Expo Dubai 2022, tra guerra e padiglioni

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padiglione italiano ©️Italy Expo 2020
padiglione italiano ©️Italy Expo 2020

Expo Dubai 2022, dovevo consegnare l’artiocolo ma una spiacevole notizia me l’ha fatto passare di mente: la guerra è tornata in Europa…

di Oriana Gullone

È il 24 febbraio e sto riscrivendo l’articolo. L’avrei consegnato ieri sera. Una spiacevole notizia me l’ha fatto passare di mente. Solo Ucraina, ovunque. La guerra è tornata in Europa. La percezione dell’incontro al Padiglione Italia dell’Expo Dubai con l’entusiasmo dei volontari, con i loro occhi brillanti, fieri, curiosi, non è più la stessa. È stupido, egoista sentire la guerra solo quando si avvicina così tanto. Non è giusto e me ne vergogno. Ma è umano, credo. Ho ex colleghi a Kyev, amici ucraini in Italia che cercano di contattare famiglia e amici, che sperano in corridoi umanitari, che cercheranno di tornare a casa per arruolarsi e combattere.

La percezione delle cose belle cambia quando senti il mostro bussare alla porta. Era l’8 febbraio, e io non avevo ben capito cosa c’entrasse il Bullone con l’Expo a Dubai. Il Festival di Sanremo appena concluso ancora mi teneva dentro la sua bolla, bella e spensierata, ma anche poco presente alla realtà.

I ragazzi a Dubai avevano in mano le nostre copie, il giornale l’avevano letto davvero. Ho avuto un tuffo al cuore. Ci separano 6.306 chilometri. Loro stanno incontrando più di un milione di persone. E hanno letto Il Bullone, ce l’hanno in mano, e magari ne parleranno a qualche coetaneo dei padiglione Giappone, Finlandia o Singapore. Realizzarlo dà la tremarella. Connecting minds, creating the future è il titolo dell’Expo 2022. Connettere e creare fanno rima con sorridere e abbracciare. Ed è esattamente la sensazione che ci è rimasta addosso.  

È surreale scorrere adesso i video di ragazzi della nostra età, con tute militari e un fucile sotto braccio. Perché non possono avere una tuta bianca, un pass al collo e un Bullone sotto braccio anche loro? Perché la mia preoccupazione dev’essere scrivere altre 2.500 battute, mentre la loro è sparare più veloce di un coetaneo? Cos’abbiamo più di loro? Cos’hanno meno di noi? Le nostre menti potrebbero connettersi, il futuro potremmo crearlo insieme, esattamente come ci siamo promessi con i ragazzi del Padiglione Italia. E invece no. Perché? Per chi? 

Laura, una volontaria di Como, ci ha dato la chiave: dialogare è l’unica via per connettersi. Ascoltare l’altro, anche quando non ci si capisce. Trovare un terreno comune, andare oltre le barriere culturali e linguistiche. È un viaggio, dice la nostra Saji, stupendo, coraggioso e divertente, fatto insieme a chi, con te, vuole aprire le porte del futuro.

Paolo Glisenti, Commissario del Governo Italiano per l'EXPO Dubai
Paolo Glisenti, Commissario del Governo Italiano per l’EXPO Dubai

Expo Dubai, padiglioni e il bullone

L’Expo ospita padiglioni di 190 Paesi. Gli Emirati Arabi sono il primo Paese arabo ospitante: un Paese giovane che sperimenta più di ogni altro un futuro possibile, nell’architettura, nella digitalizzazione, nell’unione di culture. L’eccellenza portata qui da ogni Stato lega, unisce, crea rapporti umani nel nome della curiosità, della conoscenza, del dialogo. Orgoglio fa rima con dialogo. 

L’Italia inaspettata che Lorenzo e Laura ci portano a scoprire nel Padiglione Italia è fatta di realtà concreta, della sapienza antica dei nostri artigiani: mappe del ‘500, orologi atomici, alghe che producono ossigeno, lampade intelligenti, maioliche, aerei ipersonici, trivelle marziane, muri a secco, mosaici in vetro di Murano.

Il Teatro della Memoria, la struttura adornata di mosaici che circonda la copia del David di Michelangelo, ci ricorda, dice Lorenzo, che le radici del futuro sono ben piantate nella nostra storia. Una storia, aggiunge Chiara, che solo noi abbiamo addosso, ciascuna unica e diversa. Il futuro è nel coro di queste storie, che vivono una grazie all’altra, si influenzano, crescono, evolvono.

Mi ha emozionato vedere come titolo dell’incontro le nostre «prime» tre parole: «be, believe, live». Sotto il titolo del giornale, prima di «fare, pensare, far pensare», scrivevamo «essere, credere, vivere in un mondo migliore». Bob Pesenti, che ha creato quest’occasione, è l’esempio concreto di quanto ci crediamo ancora. Di quanto siano fondamentali gli incontri con persone a noi simili, come il commissario Paolo Glisenti, rappresentante delle istituzioni italiane all’Expo, e come Lorenzo, che coordina i volontari, che con le loro domande e risposte ci hanno ascoltati, accolti, messi alla prova.

Io non lo so come sia possibile che nello stesso Tempo in cui generazioni diverse, guidate solo dalla meraviglia, riescano a costruire l’idea di un futuro così luminosa, possano ancora esistere personaggi capaci di annientare brutalmente quell’idea con missili e carri armati. Non lo so quanto potere abbiamo per fermare la signora Guerra. Ma penso alla forza della mamma che l’altra notte, sotto le bombe di Kyev, ha regalato al mondo la bellezza della sua bambina. Al David, e ai cuori scolpiti nei suoi occhi. Alla fortuna di aver incontrato i ragazzi di Dubai e di aver visitato il nostro Padiglione, mano nella mano con un futuro che non voglio smettere di credere possibile.

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