La storia di Aurora: come sono uscita dal buio per rivedere le stelle

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Aurora racconta gli sgambetti del destino e della malattia, e di come è uscita dal buio per rivedere le stelle.
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Aurora Protopapa interpretata da Chiara Bosna
Per la B.Liver Story di questo mese, Aurora racconta gli sgambetti del destino e della malattia, e di come è uscita dal buio per rivedere le stelle.

di Aurora Protopapa

Avrei voluto iniziare questa storia raccontandovi tante cose belle che vengono prima della malattia ma ahimè non credo di potervi accontentare, o meglio potrei raccontarvi qualcosa ma avendo avuto un’amnesia posso solo descrivere episodi o situazioni che per quanto possano essere esilaranti mi sono state raccontate anche a me, descritte anche a me da terzi.

Come si può intuire ricordo metà della mia vita, la mia infanzia si è come polverizzata, il buio più totale quindi non c’è un prima e un dopo, una persona prima della malattia e dopo, però vi posso dire a modo mio come ho vissuto e come vivo questa sfida chiamata vita.

“vi posso dire a modo mio come ho vissuto e come vivo questa sfida chiamata vita.”

Aurora, B.Liver
E il cuore mio ha le fitte
rimbalza come un flipper.
Illustrazione di Aurora Protopapa

Sono Aurora, ho la bellezza di 24 anni e il destino mi ha fatto un po’ di sgambetti, ma mi verrebbe da dire a chi non sono stati fatti.

Sto combattendo contro una depressione che mi ha messo in ginocchio per dieci anni, facendomi sentire sempre così diversa, sono sopravvissuta ad un frontale in macchina che mi ha portato a cambiare radicalmente il mio modo di vedere il mondo; da quella macchina ne sono uscita viva, mi è stata data un’altra opportunità e non la voglio sprecare dietro ai ‘se non fossi uscita’ e il ‘ma se non fosse andata così’.

Dopo l’incidente ho anche scoperto di convivere con un mostriciattolo dentro la mia testa che fa compagnia alla depressione, l’ho voluto chiamare mostriciattolo perchè dire il nome della malattia rara endocrina di cui soffro mi sembrava troppo formale, gli darei troppo importanza, quesa malattia c’è e già la sua presenza non ha bisogno di ulteriori tappeti rossi.

A volte questi ostacoli, questi sgambetti sono stati fin da subito ben visibili, arrivati come un fulmine a ciel sereno. Ti mettono in ginocchio, ti distruggono sul colpo come in un videogioco quando l’avversario sferra il primo colpo e ti lascia quasi al tappeto.

Altre volte questi sgambetti sono invisibili, vengono fuori molto tardi, ma nel mentre non sono stai fermi, anzi ti hanno distrutto dentro, tanto da non capire cosa possa esserci di sbagliato in te.

Sono convinta però che la vita o chi per lei non ci dà nulla che non sappiamo affrontare, per quanto a volte ci sembra impossibile rialzarci, superare tutto, per il semplice fatto che siamo consapevoli che non sarà l’ultimo sgambetto che ci verrà fatto.

“la vita o chi per lei non ci dà nulla che non sappiamo affrontare”

Aurora, B.Liver

Questa consapevolezza non è arrivata subito, non c’è sempre stata, anche io sono umana d’altronde, però credo che si arriva ad un certo punto del nostro percorso che o si reagisce e si continua a sfidare il destino, oppure si molla e di conseguenza si perde la linfa vitale che a tutt* ci viene data nel nostro starter kit della nascita.

Mi sono immaginata di essere una pallina di un flipper, sempre sballottolata a destra e a sinistra senza sapere quando finisce la partita e soprattutto come finisce.

Ed è forse proprio questo il bello della vita, il fatto che sei tu a dover spingere quella pallina per non perdere, per non perderti, consapevole che non sempre sarà una sfida facile, anzi.

“Ed è forse proprio questo il bello della vita, il fatto che sei tu a dover spingere quella pallina per non perdere, per non perderti, consapevole che non sempre sarà una sfida facile, anzi.”

Aurora, B.Liver

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