Ricominciamo a parlare. I ragazzi del Bullone spiegano i nuovi termini che nascono da esperienze di vita generando riflessioni, proposte, azioni. Ragazzi, dobbiamo arricchire il nostro vocabolario adattandolo ai tempi. In questo articolo Edoardo Hensemberger, B.Liver, parla di vulnerabilità. Scopri tutte le sette parole sul Bullone 71!
Una parola che sembra semplice, ma mi rendo sempre più conto che è la chiave di molti aspetti della vita.
Cosa vuol dire essere vulnerabili? Ho passato quasi tutta la vita cercando di stare il più possibile lontano da ciò che questa parola comporta, soltanto per ritrovarmi a non aver capito molto della vita stessa.
Ho scelto, ho cercato e ho lavorato per non dovermi mai ritrovare in una posizione di debolezza davanti a nessuno; ho sempre fatto i conti con le cose, cercando il più possibile di affrontarle direttamente senza mentire a me stesso e agli altri per essere sicuro di essere intoccabile agli occhi di chiunque volesse guardarmi, per avere sempre una risposta pronta, per non dover mai chiedere aiuto e per poter dire di aver fatto tutto da solo sempre. Ma tutto cosa?
Ho scritto la parola «debolezza» qualche riga fa, perché per me essere vulnerabili significa essere deboli. E io non ho mai tollerato la debolezza, perché in questo mondo essere deboli non serve assolutamente a niente, zip, nada. Giusto no? No cazzo, non giusto. Ma che fatica capirlo, e quanta strada da fare per essere capaci di metterlo in atto!
Vulnerabilità e debolezza possono sicuramente essere sinonimi sotto certi aspetti, ma oggi tra le due parole vedo una differenza abissale. Essere deboli significa non avere il coraggio di essere vulnerabili, non avere il coraggio di riconoscere le proprie fragilità e non avere il coraggio di aprirsi al mondo per come si è.
“Essere deboli significa non avere il coraggio di essere vulnerabili, non avere il coraggio di riconoscere le proprie fragilità e non avere il coraggio di aprirsi al mondo per come si è.”
Edoardo Hensemberger
Ho passato una vita a costruire un muro intorno alla mia persona per poi non capire perché fossi da solo all’interno del muro, e oggi, che sono almeno arrivato a capire di essere circondato da mattoni, mi rendo conto di quanto sia difficile tirarli giù uno per uno e «rovinare» il lavoro di una vita. Spesso tolgo un mattone, e senza che neanche me ne accorga lo ritrovo lì, al suo posto, a tappare il buco che sto disperatamente cercando di aprire, per guardare fuori, per invitare qualcuno a buttare giù questo muro con me.
Vulnerabilità non è solo una parola, e non basta dirla per applicarla. Essere vulnerabili richiede coraggio, passione, forza, amore e umanità.
“Essere vulnerabili richiede coraggio, passione, forza, amore e umanità.”
Edoardo Hensemberger
Vulnerabilità è un fiore che cresce tra il cemento di una strada; è un bruco che si prepara a morire per rinascere farfalla; è la luna che si presenta tutte le notti ma è solo quando si lascia illuminare dal sole che possiamo ammirarla e innamorarci di lei; è una stella che quando muore viaggia per milioni di anni solo perché qualcuno qui possa esprimere un desiderio; è un ragazzo che ha il coraggio di piangere; è chiedere scusa guardando negli occhi, e non i propri piedi; è saper chiedere aiuto quando proprio non si vorrebbe, ed è aprire il proprio cuore col rischio che possa spezzarsi, e poi farlo ancora, e ancora e ancora.

Avere il coraggio di essere vulnerabili, il coraggio di credere in qualcosa, di credere in qualcuno e soprattutto di credere in sé stessi; il coraggio di conoscersi e di farsi conoscere, il coraggio di rischiare e fare un passo in più, e anche quello di sapersi fermare quando un passo in più potrebbe rovinare tutto.
Vulnerabile: «Che può essere ferito», dice la Treccani. Vulnerabile: «Che ha il coraggio di vivere la vita in tutte le sue forme e in tutti i suoi momenti», dico io, da oggi.
Vulnerabile: «Che può essere ferito», dice la Treccani. Vulnerabile: «Che ha il coraggio di vivere la vita in tutte le sue forme e in tutti i suoi momenti», dico io, da oggi.
Edoardo Hensemberger