, ma voglio provare a viverti accanto». Matilde serissima: «Ok, proviamo. Tu Riccardo non sei
geloso?»
«No, voi andate avanti, ho da fare qui. Devo riempire le pagine bianche del mio libro. Solo quando avrĂ² finito di scrivere, sarĂ² pronto per voi. Per ora so solo come comincerĂ il primo capitolo: Pianse e amĂ² per tutti».
«Io voglio perdere il controllo, sottrarmi al principio di prestazione, cambiare le regole del gioco. E in questo momento il mio abbandono si chiama Matilde, potrebbe chiamarsi anche Riccardo. Ma sono costretto a scegliere, non siamo piĂ¹ ragazzi, siamo diventati di colpo giovani uomini-donne. Dobbiamo assumerci la responsabilitĂ della decisione e della libertĂ . LibertĂ di scegliere. Provo con Matilde, credo che con lei possa trovare l’unico vero bisogno di un essere umano. Confrontarsi con l’esistenza
dell’amore». Fortemente sorpresa dalle parole di Lapo, Matilde cerca di alleggerire la serata: «Come parlate, come siete cresciuti, dolcissimi miei fidanzati».
Matilde che per tutto il giorno, funerale compreso, non si era mai arresa al pianto, prende le mani di Lapo e Riccardo spingendole lentamente sotto il tavolo, sfiorando linguine di entrambi, per poi alzarsi e stringersi in un abbraccio a tre intimo, avvolgente, caldo. Non erano mai stati così soli anche se la trattoria era pienissima di clienti. Matilde, Lapo e Riccardo, non sono comunque passati inosservati. Gli specchi grandi alle pareti favoriscono gli sguardi curiosi degli avventori. Milano è discreta, ma l’esuberanza dei tre giovani è coinvolgente. Matilde si alza e lentamente raggiunge il bagno unisex del Lacerba. Lapo e Riccardo, capiscono al volo l’invito non detto e raggiungono Matilde. I tre in piedi davanti al grande specchio cominciano a baciarsi. Matilde non riesce a fermarsi, bacia Lapo e con le mani cerca Riccardo. Poi morsica le labbra di Riccardo e infila le mani nella camicia azzurra di Lapo.
Quest’ultimo accarezza le gambe di Matilde, sposta le mutandine di fila due dita nel corpo di Matilde. Stavolta è Riccardo che sfiora Lapo e Matilde insieme. Un groviglio che non si distrae nemmeno per l’andirivieni dei clienti. Poco dopo Matilde, Lapo e Riccardo tornano al tavolo. C’è silenzio. Sanno che cosa fare. Hanno scelto di cambiare strada, rompere gli schemi. Nel periodo in cui le relazioni si basano sulla convenienza e sull’utilità , conquistare quel terreno incolto dell’amore incondizionato, senza il desiderio di potere. Hanno scelto di vivere come vogliono. Matilde: «Sì, vado a Londra, studia
danza e faccio all’amore con Lapo…».
Lapo: «Io scappo da Milano che non capirebbe, vivo con Matilde e punto ad avere figli da lei…».
Riccardo: «Io scrivo il mio libro, lo intitolerĂ²: Vedi quello che puoi fare. PerchĂ© io farĂ² qualcosa che serva alla comunitĂ . AmerĂ² ogni essere umano che incontrerĂ². Voi aspettatemi e lasciate un posto per me nel vostro letto caldo…».
Fine.