I principi etici umani inseriti nell’intelligenza artificiale

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Giorgio Metta interpretato da Chiara Bosna
Giorgio Metta interpretato da Chiara Bosna

Principi etici e intelligenza artificiale, la soluzione sta nella ricerca. Nell’intervista di seguito Giorgio Metta (direttore dell’Istituto Italiano di Tecnologia (IIT) ci spiegherà come.

di Emanuele Bignardi

In questo periodo, si parla molto di futuro, di ripresa. Riflettendo sul tema di questo numero, «il presente che verrà», mi sono reso conto che, per certi versi, il futuro è già qui e lo possiamo trovare soprattutto nella scienza e nella ricerca; con questi pensieri, aspetto la telefonata del professor Giorgio Metta, direttore dell’Istituto Italiano di Tecnologia (IIT).

Mi immagino robot «filosofi» che conversano amabilmente con i loro creatori, scienziati che studiano l’infinitamente piccolo e complesso del nostro cervello, nuovi materiali «intelligenti» che si integrano con l’ambiente circostante. Forse ho una fervida immaginazione, ma qualcosa mi dice che Asimov ci aveva visto giusto. Stiamo costruendo quello che solo pochi anni fa era chiamato futuro, ma che ora è presente, è qui, lo possiamo toccare con mano. Soprattutto in un periodo come questo, segnato dall’emergenza della pandemia e dal cambiamento climatico.

È mattino presto e ho bisogno di sentire che la scienza sta facendo passi avanti, in tutte le sue branche, per costruire un mondo davvero migliore. Arriva la chiamata e rispondo non senza una certa emozione, per avere la possibilità di parlare con una persona a capo di un istituto all’avanguardia nella scienza e nella tecnologia. Avrei mille curiosità da chiedergli, ma il nostro tempo è limitato. Cerco di raccogliere le idee e inizio l’intervista.

Il digitale nella ricerca

Professore, qual è lo stato dell’arte della ricerca tecnologica, quali sono i temi fondamentali in questo momento?

«Probabilmente, se vogliamo definire una tematica interessante per questo periodo, parlerei del digitale, che di fatto è trasversale alla ricerca tecnologica; infatti, senza un supporto digitale, sarebbe molto difficile fare ricerca scientifica: alcuni esempi sono la scienza dei materiali, la ricerca genomica e biomedica, ma in generale tutte le scienze. Prima degli esperimenti in laboratorio, si effettuano delle simulazioni “digitali” con la creazione di modelli, che permettono di capire il meccanismo dell’esperimento. Si possono creare materiali e tecnologie cruciali anche per la lotta ai cambiamenti climatici, simulando reazioni chimiche e prevedendo in digitale struttura e comportamento dei futuri materiali. Non solo prima degli esperimenti, ma anche dopo di essi, è fondamentale avere un supporto digitale che garantisca l’analisi di una quantità di dati sempre crescenti. Un esempio di questo viene proprio dalla pandemia in corso: riuscire a sequenziare il genoma del Sars-Cov-2, comprenderne i meccanismi biologici e il comportamento, sono tutti traguardi raggiunti grazie a un supporto digitale robusto. Da ultimo, il digitale favorisce la conservazione e l’utilizzo dei dati che vengono prodotti durante gli esperimenti scientifici: infatti, si creano database che possono essere analizzati e interrogati per estrarre informazioni rilevanti».

Di che cosa si sta occupando l’IIT di rivoluzionario, per costruire il presente che verrà?

«Scommettere su una sola linea di ricerca è difficile; piuttosto, è utile unire, aggregare diverse tematiche scientifiche e puntare sulla multidisciplinarietà. Questa permette di scoprire davvero cose nuove, unendo i punti di forza di più discipline. Penso che una tematica da menzionare, sia la sostenibilità sviluppata in modo multidisciplinare da robotici, biologici, scienziati dei materiali e così via. Un bellissimo esempio è l’agricoltura di precisione, che nasce dall’unione di più discipline, come la biologia, la robotica e tante altre. Infatti, grazie alle conoscenze dei vari settori, è possibile analizzare la qualità dei prodotti, curare i prodotti agricoli tramite dei robot e tanto altro, il tutto anche nell’ottica di ridurre l’utilizzo delle sostanze chimiche e l’impatto sull’ambiente. Il bello di questo è la trasversalità, cioè abbracciare più discipline per scoprire nuove cose. Ad esempio, dall’incontro tra la biologia, la robotica e la scienza dei materiali, è possibile sviluppare dei sensori, che vengono stampati con materiali edibili direttamente sulle piante; un robot, poi, raccoglie i dati da questi sensori, così da monitorare lo sviluppo e il benessere della pianta. Ovviamente, questo è solo un esempio, ma ce ne sono molti altri, che nascono tutti dalla multidisciplinarietà».

