La diversità, a causa dei sinonimi che la lingua italiana le attribuisce, è un concetto negativo nei confronti di chi viene considerato tale, quando in realtà non è affatto così.
Lorenzo si girò verso Greta, che stava prendendo appunti sulla lezione appena conclusa.
«Cosa stai scrivendo?», le chiese.
«Niente che ti interessi», rispose la ragazza con lo sguardo concentrato sul suo foglio.
«A cosa pensi? Sembri molto concentrata», insistette lui.
«Rifletto, attraverso le parole della professoressa, sul concetto di diversità».
«E la tua conclusione?»
«Non ne ho una, credo solo che i suoi sinonimi la rendano negativa».
«Cosa intendi?».
Greta sbuffò, poi riprese a parlare.
«Difformità, dissomiglianza, distinzione, disuguaglianza… sono tutti concetti che differenziano, in modo eccessivo, una persona dall’altra; tutto ciò solamente perché ognuno di noi ha un concetto diverso di normalità».
«Che cos’è per te la normalità?».
«La normalità per me è ciò che ognuno di noi considera abituale, giusto; solitamente si stabilisce attraverso sensazioni ed emozioni; attraverso il pensiero è raro che non si creino preconcetti», rispose Greta.
«Emozioni di che tipo?», chiese il compagno ormai curioso.
«Sia positive, come la felicità, che negative, come la paura», rispose la ragazza.
«Come fai a sapere che ciò che è giusto per te non sia dannoso per gli altri?».
«Credo che l’unica soluzione possa essere condizionare il meno possibile il modo di vivere degli altri».
«E se ciò che è giusto per sé stessi è limitato dalla libertà? Pensa alla religione islamica, ci sono molte proibizioni; ma se a qualcuno non andassero bene?», chiese Lorenzo.
«Anche nella religione cattolica ci sono, in ogni caso ognuno è libero di seguire il proprio cuore», commentò Greta.
Ci fu un momento di silenzio in cui Sofia, una ragazza che aveva seguito tutta la conversazione, prese una sedia e la posizionò vicino a loro.
«Cosa c’entrano gli altri con il proprio modo di vivere? Con il proprio modo di essere?», chiese.
«Pensate ad Alex», disse Greta indicando la ragazza dall’altra parte della stanza. «Quanto ci ha messo a fare coming out? Perché?».
«Ci ha messo anni perché aveva paura di essere giudicato», rispose Sofia.
«Aveva paura di essere giudicato, aveva paura di cosa gli altri pensassero di lui, quando in realtà dovrebbe pensare solo a stare bene con sé stesso, anche se la sua forma corporea non corrisponde a come si sente interiormente».
«State dicendo che Alex è…»,
«Transgender? Sì», lo interruppe Sofia.
«Si è nascosto da chiunque non reputasse degno della sua fiducia», rispose Greta.
«Da quasi tutti quindi», scherzò Lorenzo.
«Da molti sicuramente», disse seria Sofia.
La campanella suonò e la lezione ricominciò. I tre ragazzi continuarono a pensare a quanto fosse importante la propria opinione nelle vite degli altri, e decisero che alla fine, essere sé stessi era e sarebbe sempre stata la cosa più importante.

La diversità, a causa dei sinonimi che la lingua italiana le attribuisce, è un concetto negativo nei confronti di chi viene considerato tale, quando in realtà non è affatto così.
La diversità è il contrario della normalità, che è ciò che ognuno di noi reputa giusto, abituale; ma cos’è che ognuno di noi considera giusto? Perché le rispose sono così variabili?
La normalità, come la libertà, dipende chi si è e da chi si vuole essere, per questo è soggettiva.
Chi si è, chi si vuole essere, questo è l’importante; peccato che alcune persone non ne abbiamo il coraggio per paura del pensiero altrui.
Il nostro pensiero, per quanto distaccati si sia, è fondamentale nella vita altrui, che sia positivo e quindi di appoggio, o negativo, quindi di giudizio.
A volte si creano concetti negativi riguardo a qualsiasi cosa ci circonda, anche se si pensa di esserne divincolati, sono così tanti che è difficile liberarsene.
L’identità di genere, come l’orientamento sessuale, è un tema molto trattato oggi, e arriva anche alle orecchie dei più giovani, che si sentono in dovere di identificarsi.
Negli anni dello sviluppo si cerca in tutti i modi di essere qualcuno, simile o diverso dagli altri non importa, basta avere un’identità.
L’LGBTQIA+ negli ultimi anni ha accolto molti giovani che non sapevano come sentirsi, chi erano, chi volevano essere o diventare, aiutandoli e indirizzandoli verso nuovi orizzonti; per questo ho deciso di trattare l’argomento attraverso un dialogo tra adolescenti.