Orfeo ed Euridice: famoso mito greco che nasconde una verità mai svelata. Orfeo non perdona la morte per avergli portato via Euridice. Non riesce e nel tentativo prova rancore. È questo che lo porta a voltarsi.
di Sara Aiolfi
Orfeo ed Euridice: famoso mito greco che nasconde una verità mai svelata. Orfeo, dopo aver perso la sua Euridice, va nell’Ade dove gli concedono di riavere indietro la sua amata, a patto che non si volti a guardarla nel momento in cui la sta conducendo fuori da quel posto. Orfeo si dispera: «la mano che sto tenendo è quella della mia cara Euridice?». Il dubbio lo assale a tal punto che si volta ed ella scompare, ritornando nelle fauci dell’Ade. Il mito si fonda sull’assunto che Orfeo non perdona la morte per avergli portato via Euridice. Non riesce e nel tentativo prova rancore. È questo che lo porta a voltarsi.
Quanti oggi si trovano nella medesima situazione? O meglio, la domanda dovrebbe essere: quanti si trovano nella situazione di dover, con difficoltà, perdonare?
Orfeo e il perdono della morte
Eppure costantemente, ogni giorno, c’è qualcuno che ci prova. Nel suo piccolo, ognuno vuole imparare a perdonare, a non dover sempre rincorrere il passato. Quel passato che provoca solo dolore al pensiero di rimembrarlo.
Come Orfeo, il rancore che prova e il non accettare la perdita della sua amata, lo porta a catapultarsi nell’Ade per riaverla indietro. Ma il perdono, ahimè, porta con sé il dubbio: «Farò bene a fidarmi? Sarà la cosa giusta? Oppure è tutta una presa in giro?».
Perché, ricordiamoci, perdonare significa anche credere che l’altra persona sia meritevole di perdono. Se non altro, uno ci prova.
Pensiamo a una fantomatica situazione: c’è una coppia di ragazzi che si lascia, ognuno che incolpa l’altro di cose avvenute e che si sono legate al dito nel corso della relazione. Che cosa possiamo notare? Solo rancore, ecco cosa. Continui rimandi al passato e non invece alle cose belle avvenute.
Ma quindi è giusto provare a perdonare qualcuno? O è meglio rimanere nel risentimento per tutta la vita senza superare una volta per tutte quello scoglio, che verosimilmente potrebbe renderci la vita migliore e non irrimediabilmente legata a quella della persona odiata?
Orfeo ed Euridice: perdonare sé stessi
O meglio, dipende. Chi è davvero la persona per cui proviamo rancore? Se si fa una ricerca approfondita, è possibile notare anche un’altra cosa: scrivendo su google il verbo «perdonare», una delle prime ricerche che esce è «perdonare sé stessi». È possibile forse che la guerra che stiamo cercando di vincere non sia esterna nei confronti di un altra persona, ma verso noi stessi? Ci siamo mai chiesti se, magari, stiamo combattendo contro qualcosa che difatti non è combattibile? Siamo noi, ecco il fulcro di tutto il discorso.
Pensiamo a Orfeo, lui non perdona l’Ade perché ha portato via la sua amata, ma allo stesso tempo non perdona sé stesso. È lui che ha permesso la sua morte e non riesce a dormire la notte per questo.
Se non siamo noi a perdonare noi stessi, chi può farlo? Povero Orfeo, così innamorato e così rancoroso nei confronti sia della vita, sia della morte. Dobbiamo imparare a farci pace, solo in questo modo riusciremo a perdonare e forse a cogliere la bellezza delle cose passate. Se solo Orfeo non avesse voltato il capo per colmare il suo dubbio, forse questa lezione non giungerebbe a noi oggi in questa veste.