Giorgio Metta interpretato da Chiara Bosna
Giorgio Metta Direttore Scientifico dell’Istituto Italiano di Tecnologia (IIT). Uno degli autori dell’Agenda strategica italiana sull’intelligenza artificiale; ha coordinato lo sviluppo del robot iCub per pi  di un decennio. – Illusrazione a cura di Chiara Bosna

Etica e intelligenza artificiale

La tecnologia fa grandi progressi, c’è un punto in cui bisogna fermarsi? È possibile applicare l’etica umana all’intelligenza artificiale?

«Si può applicare l’etica umana all’intelligenza artificiale; tuttavia, penso che oltre a parlare di etica, sia necessario discutere e fare ricerca sulla tecnologia. Infatti, se il problema iniziale è etico, si devono trovare soluzioni tecnologiche che permettano di inserire i principi etici all’interno dell’intelligenza artificiale. E per ottenere ciò, bisogna fare ricerca. La trasparenza degli algoritmi è un tema estremamente complesso, ma anche molto interessante. Esiste e deve esistere, un sistema che certifichi queste tecnologie; quindi, dopo aver trovato la soluzione tecnologica al problema etico, è necessario che i principi etici umani inseriti nell’intelligenza artificiale siano certificati. I sistemi software degli aerei sono strettamente regolamentati e certificati, perché non è possibile “fare sconti”. Inoltre, questi sistemi presentano anche una certa ridondanza, così da evitare che un software, danneggiandosi, non metta in pericolo il funzionamento dell’aereo stesso».

Facebook e Metaverso, cosa ne pensa? Non c’è il rischio di disumanizzare le relazioni?

«Personalmente, preferisco i rapporti umani diretti, piuttosto che mediati da una macchina, soprattutto dopo il periodo di pandemia che stiamo vivendo, che ci costringe a stare distanti. Inoltre, i rapporti vis à vis sono sicuramente più efficaci, mentre la digitalizzazione completa rischia di non essere efficiente, da questo punto di vista. Infatti, le idee nuove nascono dal contatto, dal parlarsi direttamente. Sicuramente, Metaverso ha delle possibilità e delle utilità, come quella di accorciare le distanze. Tuttavia, come per ogni tecnologia, l’impatto positivo dipende sempre dall’utilizzo che ne facciamo, non può quindi sostituire i rapporti umani».

Finanziamenti per la ricerca

Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR): come possiamo utilizzarlo al meglio? Quali sono le implicazioni di finanziamenti così consistenti?

«Non è facile utilizzare il PNRR per la ricerca; prima di tutto, i fondi non saranno solo per la ricerca, ma anche per altri campi, come la scuola, la sanità, l’edilizia e così via. In secondo luogo, il PNRR ha un termine ben preciso, il 2026. Quindi, dopo quest’anno i finanziamenti finiranno. Per quanto riguarda la ricerca, ma anche gli altri campi, è fondamentale avere un piano per il futuro: possiamo usare il PNRR come booster per la ricerca, ma è necessaria una pianificazione che permetta di rendere gli investimenti sostenibili nel tempo. Questo è un grande impegno per lo Stato, che, appunto, deve pianificare a lungo termine gli investimenti, tarandoli in modo da garantirne la sostenibilità».

Chiudo la telefonata con un senso di grande fiducia e speranza per il futuro, o meglio, per il presente che verrà. L’uomo, con la sua intelligenza, può costruire davvero infinite cose; penso che il Professor Metta ci abbia dato una chiave di lettura importante: la collaborazione, i rapporti umani, la pianificazione e lo sforzo comune, permetteranno di raggiungere gli obiettivi ambiziosi della scienza. Abbiamo la possibilità di rendere migliore il mondo e la tecnologia può aiutare, senza dubbio. Penso però, che sia importante ricordarci di «restare umani».

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