il lavoro permette il sostentamento, ma è anche un modo per essere parte integrante e attiva alla vita democratica della comunità.
Le persone con disabilità sono costrette ogni giorno ad affrontare innumerevoli difficoltà: problemi assistenziali; burocrazia complicata; barriere architettoniche; discriminazione sociale e abilismo. La Repubblica Italiana, come recita l’articolo 1 della Costituzione, è fondata sul lavoro. Ovviamente il lavoro permette il sostentamento; ma è anche un modo per essere parte integrante e attiva alla vita democratica della comunità. Avere un’occupazione aiuta un soggetto disabile a migliorarne l’autonomia, favorendo un progetto di vita indipendente.
Quindi, che cos’è il lavoro? È la realizzazione della propria dignità. La ricerca di un collocamento mirato non è facile e la pandemia hanno peggiorato la situazione. Molte persone disabili sono in grado di lavorare; un numero significativo di questi abbandona il lavoro per diversi motivi. Mancanza di informazione sui diritti del lavoratore disabile; scarsa informazione dell’azienda sulle normative in materia; incompatibilità della mansione svolta con la patologia e le esigenze fisiche. Secondo le regole attuali quando un soggetto sceglie questo percorso è prevista la riduzione dell’assegno mensile.
Accade spesso che il guadagno complessivo sia inferiore alla pensione percepita da disoccupato. Questa contraddizione è insensata e umiliante. Scoraggia ancora di più individui che desiderano realizzarsi a livello professionale. Alimenta il senso di disagio e inadeguatezza. Sarebbe indispensabile garantire maggiore supporto anche alle persone riconosciute inabili. Per le quali l’inserimento nel mercato del lavoro non è possibile. Ricordo che l’assegno per gli invalidi dal 75 al 99% è di 297 euro; per chi ha il 100% di 660 euro. Non tutti hanno la fortuna di poter contare su una famiglia in grado di sostenerli economicamente.
Lavoro e aiuti
Oltre all’affitto e le bollette, le spese da fronteggiare sono molteplici: farmaci; terapie; visite ed esami medici a volte lontani dal paese di residenza. Questi aiuti non sono adeguati al mantenimento di una persona non autosufficiente. Non abbandonare questi soggetti più bisognosi sarebbe un passo avanti. Servirebbe anche a ridurre le complicanze psicologiche.
Da anni tutti i partiti al governo inseriscono nei programmi promesse di miglioramenti. Il più delle volte non vengono mai realmente realizzati. La figura del caregiver è stata solo recentemente riconosciuta; non è ancora tutelata dal punto di vista previdenziale e retributivo. Sarebbe opportuno che regole e normative siano più chiare; per permettere a tutte le persone disabili che possono farlo, di essere davvero parte integrante del mondo del lavoro.
Dare più aiuto economico concreto a chi non ne ha la possibilità per una vita più decorosa e serena possibile. Le persone disabili non sono né un peso né una risorsa, ma lavoratori e lavoratrici come tutti gli altri. Perciò il lavoro è o dovrebbe essere uguaglianza. L’inclusione lavorativa è uno degli aspetti fondamentali sul quale si dovrebbe fondare il nuovo Paese che verrà.