Lara si è confrontata con suo nonno sulle scelte e gli obiettivi di due generazioni lontane, tra chi ha i capelli bianchi e chi no.
La B.Liver Lara si è confrontata con suo nonno Edoardo sulle scelte e gli obiettivi di due generazioni lontane. Da una parte chi ha i capelli bianchi ha sempre puntato alla solidità di uno stipendio fisso; di una casa di proprietà come successo nella vita. Dall’altra una giovane che programma soprattutto la sua crescita personale, la sua voglia di fare esperienza.
Lara: nonno parliamo del rapporto tra esperienza, progetto e sogno, cercando di guardare alle nostre due generazioni. Quando ne avevo parlato con le mie colleghe mi sono ricordata di quando ci siamo confrontati sulla casa da prendere al mare, ricordi? Eravamo al telefono e tu mi avevi chiesto cosa ne pensassi dell’idea di comprare una seconda a casa in Liguria o in Toscana. Io ti avevo risposto che era una bellissima cosa; ma allo stesso tempo, essendo abituati adesso a viaggiare con facilità, sarebbe stato quasi un obbligo andare sempre lì. Paolo, Giorgia ed io preferiamo piuttosto viaggiare in Paesi diversi. Parlando era nata l’idea di mettere dei soldi da parte per andare in viaggio tutti insieme. Invece per te avere una casa tua è una cosa bella. Ti fa sentire di avere qualcosa di tuo e prenderla per noi nipoti sarebbe stato proprio un dono, ti ricordi?
Nonno: Sì, Lara il problema è che c’è una differenza di fondo dal punto di vista pratico e mentale, tra te che hai 26 anni ed io che ne ho 84. I giovani oggi non sono assolutamente preoccupati se nel pomeriggio devono prendere un aereo per andare in un altro Paese; per persone anziane invece sì, a meno che si siano abituate per lavoro o altro. È una tipologia di comportamenti completamente diversa. Prendendo ad esempio, il discorso della casa, che per noi italiani è storicamente importante, la casa è la tana dell’animale; il posto sicuro in cui in qualsiasi momento si può approdare; un desiderio per il quale si è disposti a fare sacrifici e finanziamenti; poter dire «questa è casa mia», senti che hai fatto qualcosa che nessuno ti può togliere; questo ti porta la serenità di poter dire: «da qui non mi muove nessuno».
Lara: Vedi però, anche su questo forse vediamo le cose in maniera un pochino diversa. Sia io che il Paolo siamo in affitto ma viviamo questa cosa in maniera molto serena. L’idea di avere la libertà nel breve tempo di cambiare casa e traferirmi in un’altra città o in un altro Paese. L’unica cosa che mi dà la serenità di dire «ok. Vado a vivere da sola, ci provo, scelgo una casa qui e poi vedo dove andare»; nella consapevolezza che posso cambiare se lo desidero. In questo momento l’idea di farmi un finanziamento per avere una casa mia mi farebbe sentire in gabbia. Vedi Paolo ad esempio; dopo tutti gli anni di studio in due università tra le più importanti d’Europa, ha deciso di vivere delle esperienze; partire e non avere un lavoro fisso, una sua casa, ha scelto l’esperienza e non il possesso.
Nonno: Sai Lara, per me la casa è la realizzazione della proprietà. La casa è mia, anzi è nostra, mia e della nonna; l’amore della mia vita, è della mia famiglia, il luogo dove crescono i nostri figli. Lì c’è la poltroncina, quella rossa vicino al telefono, sulla quale io mi ricordo che la nonna si sedeva e allattava lo zio e la mamma; anche quando era da sola, era molto pudica lei, metteva un fazzoletto sul seno e attaccava il marmocchio che mangiava…
Lara: Vedi, questo è un ricordo bellissimo ed è legato alla casa. Io invece i ricordi più belli che ho sono legati a momenti che ho vissuto nei viaggi, esperienze con i miei amici, le mie amiche o anche con mio fratello. Ma perché secondo me, noi stiamo anche molto meno in casa; a volte ci passo così poco tempo. Magari torno tardi dopo gli allenamenti giusto per farmi la doccia e andare a letto, e quando torno che ne so, a cucinare, mi sembra di non conoscere bene la cucina. Forse questo è anche legato al fatto che abbiamo più facilità e velocità negli spostamenti, che voi. Io con il mio cellulare esco di casa e riesco ad andare ovunque in pochissimo tempo. Se devo essere a Bergamo alle quattro del pomeriggio, io posso lavorare fino alle tre e un quarto e in quaranta minuti sono lì.
Lara e il nonno sulla vita di coppia
Nonno: Sì, beh, di sicuro le cose sono cambiate; ma fidati che non sono tutti così come te. Tu sei un esempio raro come persona; un po’ come me, che ho fatto 35 lavori diversi nella mia vita e questo non era consuetudine nella mia generazione. Ai miei tempi tantissime persone entravano in un’azienda da giovani e ci uscivano quando andavano in pensione.
Lara: In effetti… va beh. Il tuo sogno da giovane?
Nonno: Io avevo soltanto un sogno: sposarmi con la nonna.
Lara: Proprio con la nonna (risata)? Come facevi a sapere che sarebbe stato proprio con la nonna?
Nonno: L’ho vista e ho detto «è lei». Sai, quando devi dire una cosa importante e quindi dici «giuro che», noi lo dicevamo. Il nostro amore era il nostro punto di riferimento. Ma è un discorso particolare: a ottant’anni è uguale a quando ne avevamo venti. Non dormo più nel nostro letto da quando è morta perché non voglio rovinare la forma che lei ha lasciato.Ai nostri tempi c’era un concetto di famiglia diverso da quello di ora. Adesso il matrimonio vi dà proprio l’idea di responsabilità che non volete avere. Quando la nonna era incinta dello zio mi ha detto che non avrebbe lavorato perché voleva fare la mamma, quindi ho triplicato il mio lavoro. Avevo la responsabilità di mantenere la nostra famiglia. Quando invece stai con un compagno, non ti senti obbligato a trovare una soluzione per entrambi, dici: «ok dai, a questo punto ne trovo un altro». Ai nostri tempi però il matrimonio era diventata una consuetudine a tal punto che, anche se non eri innamorato ti sposavi lo stesso perché andava fatto.
Lara: Ma infatti questo mi fa dire che se da un lato voi eravate molto più legati al concetto di famiglia e di matrimonio, al tempo stesso ne eravate quasi succubi; noi invece siamo molto più liberi. Ormai è sdoganata l’idea che una donna o un uomo possano vivere anche tutta la loro vita da soli, se è quello che vogliono. Comunque tu sei per il possesso o per l’esperienza?
Nonno: Io sono assolutamente per l’esperienza. Il possesso te lo crei solo tramite l’esperienza; e parlo di qualcosa che ottieni attraverso le tue forze, solo allora il possesso è reale. Anche nel lavoro è fondamentale vivere esperienze diverse. Vedi, un giorno ero in Piazza Santa Maria a Busto Arsizio, avevo 14 anni, aspettavo il pullman e ho pensato: non sono bello, non sono simpatico, non sono ricco, ho pure l’occhio sinistro storto e mi aspetta una vita per cui tra qualche anno mi dicono: «sposati con quella tusa lì e sarai contento». Io rifiuto quella vita lì, cosa posso fare? Non ho una lira in tasca, non ho nemmeno i soldi per pagare il pullman, quindi vado a casa a piedi. Devo inventarmi qualcosa. Posso contare solo sulla mia testa. Da lì ho lavorato per raggiungere i miei obiettivi, ho fatto tantissimi lavori diversi e ora sono felice.