Liberta e guerra, lo scrittore Roberto Piumini risponde alle domande del Bullone con delle poesie che sciolgono il cuore e l’anima.
Abbiamo chiesto allo scrittore e poeta, Roberto Piumini, un commento sulla libertà. Ci ha pensato un attimo e ha preferito rispondere alle domande del Bullone con tre brevi poesie. Una soluzione inedita che ci è piaciuta molto. Del resto Piumini è una garanzia di sensibilità e intelligenza. Ha pubblicato poesie, racconti e romanzi per bambini e ragazzi, come Le avventure del folletto Brambilla, C’era un bambino profumato di latte e Dei ed eroi dell’Olimpo, ma anche prose e raccolte di versi per adulti. Roberto Piumini ha anche vinto il Premio Andersen.
Ci sono sessanta guerra nel mondo. Soldati e civili morti, anche i bambini. Tanti bambini. Perché non impariamo a convivere civilmente?
Anche i bambini: questa è l’offesa
che rende più colpevoli di vivere
chi non muore con loro. Non soltanto
chi ha dato il segno orrendo, ha pronunciato,
con la sua lingua, gelido carbone,
l’ordine di battaglia, ma ciascuno,
che, in grado di intendere e volere,
si sia distratto, al mondo, sull’onore
che al mondo dà chi nasce. Anche i bambini:
vergogna degli umani e degli dei.
Come possiamo educare le generazioni a vivere insieme, a stare insieme, nonostante le differenze sociali, economiche e religiose?
Per quanto sta al poeta,
per quanto sente e sa, occorre dare
ai piccoli parole, come pane.
Non solo quelle secche e frettolose,
o quelle da attaccare, le etichette
delle cose del mondo. Occorre dare
le parole di senso e d’espressione,
quelle intime al corpo e al ricordo,
del colloquio giocoso e amoroso,
i nomi propri della pace, intendo.
Nel suo libro I colori della libertà, Brubru, un bambino che sta alla finestra e guarda i soldati in strada, si chiede: «Ma perché si combatte? Lei lo ha capito?»
Chiedete il perché ai professori
studiosi di pazzia e d’entropia.
Noi poeti stiamo esterrefatti
in fronte a Aprile, mese più crudele,
con i suoi fiori gialli appena esplosi
sotto i freschi cadaveri. Chiedetelo
a chi spulcia il passato: noi poeti
stiamo appostati nell’istante, attenti
all’eco dell’esistere, ai bisbigli
che madri nuove fanno ai nuovi figli.