Leggerezza non è essere superficiali, lo dice Italo Calvino

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Leggerezza; illustrazione di Giorgio Maria Romanelli
Leggerezza; illustrazione di Giorgio Maria Romanelli

il termine leggerezza in senso figurato, viene spesso definito come mancanza di controllo nel comportamento, indice di scarsa serietà e di frivolezza.

di Giovanni Ravasi

Quando l’oscurità sembra prendere il sopravvento sul nostro stato d’animo e il cuore si fa pesante come un macigno. La soluzione migliore per non rimanere oppressi è la leggerezza.

Leggerezza significa vivere le cose con ironia e trarre il meglio dal peggio, anche quando quest’ultimo sembra prevalere. Molto spesso, tuttavia, è difficile raggiungere da soli questo tipo di consapevolezza, ed è lì che entrano in gioco gli altri. È molto più semplice trovare questo tipo di sollievo, perché di fatto si tratta di questo, quando si è circondati da persone positive.

In tal senso la leggerezza è alla base dello stare insieme; perché di fatto la leggerezza ci avvicina all’altro, ci aiuta a sentirci parte di una comunità, a tessere il filo dell’empatia e della solidarietà. Ci porta ad uscire dall’indifferenza e ci permette di provare il piacere di sentirci connessi da relazioni anche sottili. Leggere ma non per questo meno profonde.

Leggerezza, non superficialità

Nella proprietà di «togliere i macigni che abbiamo sul cuore», la leggerezza è un contrario della superficialità. E’ una forma di naturale prevenzione contro il rancore, l’odio e ogni sentimento negativo che solitamente prende facilmente il sopravvento nella nostra testa. Italo Calvino, nel suo libro Lezioni Americane, scrive: «Prendete la vita con leggerezza, che leggerezza non è superficialità, ma planare sulle cose dall’alto, non avere macigni sul cuore». Questo concetto è alla base di una filosofia di vita che dovrebbe valere per tutti. Da una parte invita a vivere con leggerezza, ossia con la capacità di non dare peso all’inessenziale, ma di liberarsene riuscendo appunto a «planare sulle cose»; dall’altra dice che essere leggeri non significa essere superficiali. Bensì essere un passo avanti rispetto a chi rincorre l’eccesso e a chi si lascia trasportare in modo eccessivo da ciò che in realtà è accessorio, e non necessario.

Vedere le cose non con l’occhio della supponenza o del menefreghismo; ma con un comportamento naturale che ci permette di andare in profondità e allo stesso tempo di prendere le distanze dall’affanno del presente; è un ingrediente sublime del vivere bene con se stessi e con gli altri. Coloro che abbracciano questo stile di vita sono un toccasana per le persone di cui si circondano. Molto spesso hanno la capacità di trasportare anche gli altri in questa leggerezza, che quindi diventa come una cura contro la pesantezza della quotidianità.

Purtroppo il termine leggerezza, viene spesso definito come mancanza di controllo nel comportamento, indice di scarsa serietà e frivolezza. Quando si indica una persona come leggera, quindi, non le si fa di solito un complimento. Si vuole intendere che manca di spessore, che prende tutto troppo poco sul serio. Che non si controlla seguendo il proprio umore. Siamo immersi nella pesantezza di tutti i giorni, nello stress, nella rabbia, nell’insoddisfazione, nelle delusioni e nelle aspettative. Tutto ciò spesso ci fa dimenticare la natura della vita, il carpe diem, l’importanza che si deve dare alle cose. Tutto è un divenire, come diceva Eraclito, perciò transitorio. Mentre cerchiamo di nuotare nella corrente che è la quotidianità, ricordiamoci che, come scriveva Apuleio, «Per vivere, proprio come per nuotare, va meglio chi è privo di pesi, perché anche nella tempesta della vita umana le cose leggere servono a sostenere, quelle pesanti a far affondare».

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