Intervista Impossibile alla regina Elisabetta II

Autori:
Elisabetta II interpretata da Max Ramezzana
Elisabetta II interpretata da Max Ramezzana

Elisabetta II interpretata da Paola Calvetti: (Milano, 1955) giornalista e scrittrice, i suoi romanzi sono tradotti in Francia, Germania, Spagna, Albania, Giappone, Olanda, Stati Uniti. Del 2019 il saggio Elisabetta II. Ritratto di regina.

di Ada Andrea Baldovin

Non ha mai concesso interviste a nessuno. «Sarò la prima persona ad intervistare la Regina», penso mentre passeggio tra gli scoiattoli di St. James Park. Ed ecco, stagliarsi maestoso davanti a me Buckingham Palace. Mi aspettano a una delle entrate di servizio, dove vengo accolta da un signorotto «pettinato» che mi scorta all’interno di un piccolo cortile. Sono dentro. Salgo, accompagnata, dalle scale (di servizio), arrivo in un piccolo studio e, incredula, la vedo seduta lì, davanti a me. Come da protocollo aspetto che sia lei a porgermi la mano e mi inchino: «Your Majesty». Cerco di calmarmi. Si comincia.

Your Majesty, cos’è la monarchia?
«La monarchia per me si identifica solo con una parola: dutydovere”. Dovere e servizio, aggiungerei».

Lei non è nata destinata al trono, aveva solo 11 anni quando Suo zio Edoardo VII ha abdicato. Che cosa ha provato quando ha avuto la consapevolezza che tutto sarebbe cambiato?
«Ricordo che arrivò la tata, che vestì me e mia sorella Margaret con la vestaglietta per la sera, come faceva di solito, e ci disse: “Adesso, quando papà e mamma tornano a casa, dovrete far loro l’inchino perché vostro padre ora è il Re”. Mia sorella si girò verso di me e mi chiese: “Allora tu sarai regina?”, “Credo di sì”, le risposi».

Che rapporto aveva con suo padre?
«Lo adoravo e lui adorava noi. Ci chiamava sempre we four (noi quattro)».

Come fu perdere suo padre e diventare Regina nello stesso momento?
«Quando il sovrano muore, l’erede al trono diventa immediatamente Re o Regina, per questo la bandiera a Buckingham Palace non è mai completamente abbassata, ma a mezz’asta: c’è sempre un sovrano. Seppi della morte di mio padre quando ero in Kenya, fu Filippo a dirmelo. In quel momento divenni Regina, ma fu un dolore tremendo. Le racconto questo episodio: quel giorno il nostro segretario Parker ci persuase a vedere l’alba nella savana. Ci andammo. All’improvviso un corvo nero planò verso di me e, considerando la differenza di fuso orario tra il Kenya e l’Inghilterra, credo che mio padre sia morto in quel momento».

Logo Interviste Impossibili di Emanele Lamedica
Logo Interviste Impossibili di Emanele Lamedica

Ha paura che un giorno la monarchia inglese possa diventare marginale come il resto delle monarchie europee?
«Lascerò questa terra con tre eredi al trono: mio figlio, mio nipote e suo figlio. L’istituzione sarà in buone mani. Sono certa che mio figlio, che sarà un re anziano, saprà mantenere l’unità del Paese e vivere con armonia il lento assottigliamento dei Paesi del Commonwealth. Credo che la monarchia sopravvivrà almeno un altro secolo».

Che cosa si prova – è innegabile che sia così – ad essere un’icona pop?
«Mi ha sempre divertito molto e ho sempre assecondato questa cosa. Si ricorda nel 2012 quando ho fatto il video con l’agente 007, per le Olimpiadi? E recentemente l’incontro per un tè con l’orsetto Paddington? Ho fatto baronetti i Beatles nel ’69. Adoro il pop, sono inglese, ho senso dello humor».

Lei è nata prima della seconda guerra mondiale, il suo primo Primo Ministro è stato Winston Churcill, sta regnando da settant’anni. Che cosa ritiene di aver dato alla storia di questi anni?
«Sono una donna del 900. Sono sempre stata curiosa e rispettosa dei cambiamenti. Non ho mai voluto rivoluzionare, ma ho sempre accettato di fare delle riforme. Ho sempre cercato di comprendere il secolo che cambiava, sapevo che era giusto per il mio popolo e lo accettavo anche quando non capivo».

Lei è stata sposata per 73 anni. Come si porta avanti un matrimonio per così tanto tempo?
«Mi sono innamorata di Filippo quando avevo 13 anni, appena l’ho visto. Nel discorso che lui fece per i nostri sessant’anni di matrimonio, mi ringraziò pubblicamente per la mia tollerance, e io lo ringraziai invece per la sua pazienza, perché lui ha rinunciato a diventare ammiraglio per starmi accanto ed essere il principe consorte. Ognuno di noi ha fatto i suoi sacrifici».

Sente di aver precluso questa possibilità a sua sorella Margaret?
«Mi sento abbastanza colpevole, in quanto Regina, nei confronti di mia sorella, perché negli anni 50 non si poteva sposare un divorziato se non rinunciando ai titoli. Ho sempre vissuto un po’ con la colpa di aver privato mia sorella del suo grande amore».

Cosa ne pensa delle attuali compagne dei suoi figli e nipoti?
«Kate è perfetta e pronta per essere regina consorte».

Come si dice “ti amo”?
«I love you».

Lo ha detto spesso lei?
«Non abbastanza».

Elisabetta II interpretata da Max Ramezzana
Elisabetta II interpretata da Max Ramezzana

Una donna al potere in un mondo di uomini. Come ha vissuto questa situazione?
«Non mi sono mai posta questo problema. Io sono stata Regina e basta. Non ho mai vissuto complessi di inferiorità».

Ha mai avuto paura dell’assottigliamento tra la monarchia e il popolo?
«Mi sono adeguata e ho cercato di capire. Filippo in questo mi ha aiutata tantissimo a vincere il mio rigore. Sono stata tra le prime persone a capire internet, perché ho voluto che me lo spiegassero».

I simboli nel nuovo millennio si possono ancora salvare?
«Ho approvato e provato varie volte il mio funerale e credo che sarà esso stesso la dimostrazione del potere “carismatico” dei simboli e delle tradizioni del mio Paese».

Cosa si prova ad organizzare il proprio funerale?
«È tradizione della famiglia reale. Ho organizzato il mio funerale perché venga celebrato come un evento storico: voglio che il mio feretro parta dalla Scozia per ricordare alla Gran Bretagna la sua unità».

Ha paura di morire?
«No, perché rivedrò Filippo e tutta la mia famiglia. Torneremo ad essere we four. Magari incontrerò anche Churcill».

Si conclude così, dopo un ulteriore inchino, l’incontro con Her Majesty Queen Elisabeth II. Avrei avuto altre mille domande da fare alla persona più interessante del mondo, ma lei ha suonato il campanello e un valletto mi ha gentilmente invitata ad uscire. Il tempo per l’intervista si è concluso.

Ti è piaciuto ciò che hai letto?

Ricevi adesso l’ultimo numero del nostro mensile “Il Bullone”, uno spazio in cui i temi cardine della nostra società vengono trattati da un punto di vista “umano” e proposti come modello di ispirazione per un mondo migliore.

Ricevi ultimo Bullone
 
 
 
 

Diffondi questa storia

Iscriviti alla nostra newsletter

Newsletter (sidebar)
 
 
 
 

Potrebbe interessarti anche:

Torna in alto