Intervista con il regista e sceneggiatore italiano Roberto Faenza, autore fra l’altro di Si salvi chi vuol, Jona che visse nella balena, Sostiene Pereira, Marianna Ucrìa, I giorni dell’abbandono e Alla luce del sole. Ora sta lavorando sulla poetessa Alda Merini, sugli ultimi anni della sua vita.
di Amalia Levi
Il regista e sceneggiatore italiano, Roberto Faenza, ci ha fatto vedere attraverso i suoi film, dei protagonisti della società italiana che hanno voluto vivere da uomini liberi. Uomini che hanno lottato, che non si sono girati dall’altra parte.
Il film su don Giuseppe Puglisi, detto Pino, Alla luce del sole del 2005, è la storia del parroco assassinato da Cosa Nostra a Palermo nel quartiere Brancaccio, il giorno del suo 56esimo compleanno, il 15 settembre 1993. C’è una scena bellissima. Siamo in chiesa e don Puglisi, interpretato da Luca Zingaretti, nella sua omelia, chiede ai fedeli di ribellarsi. «È il momento di reagire, di alzare la testa, è il momento di chiedere libertà. È il momento di chiedere quello che vi è stato promesso e che non vi viene mai dato. Noi a Brancaccio di pazienza non ne abbiamo più». E dopo attimi di silenzio, qualche voce, qua e là, i fedeli in piedi, nella chiesa di don Puglisi, cominciano ad applaudire.
Il regista Faenza ha reso molto bene la singolarità dell’episodio, gli imbarazzi e la voglia di riscatto dei giovani. È infatti, un ragazzo che comincia ad applaudire da solo, seguito poi da tutti i presenti. La scena vista come ce l’ha fatta vedere Faenza, segna la condanna a morte di questo coraggioso prete di periferia. Don Puglisi, un prete che voleva far vivere i suoi fedeli nella libertà quotidiana.
Roberto Faenza tornerà presto al cinema con un film sulla poetessa Alda Merini, lo racconta lui nella breve intervista che ci ha rilasciato. Ha scelto una grande donna che ha lasciato il segno con i suoi versi. «Che cos’è la libertà?», si è più volte chiesta Alda Merini. E la risposta è stata: «La ricerca, lo spazio, il poter fare le scale». La grande poetessa milanese abitava sui Navigli, dava voce ai poveri e ai diseredati. Per questo aggiungeva sempre: «Se avessi potuto avrei fatto il barbone, perché vivere liberi è una grande cosa. Il poeta vuole la libertà. La poesia vuole la libertà».