Bullone e Mammoletta: dieci giorni insieme

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Noi ragazzi della Mammoletta, casa elbana della Fondazione Exodus, intraprendiamo un percorso di rimotivazione, mettendo in dubbio le nostre certezze e i valori

di Federico Theill e Mario Raggio

Dopo più di un anno di condivisione e collaborazione a distanza, finalmente siamo riusciti a incontrarci! Questi dieci giorni passati insieme sono stati un’opportunità per noi di confrontarci con una realtà per certi versi molto simile alla nostra. È stato un incontro tra amici, guardandoci negli occhi, sapevamo di esserci gli uni per gli altri e di condividere gli stessi ideali, e questo ha fatto sì che il confine tra noi che viviamo alla Mammoletta e chi è arrivato come ospite si assottigliasse fino quasi a scomparire.
Noi ragazzi della Mammoletta, casa elbana della Fondazione Exodus, intraprendiamo un percorso di rimotivazione, mettendo in dubbio le nostre certezze e i valori –se così possiamo chiamarli– che questa società ci insegna a rispettare. Con il Bullone condividiamo questa voglia di interrogare il mondo, di chiedere e chiederci cosa vogliamo cambiare e di urlare senza paura tutto ciò che non ci va a genio.

Da più di anno alcuni di noi scrivono regolarmente sul giornale pubblicando le nostre storie e le nostre opinioni riguardo ai temi più disparati. Questo incontro è stato possibile anche grazie a Educatori Senza Frontiere: un progetto di Exodus che si occupa di educazione itinerante in Italia e nei Paesi del terzo mondo. Come ogni estate con l’aiuto degli ESF alla Mammoletta vengono organizzati dei campus in cui i ragazzi ospiti hanno l’opportunità di vivere 10 giorni lontani dalle comodità e dai vizi, all’insegna del precariato e dello stare insieme comunitario. Il primo campus di quest’estate è stato speciale proprio per la presenza dei ragazzi del Bullone. In quei giorni abbiamo svolto attività di gioco e di riflessione che, insieme ai lavori di ordinaria amministrazione che caratterizzano il nostro vivere insieme, hanno contribuito a formare un gruppo solido e solidale. I momenti passati insieme ci hanno fatto superare l’imbarazzo di mostrare le nostre difficoltà e hanno creato un’atmosfera di amicizia in cui ci aiutavamo a vicenda, affinchè potessimo tutti vivere al massimo la stessa esperienza.

Bullone e Mammoletta insieme

Un’attività, in particolare, racchiude il significato profondo del nostro fare gruppo: dovevamo passare da un lato all’altro di una corda legata tra due alberi senza toccarla; la difficoltà stava nel fatto che ci tenevamo tutti per mano e che non potevamo mai lasciarci. Durante questa attività abbiamo pensato e agito come una sola entità e aiutandoci, vivendo le difficoltà l’uno dell’altro e donandoci per superarle, siamo riusciti a passare tutti dall’altro lato tra lo stupore generale e la gioia condivisa.

Ma la bellezza di quei giorni non stava solo nei momenti di laboratorio, ma anche e soprattuto nelle piccole vittorie del quotidiano: c’è chi durante questo campus ha superato la paura di nuotare e di parlare in pubblico, c’è chi ha imparato a rispettarsi e a prendersi cura dei propri spazi, c’è chi per la prima volta ha lasciato il suo nido, confrontandosi con le difficoltà e le opportunità di dormire in tenda, di cucinare per 30 persone, di curare un orto che qualcuno prima di te ha fatto nascere, provando la soddisfazione di mangiarne i frutti.
Il ricordo dei momenti passati insieme, delle serate in cui cantavamo, dei tuffi dalla barca, di una semplice colazione con gli occhi assonnati, ci fa ancora sorridere.
Vogliamo che questo incontro non sia stato la conclusione di un percorso durato un anno, ma solo la prima tappa di una vera amicizia.
Continueremo a combattere insieme la stessa lotta, a condividere le vittorie e a imparare dalle sconfitte.
Vi abbiamo promesso una settimana in barca a vela in baffo alle difficoltà e rinnoviamo questo invito.
Vi ringraziamo e vi aspettiamo,
I ragazzi della Mammoletta.

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