I disturbi psichici sono malattie. Serve un cambiamento epocale

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Illustrazione di Giorgio Maria Romanelli
Illustrazione di Giorgio Maria Romanelli

I disturbi psichici non godono dello stesso «rispetto» delle malattie organiche. Già a partire dalla loro più comune denominazione –ossia «disturbi» – possiamo intuire come il confronto con il mondo medico risulti difficile: chi equiparerebbe un «disturbo» a una «malattia»?

di Margherita Luciani

Cosa sono i disturbi psichici? È difficile trovare una risposta univoca a questa domanda, ma quello che è certo è che i disturbi psichici non godono dello stesso «rispetto» delle malattie organiche. Già a partire dalla loro più comune denominazione –ossia «disturbi» – possiamo intuire come il confronto con il mondo medico risulti difficile: chi equiparerebbe un «disturbo» a una «malattia»?

Disturbo o malattia?

Innanzitutto, il termine «disturbo» richiama alla nostra mente una sofferenza blanda e passeggera: questo concetto che il termine «disturbo» richiama nella comunità scientifica e laica non è di aiuto nel rappresentare disagi profondi e duraturi. Inoltre, il termine disturbo nella mentalità comune richiama spesso un malessere di origine incerta e soggettiva, quasi come se il disturbo mentale fosse attribuibile all’intenzionalità della persona che ne soffre.

Guardando ai dati, sappiamo che circa il 50% delle persone adulte ha sofferto di un disturbo mentale in un determinato momento della propria vita. Tuttavia, la malattia mentale è considerata meno reale ed è meno riconosciuta rispetto a una malattia fisica, ragion per cui se uno studente soffre di celiachia a scuola è possibile richiedere un pasto adeguato e invece se uno studente soffre di anoressia non è possibile richiedere un pasto che segue il piano alimentare del paziente.

Malattia mentale e stereotipi

È fondamentale fermarsi a riflettere quanto gli stereotipi negativi e i pregiudizi possano fare male e quanto, invece, possa aiutare un atteggiamento di incontro con l’altro. Infatti, aldilà di quello che le autorità sanitarie fanno o non fanno, bisogna sempre ricordarsi che ognuno di noi, nel suo piccolo, può fare grandi cose: prendendosi cura di sé e degli altri. A questo proposito possiamo ispirarci al messaggio lanciato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità in occasione della giornata mondiale sella salute mentale del 10 Ottobre: «Ogni giorno ognuno di noi può contribuire a migliorare la qualità della vita e il benessere psichico e sociale proprio e degli altri. Ognuno di noi, tutti i giorni, può lottare contro le ingiustizie, contro l’indifferenza, contro l’arroganza e contro la violenza. Ognuno di noi, tutti i giorni può spendere parole gentili, ascoltare i propri sentimenti e quelli altrui, prendersi del tempo per la cura di sé e degli altri. Ogni giorno, ognuno di noi può dare un contributo importante al benessere individuale e collettivo».

Ridurre la malattia mentale a un disturbo organico sembrerebbe la via più semplice e veloce per farsi ascoltare dalle istituzioni, ma il livello sul quale agire per generare cambiamenti duraturi e solidi è ben più complesso e profondo. Bisogna svelare la complessità della malattia mentale, con le sue componenti organiche, psicologiche e sociali, dove gli aspetti psicologici e sociali non sono un contorno ma un vero e proprio main dish.

Serve un cambiamento epocale

Si tratta di con-cause convergenti interdipendenti e interagenti che determinano sofferenza psichica. Si tratta di rivoluzionare le priorità nella società e di rendere visibile ciò che non si vede a occhio nudo e ciò che non è oggettivabile: la ferite sociali e relazionali sono molto meno visibili delle ferite chirurgiche ma altrettanto profonde e taglienti.

Serve un cambiamento culturale epocale che metta sullo stesso piano salute fisica e mentale, che non discrimini tra problemi immediatamente visibili e problemi che sfuggono alla percezione immediata. Bisogna promuovere una rivoluzione dei ruoli sociali, delle relazioni tra istituzioni e diritti per rivendicare l’urgenza della malattia mentale che rischia di passare inosservata e diventare invisibile.

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